Apro il mio primo c/c a Tenerife presso la UNA BANCA nel 1998 (allora solo…), presentato al direttore della filiale da un avvocato italiano già residente.
Grandi sorrisi, abbracci e nuova amicizia.
Nel 2001 compro casa dalla società SOCAS e accetto di rilevare il mutuo sull’appartamento presso la UNA BANCA, dove naturalmente apro un nuovo c/c.
Dopo due anni decido di saldare il mutuo e chiudere il c/c.
Il direttore, visto che sto aprendo un’attività nuova, che secondo regole Canarie sarà motivo di nuovo lavoro per i residenti, mi chiede di fare la domanda di sovvenzione agevolata all’acquisto di tutto ciò che mi necessita, stessa cosa che mi ha proposto l’associazione canaria di piccoli imprenditori.
Rifaccio decine e decine di copie delle fatture e presento la domanda.
Dopo pochi mesi, dalla sede della UNA BANCA di Gran Canaria, mi viene respinta la domanda, perché non si fidano di una nuova azienda, ancora da valutare se positiva o meno e naturalmente di un italiano.
Cado dalle nuvole: loro mi hanno chiesto di aderire a questa sovvenzione per nuove imprese e ora mi bocciano perché sono una nuova impresa!!!
Chiudo il c/c e passo alla UNA BANCA, dove la direttrice mia cliente, mi propone l’apertura di un c/c e mi concede senza alcuna garanzia da parte mia un fido di € 20.000 perché dopo due anni di attività e frequentandomi come cliente è sicura della mia solvibilità.
Due anni prima, con la UNA BANCA e l’azienda spagnola con sede a Saragozza e Marbella compro tutte le attrezzature da quest’azienda che, a livello nazionale, viene finanziata dalla sede UNA BANCA di Madrid che finanzia questi acquisti senza chiedere ulteriori garanzie, se non di pagare il tutto in cinque anni con interessi in ragione di € 50.000 di costo attrezzature e € 10.000 di interessi per un totale di € 60.000.
Firmo il contratto in banca con il mio “amico” direttore e il responsabile commerciale del fornitore.
Però il mio “amico” direttore non si fida di quello che dicono alla sede di Madrid e mi chiede di firmare una garanzia del debito che mi sto accollando.
Rispondo che non voglio fare un mutuo sull’attività, e anche che ne ho appena chiuso uno sulla casa con UNA BANCA.
Mi assicura che è una formalità maggiore di sicurezza per la sua filiale.
Mi fido e firmo.
Dopo due anni mi accorgo che sulla mia casa, ormai libera da ipoteca UNA BANCA di € 150.000, grava una nuova ipoteca di € 90.000 a vantaggio della UNA BANCA.
Mi rivolgo al direttore per una spiegazione e candidamente lui, il mio “amico”, mi dice che di fregature dagli italiani, negli anni precedenti, le banche di Tenerife ne hanno prese parecchie, per cui vale il detto “per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”.
Torno alla UNA BANCA e la mia “amica cliente” mi dà una storica notizia.
Le banche minori spagnole come la sua e la UNA BANCA, verranno inglobate in una nuova grande banca: la UNA BANCA.
Mi propone come grande favore fattomi per essere un buon cliente di acquistare le nuove azioni, ma non più di € 3000 perché deve dare tale opportunità a molti clienti fedeli come me.
Passato meno di un anno, scandalo nazionale, le azioni della UNA BANCA perdono il 99% del loro valore e i miei € 3000 sono ridotti a meno di € 3.
Tutti gli investitori fanno causa nazionale contro il presidente di UNA BANCA, che naturalmente ha ricomprato a questo prezzo quante più azioni possibili, arricchendosi spudoratamente alle spalle dei suoi stessi clienti.
Anni dopo, la causa è stata vinta e sono stati restituiti gli € 3000 più interessi dell’1,5% annui, mentre il presidente, credo che stia marcendo nelle regali galere spagnole.
Mancherebbe la banca UNA BANCA, ma è talmente piccola la sua negligenza nei miei confronti, rispetto a quanto fattomi dalle altre che non vale la pena menzionarla.
Rispetto all’Italia, cosa c’è di nuovo?
Nulla, tutto il mondo è uguale: i ladri e disonesti si trovano tutte le latitudini, anche a Tenerife.
(lettera firmata)
(NdR Benedetta la privacy, che PROTEGGE le povere banche che ne hanno TANTO bisogno)