Giovani pacifisti che parlano di “genocidio” per mille morti a Gaza ma restano del tutto indifferenti al pensiero degli oltre centomila caduti in Siria.
Esperti di storia che riesumano le crociate per “spiegare” gli sgozzamenti di oggi, e dimenticano l’assedio di Vienna.
Militanti femministe che reclamano per l’Italia una legge sul “femminicidio” e tacciono di fronte alle lapidazioni ed alle fustigazioni delle adultere, alla poligamia, al ripudio delle mogli, alle infibulazioni.
Probi cittadini che protestano per i casi di pedofilia nella chiesa cattolica, ma non non vedono i matrimoni fra uomini sessantenni e bambine tredicenni, diffusissimi nel mondo islamico.
Militanti omosessuali pronti a combattere a fianco di chi gli omosessuali li impicca.
Rigorosissimi laici che difendono teocrazie assolutiste.
Militanti per i diritti civili che non si accorgono delle condanne a morte per bestemmiatori ed apostati.
Uomini politici che gridano allo scandalo perché Renzi incontra Berlusconi, ma teorizzano il “dialogo” con i tagliagole dell’ISIS.
Si potrebbe continuare. L’atteggiamento di molti occidentali di fronte all’Islam è del tutto dissociato, una sorta di schizofrenia di massa. Quello che accade oggi, nell’occidente evoluto e politicamente corretto, ricorda la descrizione orwelliana dei meccanismi di pensiero in auge nella orribile società totalitaria descritta in “1984”.
Val la pena di rileggere le sue parole.
“Il primo e più semplice stadio di questa pratica, che può essere insegnato anche ai bambini, si chiama in neolingua stopreato, e implica la capacità di arrestarsi, come per istinto sulla soglia di qualsiasi pensiero pericoloso. Comprende anche la capacità di non cogliere le analogie, di non percepire gli errori di logica, di fraintendere le argomentazioni più elementari quando sono contrarie al Socing, oltre a quella di provare noia o ripulsa di fronte ad un qualsiasi pensiero articolato, che potrebbe portare a posizioni eretiche. In parole povere, lo stopreato è una forma di stupidità protettiva. La stupidità, però, non è sufficiente. Al contrario, l’ortodossia nel senso più pieno del termine richiede un controllo completo dei propri processi mentali simile a quello che un contorsionista ha del proprio corpo. (…)
Qui la parola chiave è nerobianco. Come tante altre parole in neolingua, questa parola abbraccia due significati che si negano a vicenda. Applicata a un qualsiasi termine di confronto, sottolinea l’abitudine di affermare, con la massima impudenza, e a dispetto dell’evidenza, che il nero è bianco. Applicata ad un membro del partito indica la sincera volontà di affermare che il nero è bianco, quando a richiederlo sia la disciplina di partito. Indica, però, anche la capacità di credere veramente che il nero sia bianco e più ancora di sapere che il nero è bianco, dimenticando di aver mai pensato il contrario. Tutto ciò impone una continua alterazione del passato, resa possibile da quel sistema di pensiero che effettivamente abbraccia dentro di se tutto il resto e che è noto in neolingua come bispensiero. (…)
Il bispensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni fra loro contrastanti, accettandole entrambe. L’intellettuale di partito sa in che modo vanno trattati i suoi ricordi. Sa quindi di essere impegnato in una manipolazione della realtà, e tuttavia la pratica del bispensiero fa si che egli creda che la realtà non venga violata. Un simile procedimento deve essere conscio, altrimenti non potrebbe essere applicato con sufficiente precisione, ma al tempo stesso ha da essere inconscio, altrimenti produrrebbe una sensazione di falso, e quindi un senso di colpa. Il bispensiero è l’anima del Socing perché l’azione fondamentale del partito consiste nel far uso di una forma consapevole di inganno, conservando al tempo stesso quella fermezza di intenti che si accompagna alla più totale sincerità. Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva (…) tutto ciò è assolutamente indispensabile. Perfino quando si usa la parola bispensiero è necessario ricorrere al bispensiero. Nel farne uso, infatti, si ammette di manipolare la realtà, ma con un novello colpo di bispensiero si cancella questa consapevolezza…”.
E’ esagerato pensare che queste parole di Orwell siano applicabili a tanti occidentali politicamente corretti e amanti dell’Islam? Forse. Però, se ci guardiamo intorno senza il paraocchi, senza usare, anche noi, la tecnica dello stopreato, dobbiamo ammettere che, forse, l’esagerazione, se c’è, non è troppo grossa.
di Giovanni Bernardini
(NdR un post del mercoledì 27 agosto 2014)