Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate…
di Giorgia Giò Barbarossa
“Eravamo ragazzi e ci dicevano: “Studiate, sennò non sarete nessuno nella vita.”
Studiammo. Dopo aver studiato ci dissero: “Ma non lo sapete che la laurea non serve a niente? Avreste fatto meglio ad imparare un mestiere!”. Lo imparammo. Dopo averlo imparato ci dissero: “Che peccato però, tutto quello studio per finire a fare un mestiere?”. Ci convinsero e lasciammo perdere. Quando lasciammo perdere… rimanemmo senza un centesimo.
Ricominciammo a sperare, disperati. Prima eravamo troppo giovani e senza esperienza. Dopo pochissimo tempo eravamo già troppo grandi, con troppa esperienza e troppi titoli. Finalmente trovammo un lavoro, a contratto, ferie non pagate, zero malattie, zero tredicesime, zero Tfr, zero sindacati, zero diritti. Lottammo per difendere quel non lavoro. Non facemmo figli- per senso di responsabilità- e crescemmo. Così ci dissero, dall’alto dei loro lavori trovati facilmente negli anni ’60, con uno straccio di diploma o la licenza media, quando si vinceva facile davvero: “Siete dei bamboccioni, non volete crescere e mettere su famiglia.”
E intanto pagavamo le loro pensioni, mentre dicevamo addio alle nostre. Ci riproducemmo e ci dissero: “Ma come, senza una sicurezza né un lavoro con un contratto sicuro fate i figli? Siete degli irresponsabili”.
A quel punto non potevamo mica ucciderli. Così emigrammo. Andammo altrove, alla ricerca di un angolo sicuro nel mondo, lo trovammo e ci sentimmo bene, ci sentimmo finalmente a casa. Ma un giorno, quando meno ce lo aspettavamo, il “sistema Italia” fallì e si ritrovarono tutti col culo per terra. Allora ci dissero: “Ma perché non avete fatto nulla per impedirlo?”.
A quel punto non potemmo non rispondere: “Andatevene affanculo!”.