Andiamo a conoscere i proprietari di Grano, la nuova panetteria-caffetteria inaugurata il 1° Giugno.
Rossano Ritrecina (41), Alessandro Del Moro (30) e Cesare Pompei (36) sono tre amici che stanno realizzando un sogno in comune. La storia inizia a Sant’Egidio alla Vibrata, paesino della provincia di Teramo. Lì si conoscono fin da ragazzini, quando erano compagni inseparabili di giochi e di vita. Si sono poi ritrovati adulti al circolo ricreativo, dove li ha avvicinati la passione per il calcio e per lo sport in generale. Quello che li unisce è un rapporto di amicizia fraterna.
Qual è la sinergia che vi ha permesso di intraprendere insieme un percorso lavorativo?
Rossano: Iniziamo a parlare di Cesare, che ora è in Italia e ritornerà tra poco a Tenerife. Lui è l’anima commerciale nonché il nostro front-man. È sempre stato nel ramo turistico, ha viaggiato molto sia in Italia che all’estero, e conosceva Tenerife più di noi. Nel 2010 infatti ha lavorato per l’Hotel Jacaranda di Costa Adeje come encargado e capo animazione. In Italia è presente in parecchie strutture e ha decine di persone alle sue dipendenze, è il responsabile delle risorse umane e direttore degli eventi.
Alessandro: Io vengo da tutt’altro ambito, ero capo reparto di un’industria tessile ed ho sempre avuto lo spirito del problem solver. Avevo un contratto fisso da dieci anni e un normale stipendio da quadro, ma negli ultimi tempi non mi riconoscevo più in quello che facevo, a causa di uno stile di vita davvero stressante: la responsabilità era tanta e in cambio non avevo abbastanza. Mi sono licenziato e ho lasciato tutto, per imbarcarmi in un’avventura che alla mia età posso ancora permettermi. Io penso che se lo vuoi fare, lo puoi fare: l’esperienza che ne uscirà sarà positiva. Ora sono il jolly tuttofare dell’attività, principalmente in questo momento che abbiamo aperto gestisco il bar di giorno mentre Rossano lavora dalla notte all’alba ai forni.
E ora concentriamoci su di te Rossano, il tuo mestiere è da sempre quello del panettiere…
Rossano: sì, in questo ho seguito le orme di mio padre che da bambini accudiva me e mio fratello portandoci con lui al lavoro di notte: mentre lui iniziava a preparare gli impasti noi dormivamo tra i sacchi di farina. Mio padre era proprietario della panetteria del paese, ed io ho avuto l’opportunità di imparare un mestiere d’oro, e di lavorare con le mani. Lui mi insegnò tutto e di questo vado fiero.
Nel 1996 l’attività di famiglia è passata a me e mio fratello Piergianni, e per tredici anni l’abbiamo portata avanti quotidianamente. Poi le cose sono cambiate. Ho cercato altri lavori come dipendente, tra gli altri anche da colui che era il concorrente diretto di mio padre. Alla fine mi sono stufato e ho deciso di seguire il sogno di avere ancora una volta qualcosa di mio. E siccome le cose in Italia sono ormai difficili ho spinto i miei amici a tentare questa avventura di creare un forno artigiano all’estero.
Cosa vi ha spinto a fare questo cambiamento radicale?
Alessandro: non eravamo soddisfatti del nostro lavoro e le nostre vite ci parevano monotone. Abbiamo dunque deciso di fare un viaggio e andare in avanscoperta di un luogo nuovo. Siamo partiti tutti e tre a novembre dello scorso anno per un soggiorno di due settimane. Sapevamo inoltre che il pane è presente e forte nella cultura e nella tradizione italiana. Ma che all’estero non è così, e dunque neanche a Tenerife doveva esserlo.
Avete ora un progetto reale in comune, una caffetteria a Tenerife…
Rossano: l’idea iniziale era adattare un locale per far un laboratorio di produzione, e l’avevamo trovato a San Isidro. Alla fine è risultato troppo caro e l’affare non è andato a buon fine. Tornati a casa ci siamo confrontati e ci siamo chiesti perché non sfruttare un’opportunità dove potessimo fare anche la vendita al dettaglio.
A febbraio di quest’anno siamo ripartiti, trasferiti per restare. E in tre mesi abbiamo fatto tutto, da zero. In quanto a locali non è stato facile, e abbiamo visto diverse situazioni. Finalmente poi abbiamo trovato questo, nella zona residenziale sulla via del Galeon, dove anche la possibilità di parcheggio non è qui da sottostimare.
Prima era un ristorante, abbiamo dovuto fare molti lavori di riadattamento ma lo abbiamo tirato a nuovo. Volevamo anche ricavare uno spazio dove far giocare i bimbi dei clienti, ma la sala giochi per ora è solo un progetto. Sicuramente dobbiamo ancora migliorare molto ed abituarci agli strumenti e le condizioni che abbiamo, ad esempio in Italia con il mio forno lavoravo con semplicità, qui lo spazio invece è più ristretto e c’è un altro tipo di clima.
Come è stato scelto il nome del locale “Grano”?
Alessandro: i nomi in lista erano più di uno, tra l’altro anche quello di “il fornaio Domenico” come omaggio al padre di Rossano. Ma poi ha prevalso il “grano” e cioè la materia prima più importante del pane, e inoltre è una parola tutta italiana. La sorella di Cesare è grafico e ci ha studiato un logo e i disegni principali, e questo ci ha permesso di allestire il locale con un gusto nostro.