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    Se vincono tutti nasce “Italia ‘na pacchia”

    Elezioni politiche in Italia: si vota il 4 marzo

    Se vincono tutti nasce “Italia ‘na pacchia”

    di Paolo Gatto

    A marzo si vota per eleggere il nuovo parlamento che era stato eletto con una legge dichiarata incostituzionale da una sentenza della Corte Costituzionale e che ciononostante è arrivato alla fine del proprio mandato come se fosse legittimo al cento per cento.

    La campagna elettorale si sta svolgendo tra urli e promesse.

    Come al mercato, ci sono le… “offerte”.

    I problemi sono sempre gli stessi, visto che nessuno neanche li ha presi in considerazione: la sicurezza del cittadino, la corruzione, il debito pubblico, l’evasione fiscale, le mafie, gli abusi edilizi, le leggi e leggine tra le quali neanche gli addetti più in gamba ormai ci si raccapezzano, l’inefficienza delle prassi amministrative, l’indolenza delle pubbliche amministrazioni, la scarsezza, la perdita e la precarietà del lavoro, l’assistenza sanitaria insieme piena di sprechi e priva di fondi, ecc.


    Le promesse dei partiti sono tante e tutte vantaggiose per i cittadini, se fossero vere e realizzabili.

    Se vincessero tutti i partiti e potessero insieme cumularle, nascerebbe una nuova Italia. L’Italia del Bengodi: “Italia ‘na pacchia”, direbbero a Roma.

    Ad esempio gli italiani potrebbero guardare la TV senza pagare il canone come promesso o, visti gli sberleffi che ne sono seguiti, “non promesso” da Renzi (Partito Democratico) (?).

    Potrebbero inoltre usare l’auto senza pagare il bollo come promesso da Berlusconi (Forza Italia), iscriversi all’Università senza pagare le tasse come ha promesso Grasso (Liberi e Uguali), godersi almeno 750 euro al mese come ha promesso Di Maio (5 Stelle) se non si ha voglia di lavorare o il lavoro non lo si trova proprio.

    Per chi lavora cambierà musica: verrà retribuito almeno con 10 euro all’ora (parola di Renzi), il Jobs-Act verrà abolito e gli stipendi saranno tassati al 15 % come promesso da Salvini (Lega Nord). Inoltre si andrà in pensione a 60 anni e la pensione minima garantita sarà di 1.000 euro al mese (Berlusconi).

    Molti di quelli che oltre ai politici danno i numeri, gli economisti, dicono che realizzare queste promesse costerà allo Stato circa 200 miliardi di euro all’anno in più, cioè circa 50 mila euro all’anno per ogni contribuente italiano. Più dei soldi che ogni cittadino guadagnerà col reddito minimo e più di quelli che riuscirà a risparmiare. Questo, sia chiaro approssimativamente,  dovrebbe essere il costo per realizzare un Paese nuovo di zecca: “Italia ‘na pacchia”. Forse immaginare che vincano tutti, ipotizzando un nuovo boom da Bengodi, non è una bella idea. Come non lo sono tutte le promesse da marinaio che circolano in questa campagna piena di prese in giro e di bufale o, per dirla con un termine alla moda, piena di “fake news”.

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