Il progetto pilota Base52 del Cabildo, gestito da Cáritas, mostra come la riduzione della pressione nel settore del mercato degli affitti turistici influisca gravemente sulle famiglie a basso reddito, provocando un incremento dei casi di sfratto.
Non è una novità che Santa Cruz abbia un grave problema con gli alloggi e la scorsa settimana ha fatto notizia il caso di sfratto subìto da una giovane madre e dei suoi 3 figli dall’appartamento che avevano occupato a Ofra, alloggio di proprietà di una banca.
Ma ancora prima vi fu il caso di Carlos, con tre persone a carico, costretto a un’ordinanza di sfratto per il mancato pagamento dell’affitto a causa di una pensione ormai insufficiente a seguire le spese familiari, e quello di Pepe, che non avendo pagato la rata mesnile, è stato costretto a tornare a vivere dalla madre, Blanca Calderón.
Di fronte a un problema di questa levatura, il progetto pilota realizzato dal Cabildo di Tenerife e gestito da Cáritas, Base52, il cui obiettivo è quello di evitare il drammatico fenomeno dello sfratto, dimostra che, con risorse adeguate e un reale supporto istituzionale, si potrebbe evitare che molte persone finiscano letteralmente in strada.
Ma il progetto serve anche ad analizzare le cause che portano le famiglie a dover subire una situazione così drastica; indubbiamente la perdita dei posti di lavoro e il basso reddito sono le condizioni primarie che conducono a inadempimenti nei confronti dei contratti di affitto e di mutui e, talvolta, a occupare case di banche o sfitte.
Anche il notevole aumento del prezzo degli affitti, derivato per buona parte dalla pressione esercitata dalle case vacanza, rende estremamente difficile per le famiglie cosiddette normali, affrontare i pagamenti o cercare nuove soluzioni abitative.
Nel caso specifico di Santa Cruz, questo progetto, nato quasi un anno fa con l’obiettivo fondamentale di coprire i bisogni più immediati in termini abitativi, ha servito 233 persone, 134 adulti e 99 bambini, con un totale di 73 soluzioni alternative.
Quello di Santa Cruz è indubbiamente il comune che ha prestato maggiore attenzione alla problematica, risolvendo il 28% del totale dei casi esistenti su tutta l’isola.
Ed è grazie a questi interventi che è stato possibile sistemare 46 famiglie.
Le conclusioni di questo primo bilancio sono piuttosto devastanti e rivelatrici di gravi conseguenze che la povertà e l’esclusione provocano e delle enormi difficoltà che le famiglie in situazioni estreme si trovano a dover affrontare.
Alcuni dati, ad esempio, confermano che il grande problema dello sfratto che si sta verificando nel comune, è dovuto al mancato pagamento degli affitti privati, tanto che il 58% delle famiglie che vi sono coinvolte si è trovato senza un tetto sopra la testa.
I pignoramenti, che sono stati il 10%, le occupazione di alloggi bancari, 7%, o di alloggi pubblici, 5%, sono altre situazioni descritte nel rapporto del Cabildo.
I motivi per cui una famiglia ad un certo punto deve affrontare il rischio di perdere la propria residenza non sopraggiungono dall’oggi al domani; come dettagliato dalla Cáritas, sono le conseguenze di diversi fattori esterni e interni.
Tuttavia la conclusione cui si è giunti, è che molte delle famiglie aiutate hanno avuto un problema abitativo in seguito a un drastico cambiamento del tenore di vita, quasi sempre associato all’occupazione; sono pertanto famiglie a rischio di sfratto per mancanza di entrate economiche.
Il progetto Base52 consente altresì l’analisi delle cause che rendono difficoltosa la ricerca di una soluzione abitativa, sottolineando che esistono significative barriere in tal senso, nonostante gli interventi di solidarietà di enti come la Cáritas.
Il primo ostacolo è dato dagli affitti irregolari, legati spesso a occupazioni di pari natura; si tratta in breve di persone che hanno concesso affitti senza pretendere la soddisfazione di determinati requisiti, come quello di un lavoro sicuro del capofamiglia, oppure, al contrario, si parla di persone che affittano a famiglie pur non essendo i reali proprietari dell’immobile, contravvenendo quindi alle garanzie di stabilità e regolarità normalmente presenti.
Quest’ultimo caso lascia le famiglie in una situazione di grave impotenza, dal momento che hanno investito i pochi risparmi in caparre rivelatesi una truffa e che quindi non sono più in grado di trovare soluzioni alternative all’alloggio.
Secondo ostacolo è rappresentato dagli alloggi destinati al mercato turistico, dove i proprietari, anziché sfruttare le abitazioni per la popolazione, preferiscono immettere le stesse nel circuito delle case vacanza per quadruplicare le entrate.
Questo accade non solo nelle zone turistiche ma anche nelle zone più rurali, dove tradizionalmente vivevano i lavoratori residenti.
A queste barriere se ne aggiunge una terza, quella cioè di avere a disposizione solo un reddito limitato che deve fare i conti con gli aumenti degli affitti.
Senza considerare coloro che hanno perso il lavoro e che quindi non hanno alcun modo di trovare un alloggio, quelli a basso reddito non possono che rivolgersi a un mercato residenziale che richieda non più del 12% del reddito famigliare in termini di affitto mensile.
Il fenomeno dell’aumento dei prezzi di affitto, sottolinea la Cáritas, è particolarmente evidente al sud dell’isola, nelle aree metropolitane ma, come se non bastasse, anche i requisiti di accesso a contratti di affitto mettono a dura prova le famiglie.
I proprietari richiedono garanzie minime affinché non vi siano ritardi nei pagamenti o omissioni degli stessi, e si rifiutano di affittare a famiglie con bambini, per la falsa credenza che in caso di mancato pagamento queste non possano subire uno sfratto.
Sebbene il progetto Base52 garantisca alle famiglie senza reddito il pagamento delle prime rate dell’affitto, con la speranza che il tenore di vita dei nuclei si riprenda, permangono molte realtà a rischio di mancanza improvvisa di alloggio.
dalla Redazione