“Gli italiani ci sono stati utili per capire come fare a non farsi superare dal loro innato talento, ma a superarli noi. “
E’ una frase dolorosa ma illuminante che ho sentito ad un pranzo dei pezzi importante della scacchiera della Tenerife imprenditoriale, in Italia sarebbe stato un pranzo di Confindustria.
Usano i nostri soldi per formare i loro ragazzi in modo da renderli capaci di battere la concorrenza di italiani più dinamici e preparati. Parlano di noi con rispetto e con timore, ma solo a porte chiuse.
Nelle segrete stanze devono ammettere che non importiamo solo okupa e scippatori.
Il connotato peculiare di Tenerife è che sembra lo spoiler del mondo a venire.
Se il globo si sta organizando per una comunità internazionale, qui siamo alla terza generazione di famiglie con i nonni di 4 colori diversi.
Se Alcalá inizia un porto in concorrenza con Los Cristianos, Arona ha già varato il programma “#Arona Avanza“ per trattenere il “NOSTRO” denaro fra los Cristianos e i monti di Arona.
Qui un futuro che già succede è la realtà dura e pura di un’isola che non fa prigionieri e sa che per ogni sogno infranto di quelli che rinunciano ce ne sono due pronti in arrivo il mese dopo.
Però qui la Cagliari Sassari non avrebbe i lavori in corso da quando io, cinquantaquattrenne, ero alle elementari e mio padre aveva la Giulietta.
Qui sono molto contenti che noi ci siamo e aspettano con pazienza che andiamo via dopo aver finanziato opere pubbliche e programmi di sviluppo.
Mettono in prima in prima pagina che siamo un problema e si dicono a porte chiuse che siamo una risorsa, ma nel contempo, hanno un progetto chiaro per superarci e far sì che, non reggendo la competizione, paghiamo il conto e ci ritiriamo.
CHAPEAU
Chapeau ad un popolo che fa squadra attorno ai propri interessi, che prende ciò che può ma difende l’area di rigore, che capisce che valiamo molto ma ci dice che valiamo poco, che attrae i nostri soldi ma stimola noi ad andare via e lasciarli qui.
E se anche noi maturassimo e diventassimo popolo apprendendo dai canari come loro da noi e candidassimo sindaci e assessori migliori di quelli che votavamo in casa nostra?
Immaginiamo: all’Ayuntamiento chiedere del Sindaco e il sindaco si chiama Mario Rossi e guida una 500Fiat.
Significherebbe salire di tre scalini nella graduatoria dei nuovi canari che invece resteranno qui e che, mentre i canari hanno preso da noi tutto ciò che potevano arricchendosi di denaro e esperienza, noi, abbiamo imparato a fare altrettanto.
Claudia Maria Sini