L’entrata della Spagna nel Fondo Monetario Internazionale ormai 60 anni fa, ha segnato l’apertura dell’economia attraverso il turismo, in particolare quello nordico con i primi turisti svedesi che, con voli charter, arrivarono a Gran Canaria.
Il business del turismo nelle Canarie era essenziale per la Spagna per raggiungere gli obiettivi fissati nel momento del suo ingresso al Fondo Monetario; era il 1958 e la situazione in Spagna era così complessa che solo grazie alla Svezia, primo paese ad autorizzare i voli non di linea verso le isole, si riuscì a sbloccarla.
Dal 1946 vi fu un accordo tra l’ONU e le sue agenzie affinché la Spagna non avesse copertura in Occidente e venne raccomandato agli ambasciatori che lasciassero quello paese fino a che non avesse raggiunto una situazione di governo accettabile.
La mancanza di liquidità ostacolò molto lo sviluppo della penisola e il turismo delle Canarie risultava particolarmente limitato poiché di fatto non esisteva alcun credito bancario che supportasse la realizzazione di immobili, infrastrutture e servizi.
Nel 1950 arrivò una nuova risoluzione delle Nazioni Unite che indicava, tra le altre cose, che i tecnici delle agenzie dell’ONU avrebbero potuto autonomamente decidere di accettare o meno l’ingresso della Spagna.
Fu da quel momento che nacquero le basi per gli accordi di cooperazione e amicizia del 1953 tra Madrid e Washington e l’ingresso nel 1958 nel Fondo Monetario Internazionale avvenne così con l’aiuto delle banche americane, celebrato a Capodanno con l’arrivo del primo volo turistico.
Dopo l’esperienza dei 57 turisti provenienti dalla Svezia e arrivati a trascorrere le vacanze natalizie a Gran Canaria, grazie agli investimenti promossi dalla famiglia Del Castillo e Bravo de Laguna, della contea di Vega Grande, iniziarono i voli regolari con un DC-6B della capacità di 107 passeggeri per la tratta Malmo – Gran Canaria.
L’arrivo della liquidità in Spagna spinse infatti la famiglia ad aprire complessi ricettivi come Los Caracoles e aree ricreative come La Rotonda; proprietari di grandi appezzamenti di terra utilizzati fino a quel momento per coltivazioni agricoli, i Castillo e Bravo decisero di seguire un nuovo business, denotando una peculiare lungimiranza.
Vera e propria chiave di quello che avvenne dopo, la famiglia Castillo e Bravo lanciò lo sviluppo del sud di Gran Canaria, con Maspalomas Costa Canaria, sfruttando così al meglio le potenzialità dell’isola e impegnandosi attivamente per facilitare tutte le operazioni di crescita.
Le difficoltà riscontrate non sarebbero state superate senza la determinazione dei Castillo Bravo, come quella relativa alla fornitura di energia elettrica che, all’epoca costosa e ancora rudimentale, venne risolta con l’acquisto di un generatore in grado di servire tutto Los Caracoles e La Rotonda, o quella della promozione, in un periodo in cui ancora non si conoscevano le nozioni di base, grazie alla generazione di una nuova classe di tecnici addetti a promuovere anche esternamente il complesso turistico.
Il numero di turisti che arrivarono alle Canarie nel 1960 fu di 73.140, cinque anni dopo superò i 317.000 mentre i posti letto da 2.367 arrivarono a 11.119.
Il primo milione di turisti arriva nel 1971, con 31.112 posti occupati in albergo e 103.301 in appartamenti; fu l’inizio del capitalismo popolare nelle isole poiché le banche cominciarono a finanziare la costruzione di nuovi complessi da destinare unicamente al turismo.
Nel 1972 nella città di Las Palmas vi erano già 92 discoteche e la spesa dei turisti generava l’arrivo di nuovi capitali dalla Germania.
Questo fu il periodo in cui costruzione e gestione erano autofinanziati e le famiglie, una volta ottenuti i primi benefici, acquisivano nuove proprietà finanziando nuove operazioni commerciali.
Il 1975 fu l’anno dei 2 milioni di turisti e del passaggio a 83.500 posti in appartamento e a 5661 camere in albergo.
Ma con l’ingresso nel Fondo Monetario Internazionale da parte della Spagna, le Canarie non beneficiarono solo del primo volo svedese, bensì iniziarono ad avere dal 1960 operativi regolari con compagnie come Lufthansa, Air France e British Airways.
La Prof.ssa Elena Martínez Ruiz, della Università di Alcalà, nel suo saggio El sector exterior durante la autarquía (1940-1958) pubblicato dal Servicios de Estudios del Banco de España, afferma che tra il 1950 e il 1958 il reddito legato ai servizi immateriali passò da 48 milioni di dollari a circa 240 milioni nel 1958.
Il processo di crescita economica sperimentato nei paesi occidentali, afferma quindi la Ruiz, ha dato le ali al turismo in tutta Europa ed è in questo contesto, con la fine del blocco internazionale a partire dall’approccio statunitense al governo di Franco, che si aprirono i confini spagnoli a un notevole numero di francesi, portoghesi, inglesi e tedeschi.
Alle Canarie cominciò ad aumentare la domanda turistica, andando così a consolidare in poco tempo il cosiddetto turismo sole e spiaggia che caratterizzò l’Arcipelago per un lungo periodo.
Sessant’anni dopo le isole Canarie hanno raggiunto i 16,2 milioni di turisti ovvero una media giornaliera di 35.000 nuove presenze, con una gamma di offerte molto ampia, inclusa quella tradizionale di sole e spiaggia.
Già alla metà degli anni 30 l’artista canario Néstor Martín Fernández de la Torre sostenne la necessità di rivalutare il paese, accentuarne la personalità, esaltarne le peculiari caratteristiche legate non solo al clima e ai suoi litoranei ma relative alla cultura, alla gastronomia e all’artigianato, abbellirne le città arricchendole di vegetazione ma, soprattutto, egli pose l’accento sul rischio di rovinare siti come Maspalomas nella corsa folle dell’urbanizzazione.
In breve, egli pose le fondamenta di quelli che ancora oggi sono gli obiettivi principali delle amministrazioni affinché l’economia del paese continui a godere dei frutti del turismo, senza per questo perdere di unicità.
di Ilaria Vitali