Che la città di Santa Cruz de Tenerife fosse poco attenta al proprio patrimonio storico culturale non è un novità, ma quando realmente cominciano a sparire elementi storici come il cimitero di San Rafael e San Roque, saccheggiati e in grave stato di abbandono, l’opinione pubblica inizia a chiedersi che fine farà il cuore pulsante della capitale, fatto di edifici emblematici che hanno segnato il passato culturale ed etnografico di una delle più vecchie cittadine di Tenerife.
La lista delle perdite del patrimonio di Santa Cruz è tristemente lunga; del Castillo di San Cristobal, la fortificazione più importante delle Canarie, non rimane che un muro e le facciate caratteristiche di Calle Miraflores riversano in uno stato di degrado vergognoso.
Ma a pesare sul fenomeno che riguarda la capitale dell’isola, vi sono sparizioni misteriose di beni pubblici come le due opere della Exposición Internacional de Esculturas en la Calle, che lo stesso Ayuntamiento afferma di non sapere dove siano finite, dimostrando drammaticamente il disinteresse municipale verso il proprio patrimonio artistico culturale.
In questo caso specifico, la scultura Tensores di Claude Viseux si suppone sia stata rubata e addirittura venduta come ferraglia da rottamare e quindi fusa, mentre l’opera di Jesús Soto, Penetrables, valutata più di due milioni di dollari, anche se ritenuta di design un po’ bizzarro, pare giacere abbandonata e dimenticata in un magazzino comunale.
Ma sono molti altri gli oggetti di valore economico e sentimentale, oltre che artistico, di cui la cittadinanza è diventata improvvisamente e inspiegabilmente orfana, come la fontana originale di Plaza de la Paz, ritirata per consentire le opere del tram, e mai più riapparsa, o come quella conosciuta come Los Delfines, una volta ubicata nella Alameda del Duque Santa Elena, tolta per sottoporla a riparazione e mai più riconsegnata alla sua posizione originale.
E della fontana conosciuta come Chorro de los Caballos, nei pressi del parquet García Sanabria, oggi rimane uno spazio vuoto occupato solo dalla palma centenaria che la accompagnava.
E i busti della fontana dei cigni del García Sanabria, le sculture delle ninfee, i delfini della Alameda e la scultura di La Isla nel monumento a Teobaldo Power in plaza de los Cantos Canarios sono solo una parte della lunga lista del patrimonio artistico culturale scomparso.
Alcune delle sparizioni non fanno nemmeno parte dei tempi moderni, come indica il cronista di Santa Cruz Luis Cola Benítez, da tempo scomparso, nel suo libro Sed, La odissea del agua en Santa Cruz de Tenerife, nel quale evidenzia come la scomparsa delle fontane già nel passato era fatto comune.
La fontana originale di plaza Weyler, che non è quella odierna collocata nel 1899, scomparve misteriosamente senza mai sapere dove finì realmente.
Così come in plaza del Príncipe della fontana in ferro smontata per far posto al chiosco con l’idea di trasferirla, non rimane che un pezzo in un angolo della piazza.
La perdita del patrimonio artistico culturale di Santa Cruz è vissuto dai cittadini come un grande pasticcio amministrativo, dove disattenzione e mancanza di interesse non hanno fatto che allungare la drammatica lista delle opere che non ci sono più.
Sarà quindi, si auspica, il Plan Estratégico de Patrimonio Historico che dovrà stabilire un punto zero da cui ripartire per recuperare ciò che si può e soprattutto proteggere ciò che ancora, malgrado il pessimo stato, esiste.
di Ilaria Vitali