Furono ben 17 i tentativi di assassinare il famigerato Generale Franco, tutti finiti con un nulla di fatto, tanto che il generalissimo morì nel suo letto dopo 40 anni di dittatura.
Sopravvissuto a numerosi attacchi, il Generale Franco si rifugiò alle Canarie, a Tenerife, per timore di una sua possibile implicazione e quindi ferimento nel colpo di stato contro la seconda repubblica ispanica, golpe che poi avvenne con successo.
Quattro giorni prima che la propaganda della dittatura provocasse la rivolta nazionale, tre militari anarchici tentarono di eliminare Franco proprio a Santa Cruz de Tenerife e questa è la storia di quanto avvenne.
I tre anarchici irruppero in piena notte e armati fino ai denti, all’interno del Palacio de Capitanía utilizzando la scala situata nel patio, quando vennero scoperti dai militari galiziani che lanciarono immediatamente l’allarme.
L’episodio, esaltato in maniera eclatante per glorificare il personaggio del generalissimo, in realtà fu più un pacato tentativo che un attacco violento, come descritto dagli storici del regime.
Tuttavia è fatto accertato che i tre anarchici di Santa Cruz de Tenerife appartenevano a gruppi in forte espansione come il FAI, la Federación Anarquista Ibérica, e al CNT, la Confederación Nacional de Trabajo.
Ma chi erano i tre uomini passati alla storia per aver tentato di assassinare Franco a Tenerife?
Antonio Vidal era il più distaccato dei tre, intellettuale di un certo spessore che si guadagnava da vivere come scultore nella capitale dell’isola da diversi decenni. A lui venne attribuito il ruolo della mente del tentato attentato, benché altre fonti lo collochino come artefice del crimine non riuscito.
La sua peculiare storia arriva in maniera rocambolesca fino ai giorni nostri, quando riuscì a fuggire da Tenerife su una imbarcazione, grazie all’aiuto di Rubens Marichal, ex consigliere del Partito Radicale, che venne condannato a sua volta a 20 anni di reclusione proprio per l’episodio della fuga dell’anarchico; con l’intervento del potente armatore Álvaro Rodríguez López, che pagò il riscatto donando all’Esercito dei terreni situati in Hoya Frìa che, a distanza di 80 anni, sono ancora motivo di litigio tra la famiglia e il Gobierno, Marichal uscì di prigione.
Il vero unico nativo dell’isola dei tre anarchici, era in realtà Antonio Tejera Alonso, nato nel 1907 nella capitale in avenida San Sebastián e morto nel 1987 dopo una vita avventurosa che lo vide protagonista, come tanti esiliati, in America dove si adoperò per la rivoluzione.
Conosciuto come Antoñé per effetto di un libro pubblicato dal suo compagno di cella nel Penal di Santa María, Antonio Rodríguez Bethencourt, nonché isolano come lui, l’anarchico fu condannato a 30 anni di carcere per un crimine che non commise e relativo all’omicidio di un proprietario terriero.
Di Antoñé si sa inoltre che subì numerosi pestaggi e fucilazioni simulate e che, catturato in America per essere trasportato nell’Arcipelago, fuggì buttandosi in mare dove venne salvato da alcuni pescatori di Capo Verde.
Terzo protagonista del tentato omicidio di Franco, dando per buona la presenza dell’intellettuale Vidal, è stato Martí Serasols i Treserras, meglio conosciuto come Pepe el Catalán.
Alla stregua di quanto fecero i due suoi compagni quella fatidica notte del 14 luglio del 1936, anch’egli scappò dal luogo del misfatto senza essere riconosciuto immediatamente.
Martí venne considerato come il peggiore elemento dei tre anarchici e subì la fucilazione il 9 gennaio del 1937, due settimane prima che altri 19 appartenenti al movimento anarchico santacrucero caddero sotto i proiettili del plotone golpista a Barranco del Hierro.
Ma oltre ai tre personaggi di Tenerife, le fonti affermano che vi fu un quarto personaggio implicato nel tentato omicidio, María Culi Palou, una catalana di 42 anni residente a Santa Cruz de Tenerife e da tutti conosciuta come Maruca.
La cosiddetta complice era proprietaria del ristorante Odeón, ubicato in Rambla Pulido dove ora vi è un edificio che fa parte del corpo militare.
E fu proprio dal ristorante che i tre controllavano la piazza, così come fu dalla cantina del locale che gli stessi partirono quella infelice notte, andando incontro a un destino avverso.
Anche Maruca, come gli altri tre, conobbe il polso della dittatura di Franco e venne condannata a un lungo e doloroso periodo di carcere.
Esattamente quattro giorni dopo il tentato omicidio per mano dei tre anarchici, avvenne il colpo di stato che diede il via alla sanguinosa guerra civile spagnola, durata dal 1936 al 1939.
Pare che il vero fallimento dell’attentato di Tenerife sia legato non tanto al procurato allarme della milizia di Franco, ma a una porta trovata chiusa dai tre anarchici che dovettero giocoforza utilizzare la scala interna del patio del Palacio de Capitanía, dove vennero scoperti.
Nessuno dei tre fu in realtà processato per i fatti di quella notte ma tutti pagarono la loro militanza nelle file degli anarchici con torture, prigione, esilio e nel caso di Serasols la fucilazione.
dalla Redazione