di Mauro Gargaglione
In tanti paesoni di quello che era il nord ricco e produttivo c’è il deserto nelle sere di bella stagione. Parlo di tante cittadine del varesotto, dell’alto milanese, della Val d’Ossola.
Anni fa c’erano crocchi di studenti fuori da bar e gelaterie, impennate in motorino di testosteronici liceali e ragazzine che facevano finta di non guardare. Ora appena fa buio sembra che ci sia il coprifuoco.
Ma chi erano quei ragazzi (di cui anche io facevo parte)? Erano i figli dei commercianti, dei professionisti, quelli col babbo con la fabbrichetta, dei dirigenti d’impresa, i figli della borghesia e del ceto medio. Quello che lo Stato ha distrutto.
Nelle aree industriali di quei paesotti crescono le erbacce, i bar non ci sono più sostituiti dai kebabbari o dai “tutto a un euro”.
I ragazzini hanno PAURA e si incontrano nelle case private con mamma o papà che li vanno a prendere in auto, c’è in giro brutta gente alla sera.
Sapete che è successo? Finiti i soldi e finito il lavoro, ora c’è MISERIA. I soldi che derivano dal lavoro sono come l’acqua per il giardino. Smetti di innaffiarlo e dopo poco non lo riconosci più, strangolato dalle erbacce. I soldi sono importanti, sono civiltà. In Svizzera sono civili perché sono ricchi mica perché leggono tanta letteratura. Ma essendo ricchi leggono più di noi.
Lo Stato ha distrutto i soldi e di conseguenza ha distrutto il lavoro. Ma per Bergoglio e la imperante cultura cattocollettivista malata, è l’amore per i soldi che crea disastri.
Invece l’odio per la ricchezza crea muri sbrecciati, marciapiedi sbriciolati, portoni scarabocchiati e paesi deserti.