di Avvocato Civita Masone
Pur essendo trascorso già un anno dalla pubblicazione della Sentenza TS, l’argomento è sicuramente di grande interesse, considerata anche la nuova sentenza sulla “clausula suelo”.
Nell’occuparsi delle norme riguardanti i Prestiti Rapidi e le Carte di Credito, finalmente la sentenza del Tribunale Supremo del 15/01/2016 apre uno spiraglio sull’applicazione dei tassi di interessi nel mercato del microcredito, che sicuramente inciderà su molti contratti stipulati da Entità Finanziarie.
La sentenza scaturisce da un ricorso proposto da un cittadino, che era stato condannato in appello a pagare un importo elevatissimo che addirittura superava l’ammontare del prestito.
La Legge in vigore non specifica quali sono le quantità concrete in ordine alle quali si possa qualificare come usura la percentuale dell’interesse che si applica ad un prestito, però esiste una normativa del 1908 sulla repressione dell’usura secondo la quale i contratti di prestito che superano notevolmente l’interesse medio del mercato debbono essere considerati nulli.
La Corte Suprema, proprio sulla base della normativa del 1908, riconosce e stabilisce per la prima volta che la percentuale dell’interesse richiesto per un prestito è abusiva quando supera il doppio di quella prevista dal mercato, trattandosi quindi di una pratica che potrebbe essere considerata usura.
Molti dei contratti stipulati dalle Entità Finanziarie soprattutto per piccoli prestiti potrebbero essere dichiarati nulli proprio in applicazione di questa sentenza, e questa potrebbe incidere anche nel settore bancario.
Su parte delle carte di credito si applica un interesse del 20% del Tasso Annuale Equivalente (TAE), quando al momento quello che si applica nel mercato oscilla intorno ad un 10%, e se consideriamo anche le commissioni applicate per gli scoperti nei conti correnti, che vengono penalizzati con l’applicazione di un interesse che oscilla dai 20 ai 30 euro anche solo per essersi verificato lo scoperto per pochi giorni, con un TAE quindi astronomico.
A fronte di questa novità dettata dalla giurisprudenza, sarebbe opportuno che ci fosse una normativa più specifica visto che non si possono considerare alla stessa stregua prestiti di importi elevati a lunga durata, mesi o anni, con piccoli prestiti a breve termine.
E comunque si può già far valere giudizialmente la disapplicazione dell’interesse abusivo.