I pensionati delle Isole Canarie crescono alla velocità della luce: 23 al giorno Il numero di occupati nelle isole è il doppio di quello dei pensionati, ma la differenza si riduce perché solo il 45% della popolazione delle Canarie lavora, e sta invecchiando sempre più.
In 2 anni ci sono 17.000 nuove pensioni, i 17.000 pensionati appartengono all’area della previdenza contributiva, mentre le pensioni non contributive rimangono stabili. In totale, vi sono 813.375 lavoratori subordinati iscritti al mercato del lavoro delle Canarie che, prima o poi, aspirano ad una pensione. I pensionati, invece, continuano a salire al 18% dei residenti, con un tasso di 23 pensionati al giorno.
Le isole Canarie ospitano 311.800 persone che percepiscono pensioni contributive e 43.711 che hanno diritto a pensioni non contributive. L’importo medio delle prime ammonta a 851 €, mentre le seconde decisamente meno, comprese tra 359 e 402 €, meno della metà del salario minimo interprofessionale (825 €).
Nelle pensioni contributive, 173.800 sono pensioni di vecchiaia, 79.600 pensioni per vedovanza, 18.900 per gli orfani e 39.500 per l’invalidità permanente. Nel settore non contributivo, 19.713 sono invalidità e 23.998 pensionamenti.
Il numero dei contribuenti è aumentato in due anni da 294.700 beneficiari a 311.800, un dato che sottolinea l’invecchiamento della popolazione e la necessità per le Isole Canarie di avere una maggiore copertura per la fornitura di servizi sanitari e sociali.
Secondo lo studio economico Caixabank, le Isole Canarie stanno per rompere l’equilibrio tra contribuenti netti e pensionati. L’arcipelago delle Isole Canarie ha già completato la sua transizione demografica, e ciò riduce significativamente le sue dinamiche naturali, quindi invecchia e fa sempre più affidamento sull’immigrazione esterna per rinnovare la forza lavoro.
Il governo vuole compensare coloro che, negli ultimi anni della loro vita lavorativa, perdono il lavoro a causa del pensionamento anticipato e quindi, in molti casi, contribuiscono meno alla sicurezza sociale.
Di solito si tratta di persone con una lunga carriera lavorativa, che hanno più di 50 anni e quando perdono il lavoro hanno diritto a due anni di protezione contro la disoccupazione.
Durante questo periodo, i servizi pubblici dell’occupazione forniscono il contributo minimo per questo lavoratore. Ma molte volte, per continuare a percepire un reddito, si registrano come lavoratori autonomi perché, a quell’età, è molto difficile essere di nuovo occupati.
dalla Redazione