Canarie: paradiso e inferno per i sub
di Magda Altman
Per i sub in cerca di fondali spettacolari ed emozioni indimenticabili, quella delle Canarie rimane una della mete più privilegiate.
Ma è proprio alle Canarie dove, secondo gli ultimi dati dell’Asociación Extra Sub, è stato registrato il maggior numero di sub deceduti durante un’immersione rispetto a tutte le regioni spagnole.
Dall’inizio del 2016 si contano in tutta la Spagna già 24 decessi, una cifra che supera le morti avvenute durante tutto il 2015, 4 dei quali alle Canarie.
Una media di 3 sub deceduti al mese è un numero eccessivo e nel caso specifico delle Canarie gli incidenti mortali risulterebbero inspiegabili considerato che le zone ad alto rischio per le immersioni in tutto l’arcipelago sono veramente poche.
La qualità delle acque canarie è universalmente nota per la limpidezza e la temperatura; numerose le scuole e i centri diving cui affidarsi nonché i punti di immersione consigliati.
Alla base dei decessi vi sarebbe quindi la fatale mancanza di rispetto delle norme di sicurezza.
Sub che si immergono in solitaria (attività vietata dalle norme di sicurezza), che non rispettano i tempi di decompressione, che sfidano cattive condizioni del mare, sono le situazioni più ricorrenti, insieme a sub che dopo anni di inattività e quindi in non perfetta forma fisica, approfittano di una vacanza per riprendere le immersioni senza verificare di possedere l’effettiva capacità fisica per affrontarle.
Ancora una volta quindi il tema del mare e dei suoi potenziali rischi entra nella cronaca nera dell’arcipelago canario, nonostante tutti gli avvertimenti del caso riguardo il rispetto delle basilari norme di sicurezza.
Norme che un sub, ancor più che un bagnante, dovrebbe conoscere perfettamente prima di affrontare il mare ma che, evidentemente, sottovaluta spesso per eccesso di fiducia nelle proprie capacità.
Con il mare non si scherza.