Si sono viste orribili scene in Catalogna l’altro ieri, dove si è tenuto un referendum sull’indipendenza della regione autonoma.
Madrid afferma che il referendum è “illegale” perché la Costituzione non consente ad una regione spagnola di decidere di separarsi e ci sono state scene violente nelle strade mentre le persone hanno tentato di votare e la polizia nazionale e la guardia civile hanno tentato di fermarli.
Oggi, il presidente catalano Carles Puigdemont sta dicendo che il 90% ha votato per l’indipendenza (cifre contestate dalla stampa spagnola) su una partecipazione di poco meno del 50%, mentre il premier spagnolo Mariano Rajoy sta dicendo che il voto è irrilevante perché il referendum non avrebbe potuto aver luogo perché era illegale.
Si riunisce oggi con altri leader politici, e senza dubbio anche con il re Felipe, per decidere come affrontare la situazione.
Nel tempo, qui nelle Canarie, in passato si sono spesso uditi consistenti “mormorii” verso l’indipendenza anche per queste isole, anche se la sensazione generale è che si tratti solo di postura per una impossibilità pratica. Perché La Catalogna, dopo tutto, è un contributore netto in Spagna e una regione ricca di diritto.
Molti residenti qui e la maggior parte dei commentatori politici sembrano credere che non ci sia assolutamente alcuna richiesta, né possibilità, che potrebbe esserci un referendum, per non parlare di un voto favorevole, per l’indipendenza delle Canarie.
Oggi il governo canario ha rilasciato la seguente dichiarazione in risposta al “referendum” di domenica.
“Dopo il 1° ottobre, noi che difendiamo la democrazia e la legalità, abbiamo nuove ragioni per chiedere un maggior dialogo per raggiungere una soluzione politica e pacifica in Catalogna.
Un compito collettivo in cui dobbiamo tutti coinvolgerci per garantire la coesistenza di tutti i popoli che costituiscono lo Stato.
Noi difendiamo la democrazia e la libertà di superare la peggiore crisi istituzionale che abbiamo affrontato. Democrazia per garantire il rispetto della Costituzione e la libertà di dialogo tra le diverse regioni e le nazionalità.
L’accordo è possibile grazie al rinnovo del patto costituzionale per adattare la Costituzione ad una realtà molto diversa da quella che avevamo nel 1978 e per risolvere i problemi del modello territoriale.
Con la pace, il dialogo e il consenso.
In questa battaglia politica siamo tutti perdenti.
Oggi dobbiamo iniziare una nuova tappa per definire il paese che vogliamo.
Se continuiamo a rifiutare di avere un dibattito che non può essere eliminato, saremmo condannati a ripetere la storia.
Legge e dialogo sempre se vogliamo guarire le ferite aperte causate da un processo amaro in cui tutti abbiamo fallito.
Nelle Canarie abbiamo ancora la stessa forza di sentire che la Catalogna fa parte dello stesso spazio che molti di noi condividono nonostante le diverse realtà sociali, geografiche e storiche.
Di fronte al confronto e all’intransigenza, il governo canario è impegnato in un dibattito sull’identità plurale e collettiva che vogliamo costruire tra tutti per impedire nuove ferite territoriali che riapriremo in futuro”.
dalla Redazione