I temporali di San Andrés del 30 di novembre, sono passati alla storia come i più devastanti che hanno battuto in generale tutte le isole dell’Arcipelago, con la bizzarra caratteristica di presentarsi sempre nel mese di novembre e precisamente al 30, data in cui il calendario segna San Andrés come santo del giorno.
Andando a ritroso nel tempo, con l’aiuto prezioso dell’emeroteca che conserva le pagine dei giornali dell’epoca, si arriva al 30 novembre del 1922, quando un occasionale temporale proveniente dall’Est, in sole 24 ore fece tracimare i barrancos allagando molte strade di Las Palmas di Gran Canaria; un evento eccezionale per il quale si registrarono 269 litri per metro quadro di pioggia nelle 24 ore e acqua alta più di un metro per le strade, oltre a un black out in tutta la zona e la obbligata interruzione del servizio dei tram.
A distanza di poco più di 20 anni, sempre il 30 di novembre ma del 1946, un altro devastante temporale si abbatté sull’isola di Gran Canaria, con particolare violenza sui comuni di Tejeda e Agaete dove provocò danni inimmaginabili oltre alla drammatica perdita di 4 vite umane.
Gravi danni anche a Guía soprattutto nell’agricoltura, ma fortunatamente nessuna vittima.
La pioggia cominciò a scendere copiosa nella notte tra il 29 e il 30 di novembre e benché alla mattina la tempesta si fosse calmata sulla costa, una tremenda tromba d’aria carica di acqua si abbatté sulla città per alcune ore.
Nelle isole quell’anno si verificarono, nello stesso giorno, forti temporali e inondazioni, come a La Laguna dove si registrarono ancora 269 litri per metro quadro di pioggia.
Nella sequela dei temporali passati alla storia, si passa poi al 1968, rigorosamente 30 di novembre, quando una forte inondazione fece tracimare il Barranco di San Felipe causando la distruzione di 40 case che si trovavano ai margini della gola; il Nord venne interessato da smottamenti, strade interrotte, alluvioni e interruzioni di corrente.
Venne bloccato l’accesso a Punta Brava e parte della Calzada di Martiánez e le spiagge portuensi collassarono inondate dal fango; il tetto di una cosa di calle Calvo Sotelo non poté reggere alla violenza delle piogge e crollò lasciando però indenni gli abitanti.
Ma quell’anno si registrarono comunque 4 morti per effetto dei temporali.
Nel 1968 infatti vi furono diverse isole colpite, come El Hierro, La Gomera, Tenerife e Gran Canaria, isola dove il Barranco di Las Goteras, asciutto da oltre 20 anni, tracimò.
A Guiniguada le acque raggiunsero i due metri di altezza e arrivarono a Las Palmas, così come le dighe di Caidero, La Niña e Parralillo tracimarono.
Ma la località che subì i maggiori danni umani e materiali fu Puerto de la Cruz dove le strade diventarono letto per torrenti e fango e i venti soffiarono in maniera violenta e continua.
E ancora, 30 novembre 2010: la tormenta Andresito, 28.620 fulmini in tutto l’Arcipelago e precipitazioni da record a Tenerife, a Parador de las Cañadas dove caddero 154 mm di acqua in 24 ore, a San Bartolomeo de Tirajana, 68 mm, San Juan de la Rambla, 61 mm, Arico, 47 mm.
Infine 30 novembre 2014, bufera di vento chiamata Azuaje.
Ma perché proprio il 30 di novembre?
Osservando, oggi, il radar di Aemet, l’agenzia statale di meteorologia, pare che i temporali abbiano sempre seguito un percorso prestabilito, come se si trovassero su una pista e a tal proposito i meteorologi parlano di un treno convettivo in mesoscala, vale a dire una successione di tempeste concatenate, partite da un singolo nucleo e sviluppatesi su vasta scala.
Ma riguardo alla famigerata data, non esistono al momento spiegazioni scientifiche.
(da Efemérides Meteorológicas Canarias)