di Ilaria Vitali.
Il terribile crollo avvenuto a Los Cristianos il 14 aprile del 2016 che provocò la morte di 7 persone, è stato a lungo oggetto di indagini e accurate ricerche al fine di identificare cosa esattamente, quel maledetto giorno, causò la tragedia.
Fin dai primi momenti circolarono voci su possibili problemi strutturali dell’edificio e su presunte responsabilità per mancati controlli da parte di chi di dovere, ma è a poco meno di un anno di distanza dalla drammatica sciagura che viene comunicato l’esito di una prima perizia, incaricata dai servizi tecnici dell’Ayuntamiento di Arona.
Il fattore che risulta essere responsabile della tragedia, secondo il rapporto ufficiale ratificato in data 1° febbraio 2017 da parte di Sofía Elena Valdivia, responsabile delle investigazioni del caso, è da imputare ai lavori realizzati tra il 2001 e il 2002 dalla banca Banesto all’interno dell’edificio.
La Banesto, come si evince dallo studio realizzato, avrebbe eliminato diverse pareti perimetrali nella parte bassa dell’edificio sostituendole con finestre e diverse all’interno per creare zone più ampie.
Nel 2004, in seguito alla comparsa di numerose crepe, i proprietari dell’abitazione commissionarono uno studio alla stessa Valdivia, ora responsabile della perizia post crollo, e che in quell’occasione non ebbe modo di accedere all’interno dei locali perché Banesto le negò l’autorizzazione.
La professionista eseguì pertanto una perizia dall’esterno, nella quale evidenziò che la causa delle crepe era da imputarsi ai recenti lavori svolti per l’eliminazione delle pareti portanti nella parte bassa dell’edificio e che la qualità del calcestruzzo utilizzato lasciava a desiderare.
I fatti inquietanti che emergono solo ora
Nella vicenda sono emersi inquietanti eventi che si sono svolti prima di quel maledetto 14 aprile, tra i quali quello che Banesto, di fronte alla perizia sulle crepe, non solo si limitò a coprirle superficialmente, senza indagare sulle cause, ma anche che incredibilmente, poco dopo, decise di abbandonare quegli stessi locali per stabilirsi in altra sede nei paraggi.
Curioso, vero?
I locali del piano basso dell’edificio di Los Cristianos rimasero così abbandonati per circa 12 anni, fino a quando nel 2016 un nuovo proprietario vi si installò per aprire una profumeria, non prima di aver eseguito alcuni lavori nella struttura; la profumeria non vide mai in realtà la luce, perché l’edificio crollò a lavori in corso.
L’esperto incaricato dall’Ayuntamiento di Arona indica che l’impatto di quest’ultimo lavoro non fu tale da mettere a rischio una struttura che invece, a causa dei precedenti lavori eseguiti da Banesto, risultava semmai già indebolita nella sua integrità e per materiali non idonei.
La simulazione relativa al momento del crollo dell’edificio evidenzia che a cedere per primo sarebbe stato il pilastro 3-B, che faceva parte della porzione appartenuta a Banesto.
Ulteriore elemento fino ad ora rimasto nascosto, sarebbe stata la presenza di una cassaforte nel locale dal peso considerevole di oltre una tonnellata.
In breve la prima perizia punta il dito su un insieme di cause: la ristrutturazione compiuta dalla Banesto, la cattiva qualità dei materiali quali calcestruzzo e ganci di struttura e le successive opere da parte della profumeria.
Ma a pesare sulla bilancia delle cause, a detta degli esperti, è stato il lavoro svolto dalla banca.
I tempi dell’indagine
L’indagine complessiva avanza a lunghe falcate, tanto che si prevede che nel corso di questo stesso anno saranno determinati i reati commessi e individuati i diretti responsabili; questi ultimi, secondo la legge, saranno tenuti al rispetto degli obblighi penali e civili imposti, tra i quali il risarcimento delle famiglie delle vittime del crollo.
In questa particolare fase dell’indagine, alla luce dei risultati della perizia, il punto è di capire chi decise in Banesto i lavori di eliminazione dei pilastri portanti e chi ne detenne la responsabilità tecnica; sono previsti interrogatori a dipendenti della banca di quegli anni, così come al direttore della filiale all’epoca ma gli ostacoli che si prospettano non sono indifferenti.
Come quello che riguarda il fatto che la Banesto, come banca, si estinse nel mag
gio del 2013, dopo essere stata assorbita dal Banco Santander che dimostra già, secondo gli avvocati, un atteggiamento sfuggente in merito alla questione.
Dall’altra parte la comunità dei proprietari, i padroni del terreno su cui sorgeva l’edificio crollato, è in attesa di raccogliere i risarcimenti previsti dall’assicurazione, con la quale comunque è in corso una diatriba, prima di decidere se costituirsi in cooperativa e costruire un nuovo stabile.
Crepe, cattivo calcestruzzo, superficialità, dimenticanza, rimpalli di responsabilità, eventi tenuti nascosti, cavilli di polizze assicurative…quel che è certo e innegabile è che quel 14 aprile 2016 alle 9.31 del mattino la vita di molte persone si spezzò e quelle di molte altre cambiò per sempre.
Occorsero 3 giorni di scavi ininterrotti tra le macerie per salvare il salvabile e ricomporre i corpi dei 3 spagnoli, 2 italiani, 1 marocchino e 1 finlandese rimasti sotto ad una montagna di cemento e calcinacci.
Una tragedia che, fa male a dirlo, poteva essere evitata.