di Ilaria Vitali
Giro di vite in materia di regolamentazione sull’utilizzo dei droni civili da parte dell’Unione Europea, che intende inasprire le norme in materia di sicurezza aerea a fronte della crescente diffusione dei modellini a controllo remoto.
Alla luce di reali minacce terroristiche e cyber attacchi, Bruxelles ha presentato una proposta complessiva per regolamentare non solo l’utilizzo dei droni civili ma anche la privacy e la protezione dei dati, spesso violati dalle piccole telecamere in dotazione sui velivoli.
In particolare i droni che pesano meno di 150 kg (?) sono attualmente oggetto di diverse legislazioni nazionali e a tal proposito una delle richieste dei deputati parlamentari è quella di istituire un programma europeo di sicurezza aerea univoco che includa, tra le varie cose, quali sono i limiti di altitudine o quali sono le zone definite “critiche” dove l’accesso dei droni non è consentito, come ad esempio un aeroporto o una centrale nucleare.
Necessario inoltre, secondo Bruxelles, definire i procedimenti necessari per il registro obbligatorio dei droni con la specifica della marca e del loro codice di identificazione, almeno per quelli che superano i 250 grammi.
In Spagna esiste già una precisa regolamentazione riguardo i droni ad uso civile e ricreativo.
L’AESA (Agencia Estatal de Seguridad Aérea) ha registrato 1736 droni sotto i 25 kg di peso, dato aggiornato al mese di ottobre, e un totale complessivo di 2600 droni a controllo remoto, dei quali il 70% sono prodotti del maggior fabbricante a livello mondiale DJI, con sede in Cina.
Secondo le norme spagnole, non è consentito far volare un drone nello spazio aereo controllato, né tantomeno sorvolare città o folle di persone; i droni possono volare a distanza di almeno 8 km da un aeroporto, sempre in condizioni meteorologiche favorevoli e a distanze non superiori ai 120 metri dal pilota in remoto, che deve poter individuare il drone a vista.