Secondo uno studio recente che ha tenuto conto dei dati di 78 paesi in tutto il mondo, il Parlamento meno democratico in assoluto e che mostra la maggior sproporzione nella rappresentanza dei votanti, è quello canario, seguito da quello della Tanzania.
Addirittura la sproporzione in paesi come Zambia e Gambia è di circa la metà rispetto a quella che si verifica nell’Arcipelago.
Nel corso delle ultime elezioni regionali il partito politico più votato è risultato al secondo posto in numero di posti in parlamento; il secondo partito più votato è stato al terzo mentre il terzo più votato ha preso il maggior numeri di posti.
In buona sostanza la legge elettorale canaria ha reso vincitrice la Coalición Canaria (CC) a dispetto del fatto che la popolazione l’abbia collocata al terzo posto; in un sistema completamente proporzionale, la CC avrebbe avuto bisogno di 112.710 voti in più affinché il 30% dei seggi corrispondesse al 30% dei votanti.
In realtà la Coalición Canaria con il 17,9% dei voti pari a 166.979 preferenze, ha acquisito il 30% della rappresentanza con 18 posti.
Vi è qualcosa di decisamente contraddittorio nella legislazione elettorale canaria che è insito in una metodica che parrebbe agire secondo assoluta arbitrarietà.
Se si analizza il risultato delle ultime elezioni, è possibile vedere come un partito politico che ha avuto 5.090 voti, ha ottenuto 3 posti in Parlamento, mentre un altro che ne ha registrati 54.375, non ha avuto possibilità di accedervi.
Nella circoscrizione di Gran Canaria un partito che ha ottenuto 24.392 voti, ha avuto diritto ad un posto ma un altro che ne ha ottenuti di più, come 24.424, si è ritrovato senza.
Il record in quanto a sproporzione lo detiene Lanzarote, quando nel 1999 un partito ottenne ben 4 posti in Parlamento con 10.424 voti mentre il partito che ne ottenne 10.314 non ebbe alcun posto.
Il disprezzo della rappresentanza proporzionale è onnipresente: La Palma, con 82.346 abitanti, ha 8 posti in Parlamento e Fuerteventura, che di abitanti fa 107.367, detiene 7 posti.
Una contraddizione a tutti gli effetti che evidenzia come chi ha più rappresentanza in Parlamento, è la provincia che ha meno abitanti.
In pratica si sovrarappresentano le isole minori con il pretesto di superare eventuali svantaggi sociali; sarebbe un po’ come assegnare la metà dei posti al Congresso dei Deputati all’Andalucía, che detiene il 18% della popolazione della Spagna.
Le comunità autonome stabiliscono delle barriere elettorali per accedere ai parlamenti del 3% dei voti o de 5%. L’Arcipelago delle Canarie, l’unica comunità autonoma con due barriere, pretende di superare una delle due per accedere alla Camera Regionale.
La barriera del 6% regionale è la più alta di Spagna e quella del 30% insulare lo è del mondo.
In particolare quella del 30% è così alta come barriera che nel 2015 non venne superata ne da PP, né da PSOE, tantomeno da Podemos, bensì venne raggiunta da CC a El Hierro e da ASG a La Gomera.
Questa barriera di fatto obbliga le formazioni insulari a integrarsi con la Coalición Canaria se vogliono avere una rappresentanza.
La particolare situazione di sperequazione, unitamente alla perdita di posizioni nella classifica relativa allo sviluppo delle risorse umane in termini di impiego, fanno dell’Arcipelago delle Canarie la regione leader di disuguaglianza e disoccupazione all’interno dell’Unione Europea, laddove è stato dimostrato che i sistemi elettorali più proporzionali convivono con meno disuguaglianza e maggiori diritti sociali.
di Giandomenico Mucci