Il nome del fenomeno è nuovo, chemsex, ma il suo significato rimanda a comportamenti sessuali in voga ai tempi della Grecia antica, orge alimentate da droghe e, spesso, anche da alcol.
Quello che differenzia il chemsex di oggi dal passato è la presenza di sostanze estremamente pericolose, come mefedrone, metanfetamina, Gamma Idrossibutirrato, cocaina, MDMA, poppers e altre droghe che, favorendo la disinibizione, portano ad un comportamento sessuale promiscuo, causa di trasmissione di malattie come HIV.
La diffusione di festini a base di stupefacenti in Europa preoccupa la comunità medica che, dopo approfondite ricerche, ha individuato in alcune città della Spagna i numeri più elevati di persone che hanno ammesso di praticare abitualmente il chemsex.
Lo studio effettuato da un team di medici spagnoli specializzati in malattie infettive sessualmente trasmissibili, è stato accompagnato da un questionario composto da 99 domande sul tema chemsex, aventi la finalità di sensibilizzare sui pericoli dell’uso di droghe illegali prodotte in laboratorio per prolungare o migliorare il sesso e sui gravi rischi derivanti dal sesso promiscuo non protetto.
Ignacio Pérez, medico dell’ospedale universitario di La Paz di Madrid e autore dello studio, avrebbe ammesso ad una nota radio nazionale che la Spagna è di fronte a un’epidemia, sottovalutata, di proporzioni preoccupanti.
Secondo la ricerca, tra il 29 e il 37% delle persone che praticano chemsex in Spagna è sieropositivo e non usa protezioni durante i rapporti.
Ma quel che è peggio, sottolinea Pérez, è che il mix di droghe utilizzato durante queste orge sta cominciando a mostrare le prime conseguenze a livello psichico: disturbi psicotici, schizofrenia e depressione acuta sono tra le più evidenti.
L’utilizzo di droghe nel chemsex, precisa poi, non è vissuto come tossicodipendenza bensì come tendenza.
La maggior parte dei soggetti coinvolti sono cittadini spagnoli, per un 71,6%, omosessuali per il 96%, single per il 61%, con istruzione universitaria per il 67,9% e con buoni posti di lavoro per l’83,5%.
A sorprendere forse è più l’età media, 35 anni.
Il consumo di queste droghe sintetiche per scopi sessuali è tra il 4 e il 16% nelle città europee, ma Madrid, Valencia e Barcellona detengono i tassi più elevati di tutta Europa.
A facilitare il chemsex, dicono gli esperti, è sicuramente la crescente popolarità di app come Tinder, Grinder e Scruff che hanno reso molto più agevole l’incontro sessuale, benché, come precisa Pérez, vi siano molti soggetti che praticano sesso on line o di coppia con l’ausilio dei mix di stupefacenti.
Solo a Barcellona un ospedale ha deciso di aprire una unità di assistenza per chi pratica chemsex, il Clínic, ma Pérez sottolinea che in generale esiste una grave carenza di servizi per la salute mentale in tutto il sistema sanitario del paese.
Michele Zanin