E il ragno tesse la sua tela
Le parole bracconiere, avorio, uccelli esotici, corallo, Genepì o anche solo sabbia rosa, richiamano alla mente come, allungando una mano, si possono ottenere soldi “facili” a discapito della natura, depredando, uccidendo, rubando.
Le trappole più quotidianamente vissute sono quelle che si allestiscono per l’uomo. Alle volte dal politico ma anche dall’amico, dal commerciante fraudolento o dal medico “alternativo” o da qualche produttore di alimenti che vuole ignorare la salute altrui. Pare vi sia un “diritto” naturale a fregare ed un “dovere” naturale a difendersi, ma forse è sbagliato criticare chi ci frega, specie dopo che ci ha fregato; è frustrante ed inutile.
Piuttosto il monito è di sviluppare un meccanismo di difesa psicologico per proteggersi da situazioni esistenziali e relazionali che si rivelano poi dolorose o potenzialmente pericolose, adottando la negazione (quanti sono capaci a non dire subito “sì”?), ma anche la dissociazione a proposte non chiarissime, e con l’idealizzazione di se stessi (avere più fiducia solo nelle proprie capacità).
La razionalizzazione è anche una buona “arma”; insomma aprire gli occhi e tendere le orecchie. Bisogna realizzare che non esiste una “mamma dal cielo” che ci aiuta. Dobbiamo essere forti e non credere che “il fato” ci sta aiutando. D’altronde se siamo fortunati non occorre giocare al Superenalotto per dimostrarcelo, se siamo fortunati il fato ci farà trovare un lingotto d’oro per strada.
In una mattina qualunque, seduto in un bar in Plaza de la Candelaria a Santa Cruz, ho sentito un giovane che, in un fiume di parole, descriveva a due coniugi pensionati, in perlustrazione a Tenerife, come lui abitasse da anni nell’isola (lui sapeva!), che faceva un corso professionale per diventare l’infermiere (esca appetibile per i pensionati), che curava la mamma malata sull’isola (maschera di umanità), che stava acquistando casa grazie ad un amico “molto amico” che vende case nell’isola e gli faceva un trattamento speciale (approfittatene gente! Approfittatene!). E poi ancora trascendeva (pareva sotto cocaina) e parlava di come lui e suo fratello cercavano di aiutare gli altri e che volentieri, gratuitamente, poteva fare ai due pensionati da cicerone e spiegare fatti e misfatti sull’isola in modo che i due potessero farsi un’idea vincente. Bla, bla, bla…
La cosa che caratterizzava questo con l’amo e l’esca in mano era la bava alla bocca, cioè quella sorta di insistenza fastidiosa fatta di voli pindarici e visioni ipnotiche, frasi di sinestesie senza senso.
Insomma, bastava avere un minimo di sensibilità per capire che trasudava di menzogne travestite da paese dei balocchi, un’insistenza degna di un “Horror Vacui”. Un cavallo di Troia, un “dona ferentis” di antica memoria.
Andrea Maino
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Louise Bourgeois, Ragno, Guggenheim Bilbao