I turisti alle Canarie aumentano, con grande soddisfazione di autorità, strutture ricettive e operatori del settore, ma, rovescio della medaglia, il Ministero dell’Ambiente tedesco rende noto che un volo dalla Germania alle isole equivale, in termini di emissioni inquinanti e nocive, al rilascio nell’ambiente di 1,8 tonnellate di CO2.
L’annuncio del Ministero, tradotto poi in un messaggio destinato a tutti i cittadini, sottolinea che il 97% della responsabilità della sostenibilità della meta canaria è imputabile ai turisti, come dire che essi sono i diretti responsabili, con le loro scelte, dell’inquinamento dei cieli.
Un messaggio piuttosto duro e che si può benissimo estendere ai turisti di tutto il mondo e a tutte le destinazioni turistiche: insomma, volare è il modo più rapido e spesso conveniente per raggiungere una meta.
Le cifre riguardo alle emissioni provocate da un solo volo non differiscono di tanto e, giusto per fare un altro esaustivo esempio, ogni volta che un cittadino canario vola tra le isole, produce emissioni pari a quelle prodotte da un uomo in India in un intero anno.
La questione, che lascia pochi margini di risoluzione, è stata affrontata da molte ONG che hanno cominciato a chiedere ai turisti di fare donazioni per compensare il danno ambientale che, loro malgrado, procurano.
Per le autorità tedesche il 5% di tutte le emissioni dannose per il clima in tutto il mondo sono causate dal turismo, cui si aggiunge il consumo di acqua e altre risorse nelle destinazioni dove sono presenti molte strutture ricettive.
E ancora, secondo l’agenzia federale dell’ambiente, il 75% di tutte le emissioni di CO2 provocate dal turismo, proviene dal traffico aereo.
Di contro emergono valutazioni pragmatiche, quali il fatto che, nel caso delle Canarie, non esiste altro modo per raggiungerle se non via aerea poiché, l’alternativa via mare, non solo richiederebbe almeno due mesi di ferie a disposizione ma soprattutto sarebbe solo un modo di trasferire inquinamento dai cieli alle acque.
La soluzione proposta dalla Germania, che non farà felici i tour operator e coloro che lavorano nel settore del turismo canario, è quella di ponderare destinazioni più vicine alla propria residenza, raggiungibili con voli o comunque viaggi di breve durata, e di verificare in ogni caso che la struttura ricettiva prescelta risponda a fondamentali criteri di sostenibilità non solo nei riguardi dell’ambiente, ma anche a favore dei dipendenti che vi lavorano.
Del resto gran parte dell’attività turistica delle isole Canarie è controllata da tour operator tedeschi che applicano la formula del circuito chiuso, con aerei, alberghi e trasporti terrestri promossi secondo i loro standard.
Quello che potrebbe quindi sembrare un attacco alla principale economia canaria, travestito da interesse per l’ambiente e per i lavoratori, in realtà trova fondamento nel reale problema delle emissioni di CO2 che stanno letteralmente divorando la salute del pianeta.
La Germania in breve affronta il problema, di per sé irrisolvibile, proponendo alternative più sostenibili, senza per forza suggerire di non andare più sull’Arcipelago.
E certamente, alle soglie del 2020, a meno che non si compia un balzo tecnologico che per ora leggiamo solo sui romanzi di fantascienza, nessuno rinuncerà a viaggiare.
di Ilaria Vitali