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    Il Comune di Adeje mette i sigilli al Monkey Beach Club

    La pianificazione urbanistica prevede la cessazione precauzionale dell’attività dopo che i tecnici comunali hanno constatato che i lavori di ampliamento si discostano dal progetto approvato (27 luglio 2018).

    I lavori intrapresi influiscono anche sulle condizioni di concessione della licenza originale, che ha permesso al locale di riaprire le porte alla fine di giugno.

    Il Consiglio comunale di Adeje ha ordinato il 27 luglio 2018 la cessazione delle attività e la sospensione dei lavori per il Monkey Beach Club, un luogo di svago situato sulla spiaggia di Troya.

    La misura cautelare interviene successivamente all’apertura di un fascicolo dopo che lo stabilimento ha riaperto i battenti il 17 giugno senza aver completato i lavori di ampliamento dell’impianto, anch’essi denunciati dalla Fiscalía per presunti reati di urbanizzazione.

    Il sigillo viene apposto con decreto emesso a seguito di un’ispezione effettuata dai tecnici comunali all’inizio di luglio, a seguito di un reclamo presentato dai residenti circostanti, in cui si è riscontrato che i lavori di ampliamento eseguiti dallo stabilimento si discostano dal progetto autorizzato dal governo delle Isole Canarie e dal comune di Adeje.

    I tecnici del Dipartimento di Urbanistica hanno inoltre rilevato che i lavori di ampliamento hanno interessato l’installazione, per cui hanno modificato le condizioni iniziali di concessione della licenza per l’esercizio dell’immobile, in base alle quali i proprietari hanno riaperto i battenti da metà giugno.

    Fonti ufficiali hanno confermato che i proprietari del Monkey Beach Club sono stati tenuti a “presentare la domanda per effettuare le opportune modifiche e rispettare la licenza iniziale o, in caso contrario, di riaprire il processo per ottenere un nuovo permesso comunale”.


    I proprietari dello stabilimento hanno presentato una modifica del progetto originario di espansione pochi mesi fa, ma il documento non è stato ancora autorizzato dal Dipartimento di Politica Territoriale del governo regionale, quindi non è autorizzato dal Consiglio Comunale. 

    L’azione del Consiglio Comunale arriva poche settimane dopo che la Fiscalía ha presentato una denuncia per l’espansione del Monkey Beach Club, individuando presunti crimini di sviluppo urbano dopo sei mesi di indagini preliminari in cui diverse segnalazioni sono state commissionate alla Seprona della Guardia Civil e la Polizia Locale di Adeje.

    Sebbene la licenza per i lavori di espansione sia coperta dal Piano per l’ammodernamento, il miglioramento e l’incremento della competitività turistica (PMM) di Costa Adeje, la Fiscalía vuole chiarire se l’attuale costruzione è legale o se viola le normative vigenti, in particolare la legge costiera.

    Il Monkey Beach Club sta attualmente intraprendendo un progetto per estendere la costruzione originale di due nuove altezze. I residenti che si sono lamentati ritengono che, sebbene le opere possano rientrare nel Piano di ammodernamento, non siano conformi alla Legge costiera, che è una norma che non può essere contraddetta da uno strumento di pianificazione come il PMM.

    La maggior parte della ricerca si concentra sulla conformità dei lavori di ampliamento con la legge costiera.

    In linea di principio, essi sono coperti dal PMM, che riesamina i limiti stabiliti nel Piano generale di sviluppo (PGO) e consente l’aumento di due piani in costruzione e un aumento della capacità di costruzione di oltre 600 metri quadrati.

    Il documento, che è stato approvato dal governo delle Canarie poco prima della fine della legislatura nel maggio 2015, è oggetto di ricorso presso il Tribunale Amministrativo-Contenzioso.

    Uno degli argomenti che generano dubbi giuridici nel PMM è la sua approvazione senza contare, appunto, la relazione obbligatoria e vincolante della demarcazione costiera di Santa Cruz de Tenerife, che aveva formulato una serie di osservazioni sul testo e aveva chiesto che fosse restituito, una volta corretto, per poterne trarre le conclusioni definitive, ma il governo delle Isole Canarie due giorni dopo ha dato il via libera al piano di modernizzazione di Costa Adeje.

    Il Monkey Beach Club, uno dei locali più frequentato nel sud di Tenerife, è di proprietà dei fratelli Cabrera Losada, figli dell’ex presidente dell’associazione alberghiera della provincia di Tenerife (Ashotel), José Fernando Cabrera. L’edificio originale risale al 1975 ed è stato costruito senza le necessarie autorizzazioni, nonostante abbia invaso il dominio pubblico e le sue servitù, come confermato dalla demarcazione costiera di Santa Cruz de Tenerife in un rapporto pubblicato nel mese di marzo.

    Oltre al progetto di espansione, i proprietari dello stabilimento hanno presentato un altro progetto parallelo per riformare l’area delle terrazze e migliorare l’accesso alla spiaggia, che è stato autorizzato da Costas il 1° marzo 2017. Il 6 luglio, lo stesso giorno in cui la Fiscalía ha presentato la denuncia circa l’estensione del Monkey Beach Club, il capo del Servicio de Gestión del Dominio Público Marítimo Terrestre de la Demarcación de Costas, Juan Antonio Troya, aveva certificato che l’istituzione aveva completato i lavori per migliorare una delle terrazze e gli accessi alla spiaggia.

    Il tecnico certificava che il lavoro eseguito corrispondeva al progetto autorizzato dall’ente statale nel marzo 2017.

    Ciò è importante perché una delle questioni in gioco è se lo stabilimento invade il dominio pubblico, come confermato da Costas in una relazione elaborata su richiesta della delegazione governativa.

    Secondo il parere del tecnico, è stato dichiarato che l’esecuzione del progetto presentato dai proprietari dei locali ricreativi comportava la demolizione della terrazza che superava le zone di servitù, in modo che la certificazione di Costas il 6 luglio avrebbe avallato che il Monkey Beach Club non invadeva più il dominio pubblico.

    Almeno dal punto di vista amministrativo, poiché i residenti che hanno denunciato i lavori nutrono ancora dubbi sul fatto che i lavori eseguiti abbiano demolito l’intera zona in questione.

    Il problema principale nel determinare se lo stabilimento ha rispettato l’obbligo di rendere l’area di pubblico dominio è che non esiste alcun documento di riesame prima dell’inizio dei lavori, che avrebbe consentito la delimitazione delle aree di servitù e della linea demaniale.

    Redazione

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