L’Arcipelago delle Canarie rappresenta la comunità con la più grande economia sommersa di tutta la Spagna, al di sopra quindi della media nazionale e con una perdita vicina al 23%, equivalente al 6% del Prodotto Interno Lordo.
Questo è quanto risulta dallo studio Economía sumergida y fraude fiscal en España, preparato e pubblicato da Funcas, raccogliendo dati da una dozzina di altri studi circa l’economia sommersa in Spagna rispetto ad altri paesi.
Lo studio di Funcas conclude che in Spagna il fenomeno è aumentato tendenzialmente negli anni ’80 e nella prima metà degli anni ’90, parallelamente alla normalizzazione della pressione fiscale del paese nello scenario internazionale.
Da quel periodo in poi, praticamente tutti gli studi effettuati sull’economia sommersa collocano quella spagnola al di sopra della media dei paesi dell’OCSE e della UE15.
Il livello della pressione fiscale inoltre è relativamente distante rispetto a quello dei partner della Comunità Europea e molto lontano da quello dei paesi dell’Europa Settentrionale, come la Danimarca, rivelando pertanto un certo disallineamento tra il livello di pressione fiscale e richieste di spesa pubblica dei cittadini.
In questo senso lo studio sottolinea che il livello di spesa pubblica non finanziaria, inclusa la Seguridad Social, è del 41% stando ai dati OCSE, rispetto ad una riscossione reale sul PIL del 33% e una potenziale riscossione del 41%.
Combinando entrambe le percentuali, l’effettiva riscossione sul potenziale è dell’80%, dato che implica un deficit fiscale del 20%.
Il rapporto indica anche quali sono le regioni spagnole con la più alta percentuale di economia sommersa nel 2012, ovvero: Extremadura (29,1%), Andalucía (27,3%), Castilla-La Mancha (27,2%) e Canarie (26,1%), seguite da Comunidad Valenciana (24,8%), Castilla y León (24,7%), Murcia (24,6%) e Asturias (24,3%).
Le regioni con il livello più basso sono state invece Navarra (18%), País Vasco (17%) e la Comunidad de Madrid (16,2%).
Stefano Ferilli