Quella dell’avvistamento cetacei nel sud di Tenerife è indubbiamente una delle attività più fiorenti che occupa il terzo posto nelle preferenze dei turisti riguardo a come trascorrere il loro tempo libero durante le vacanze, tanto da risultare una delle principali fonti di reddito, superiore a quelle generate dalle visite al Teide o al Loro Parque.
Ma questa nuova gallina dalle uova d’oro, come sottolinea l’ACEST, Asociación de Empresarios de Avistamiento para la Conservación de los Cetáceos del Sur de Tenerife, è ora gravemente in pericolo.
L’Acest, costituito circa sei mesi fa, ha denunciato infatti la proliferazione di imbarcazioni illegali impegnate nei tour di avvistamento cetacei che trasportano passeggeri senza permessi.
Per poter essere in regola i tour di avvistamento devono infatti esporre sulle imbarcazioni utilizzate la bandiera di accreditamento del Blue Boat assegnata dal Dipartimento del Turismo del Gobierno de Canarias, oltre a possedere ed esibire in luogo visibile la licenza del Ministero dell’Agricoltura, della Pesca, dell’Alimentazione e dell’Ambiente che permette, a distanza ben regolamentata, l’avvicinamento ai cetacei.
Antonio Sampedro Garrido, un biologo marino che fa parte dell’Acest, avverte dell’intollerabile pressione che i grandi cetacei subiscono a causa dell’eccessivo numero di imbarcazioni, autorizzate e non, dedite a questa attività; è stato scientificamente provato, precisa il biologo, che la popolazione dei cetacei del sud dell’isola è soggetta ad enormi stress clinici che possono avere conseguenze molto gravi.
Gli alti livelli di cortisolo, noto come ormone dello stress, rilevati sia nel sangue che nel grasso degli animali ne è una prova inequivocabile, considerando poi che l’area di mare interessata ospita tartarughe verdi, cetacei di grandi dimensioni, specie migratorie e delfini tursiopi, il fenomeno è molto diffuso.
Sampedro afferma che su 50 o 60 imbarcazioni che si dedicano all’osservazione dei cetacei, più di metà risulta assolutamente priva dei regolari permessi, dati basati sul recente censimento effettuato dall’Acest e nel quale non rientrano quelle navi private che, senza essere autorizzate e senza fare escursioni, si avvicinano pericolosamente ai cetacei..
L’aspetto più grave del fenomeno, sottolinea il biologo, è che l’attuale quadro legale, che si auto qualifica come altamente restrittivo, in realtà non stabilisce un limite di licenza, vale a dire che se qualcuno volesse implementare un’attività di avvistamento cetacei con 500 imbarcazioni, potrebbe farlo tranquillamente senza alcun impedimento legale o amministrativo e ottenendo tante licenze quante quelle richieste.
Obiettivo dell’Acest è quello quindi di fissare con urgenza un tetto limite, richiesta presentata attraverso i meccanismi di partecipazione che offre la Zona Special de Conservación Teno Rasca, una striscia marina protetta di oltre 70.000 ettari che copre l’intera costa occidentale di Tenerife.
Fondamentale, prosegue il biologo, è stabilire la capacità di carico, visto che la posta in gioco non è solo la risorsa che alimenta molte famiglie, ma anche un patrimonio naturale da preservare con cura e che ora si trova in serio pericolo.
Come spiega l’avvocato Alejandro Quintana, di ADL Abogados, il Codice Penale considera reato mettere in pericolo tanto le specie quanto l’habitat in cui vivono, quest’ultimo molto importante per le specie migratorie che, in mancanza delle condizioni ottimali, se ne vanno altrove, fenomeno per altro già riscontrato nelle acque del sud di Tenerife.
L’avvocato precisa inoltre che gli attuali regolamenti stabiliscono delle distanze massime di avvicinamento che non vengono rispettate e che dipendono dal numero di imbarcazioni vicine alle colonie di cetacei e altre specie marine.
È severamente vietato navigare all’interno di un raggio inferiore ai 10 metri da un cetaceo o da un branco quando sono presenti due imbarcazioni e questa distanza si dilata fino ai 500 metri quando il numero delle imbarcazioni sale a tre.
Del resto il regime sanzionatorio del Decreto 178/2000 del 6 di settembre, che regola le attività di osservazione cetacei, stabilisce nel suo articolo 13 il divieto di uccidere, danneggiare, molestare intenzionalmente i cetacei, considerando una di queste azioni come un’infrazione amministrativa.
L’avvocato Quintana si rammarica del senso di impunità attuale che si avverte al riguardo, sottolineando che la legge stabilisce che tutte le autorità competenti dovrebbero cooperare nella supervisione, dalla Marina, alla Guardia Civil, ai servizi di ispezione del dipartimento del Turismo e dell’Ambiente del Gobierno, fino ai Cabildos e agli Ayuntamientos.
Egli infine afferma che, dopo aver incontrato tutte le autorità di cui sopra, il quadro emerso è assolutamente scoraggiante, così come lo è lo scoprire che per far rispettare la legge non solo manca il personale, ma addirittura un protocollo univoco di azione.
Purtroppo, asserisce, non si tratta di casi sporadici, ma di numeri in costante aumento e il totale delle imbarcazioni senza licenza, oltre a produrre danno all’ambiente, crea una concorrenza sleale per coloro che sono in regola e pagano le tasse sugli introiti.
È a questo proposito che è stata presentata una richiesta scritta alla Capitaneria della Guardia Civil, e al Ministero dell’Ambiente e del Turismo delle Isole Canarie, per conoscere il numero delle denunce depositate e quello delle sanzioni applicate.
Ma alla richiesta, afferma il biologo, non è ancora stata ricevuta alcuna risposta da parte dell’amministrazione, a dispetto dei numerosi solleciti.
Il nodo del problema quindi sta nello scarso o assente impegno delle istituzioni che al momento attuale non si preoccupano dei valori naturali del mare e del fatto che nelle acque di Tenerife si trovano, non si sa ancora per quanto tempo, specie di cetacei che si osservano generalmente in sole altre tre zone del pianeta.
A peggiorare la già drammatica situazione, continua il biologo, vi è poi la cattiva abitudine di concedere l’uso di moto d’acqua e attività come lo sci d’acqua, in aree protette che rappresentano spazi naturali di riposo e alimentazione per la tartaruga verde, una specie inserita dalla Spagna nell’elenco di quelle a rischio estinzione.
Anche a questo proposito l’Acest ha chiesto l’intervento del Ministero dell’Ambiente per sottolineare che le attività di cui sopra rappresentano reato ai sensi della legge 42/2007 del 13 dicembre nei confronti del patrimonio naturale e della biodiversità.
di Ilaria Vitali