Se ne parla ormai da diverso tempo e perfino il Gobierno ne ha incaricato lo studio all’Università di La Laguna: il turismo sessuale nell’Arcipelago è aumentato a tal punto da considerare le isole il nuovo bordello dell’Europa.
Del resto, obietta qualcuno, perché farsi migliaia di km per andare in Vietnam, Thailandia o Sud America, quando le vicine isole Canarie propongono un’ampia gamma di scelta e per tutti i gusti?
Ma attenzione, il fenomeno è molto più complesso di quanto si possa pensare.
In questo momento nell’Arcipelago il tasso di disoccupazione giovanile è superiore al 50% e il numero di donne disoccupate supera le 100.000 persone: è in un contesto di questo tipo che le aspettative sul futuro e sul cambiamento sono pari a zero e dove la prostituzione rappresenta per molti/molte l’unica fonte certa di reddito.
A fronte di una situazione drammatica che vede inoltre il reddito medio dei canari tendente al ribasso rispetto a quelli di tutto il territorio nazionale, è curioso osservare come l’economia dell’Arcipelago nel 2017 sia cresciuta maggiormente rispetto a quella spagnola, grazie soprattutto al record di turisti arrivati sulle isole che è stato pari a 14,21 milioni di presenze, qualcosa come più di 7 turisti per abitante.
Da questo scenario ci si aspetterebbe che il settore pubblico adotti una serie di misure a contrasto delle oscillazioni di mercato, ma le isole sono la regione autonoma con minor debito per abitante e così nel 2017 il Gobierno ha chiuso con un surplus di 295 milioni di euro, considerando che né gli hotel e neppure gli uomini di affari pagano le tasse (!!!???), e ha smesso di spendere più di 500 milioni di euro (il tetto massimo di spesa è lo 0.6% del PIB).
Insomma, Madrid è felice, le Canarie si sobbarcano i turisti e i canari, se sono fortunati, rinnovano contratti temporanei e precari con datori di lavoro che sono tedeschi, britannici o spagnoli, questo a dimostrazione che i colonos europei e ispanici in primis non hanno ancora smesso di bazzicare per le isole.
L’austerità canaria è ottima per il governo di Rajoy e, tutto sommato, dell’opinione dei canari non importa a nessuno.
Il modello di sviluppo delle Canarie si basa su tre pilastri: lo statuto di regione autonoma, il regime economico e fiscale e lo statuto della regione ultraperiferica, un triumvirato tossico che ha affossato l’imprenditoria e la manovalanza canaria, a favore degli interessi stranieri.
Insomma, un’arma a doppio taglio.
E proprio come la Cuba di Batista è diventata il bordello degli Stati Uniti, l’Arcipelago lo è diventato per l’Europa.
Ma questo molti canari ancora non lo percepiscono o non lo vogliono vedere, nonostante la perdita del 60% del settore primario, del 40% di quello secondario e i livelli di disoccupazione da terzo mondo siano evidenti segnali che il modello di sviluppo non funziona.
Il bordello qui va oltre il sesso.
Franco Leonardi