La storia delle strade di Puerto de la Cruz
Difficilmente ci si sofferma sui nomi delle strade, indispensabili punti di riferimento in ogni città e spesso relativi a personaggi storici di cui non si conosce nulla o quasi.
I nomi delle strade sono il riflesso della tradizione di un contesto urbano, derivanti da aneddoti o scelte amministrative, le cui ragioni sono spesso sconosciute agli stessi abitanti che vi risiedono; la verità è che per ognuno di essi esistono storie, segreti, talvolta espressioni popolari e decisioni di amministrazioni che hanno voluto rendere omaggio a qualche eccellenza del passato.
Puerto de la Cruz non fa eccezione e le sue strade sono associate al suo carattere di città cosmopolita, con nomi che riguardano Paesi, pittori, vulcani, fiori, comuni limitrofi, sindaci, luoghi simbolici per la cittadinanza ed eventi accaduti, come risulta da una ricerca condotta dal portuense Francisco Lasso Purriños, per il dipartimento di Statistica dell’Ayuntamiento.
In particolare 14 dei nomi delle strade di Puerto appartengono a paesi europei, come Germania, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Olanda, Inghilterra, Irlanda, Italia, Monaco, Portogallo, Svezia e Svizzera, 4 a paesi sudamericani, Colombia, Venezuela, Perù e Uruguay, e solo 1 al centro America, Guatemala.
A dispetto invece della vicinanza con il continente africano, nessuna via porta il nome di un paese dell’Africa.
E ancora: 6 strade portano il nome delle isole dell’Arcipelago, eccezion fatta, curiosamente, per Tenerife e El Hierro, e qualcosa di simile accade anche per i comuni e, dei 31 esistenti, solo 5 hanno dato il proprio nome ad una via, ovvero Adeje, Arafo, Arona, Granadilla e Tegueste.
Nessuna via o strada dedicata a Santa Cruz, nonostante questa abbia dato il nome di Puerto ad una delle sue, così come è accaduto per La Laguna, La Orotava e Los Realejos.
Riguardo alle persone, delle 92 che hanno avuto la nomina di Alcalde Real nel 1772, 90 uomini e 2 donne, solo 13 sono menzionati sulla cartina stradale, oltre a Luis de la Cruz, Felipe Machado, Leopoldo Cólogan, Francisco Afonso e Melchior Luz.
Nella scelta dei nomi, precisa lo studio, è stato considerato spesso lo stretto legame tra la città, il mare e la sua gente, come si evidenzia nel barrio di Punta Brava, dove si possono incontrare calle Balandra, Bergantín, de la Canoa, de la Corbeta, de la Fragata e del Galeón.
Pare che a metà del XX secolo, il Consistorio cominciò ad etichettare le strade di Puerto seguendo affinità tematiche, ma le ragioni di questa scelta sono tutt’ora sconosciute.
E così si trovano le strade dedicate alla pittura spagnola del periodo fine XV secolo inizio XX secolo, con nomi come Goya, Picasso, Velázquez, Zurbarán, Miró, Ribera, Dalí e Sorolla.
Stesso criterio è stato seguito in Las Adelfas con i vulcani o zone vulcaniche, utilizzando quindi Bence, Taburiente, Tigalate, Arguayoda e Ifara.
I nomi più curiosi dati alle strade di Puerto e dalle motivazioni più bizzarre, sono il Canal de Suez, il Callejón del Punto Fijo, calle del Chorro Cuaco e Camino Malteveo; in particolare per il primo caso, Canal de Suez, la strada non figura nello stradario ufficiale della città, benché sia noto a tutti che sia il prolungamento di calle Quintana fino a plaza del Charco.
Il nome fu imposto proprio dai cittadini in senso critico, riferendosi alla presenza, all’epoca, di uno scarico permanente dal centro della piazza, dove l’acqua defluiva costantemente, cosa che oggi non avviene più per effetto della nuova conformazione del tratto di strada.
Callejón del Punto Fijo si riferisce invece al fatto che, sempre all’epoca, proprio in quel punto si incontravano i venditori di frutta e prodotti della terra; Chorro Cuaco deriva dalla presenza di una fonte naturale di acqua situata nella confluenza della strada con calle Valois, fonte che si alimentava a sua volta da quella di Martiánez e che fungeva da abbeveratoio per i cavalli, los cuacos in lingua messicana.
Infine Camino Malteveo ha una storia legata a quella di un bar ubicato nella via, un tempo nota come calle Nueva; un giorno un cliente del bar, anziché pagare, chiese alla proprietaria, Lola, di fargli credito e l’altro avventore presente, un amico della donna, a lei si rivolse con l’espressione: «Mal te veo, Lola!» (ti vedo male, Lola!), a mo’ di avvertimento.
Da allora l’espressione venne talmente tanto ripetuta tra i clienti, che il bar finì per chiamarsi Malteveo e così la strada.
Franco Leonardi