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    Il nord di Tenerife, una lunga agonia di un’area abbandonata a sé stessa

    Tenerife ha una doppia faccia, un sud vivace e dinamico con il turismo che paga tutti gli interventi di migliorie (quasi ndr) di strade e infrastrutture, e un nord che, nell’abbandono da diverso tempo da parte di autorità e istituzioni, sopravvive in una lenta e inesorabile agonia.

    Dal momento in cui Isidoro Luz Cárpenter ha lasciato la presidenza del Cabildo negli anni ’60, il nord dell’isola ha iniziato un forte declino testimoniato principalmente dalla mancanza di una struttura ospedaliera completa, da trasporti carenti e da strade che ogni giorno sono protagoniste di crolli e franamenti.

    Così, mentre il sud aumenta la propria forza, il nord arranca con i suoi alberghi antiquati, la mancanza di investimenti, le strade interrotte o precarie e, soprattutto, la mediocrità dei suoi governanti, con alcune sporadiche eccezioni.

    Provare per credere.

    Andare a Santa Cruz da Icod, in un qualsiasi giorno della settimana, nell’orario compreso tra le 7 e le 9 del mattino, è un autentico incubo: colonne interminabili di auto, milioni di euro di benzina al vento e imprecisate ore di lavoro perse.

    Un efficace trasporto pubblico potrebbe essere la soluzione, anche se il tanto dibattuto treno non verrà mai realizzato, visto che il Cabildo di Tenerife eccelle nelle parole ma non nei fatti.

    Ma questa pare essere storia vecchia: il porto richiesto a Puerto de la Cruz dal re Alfonso XIII nel 1906 deve ancora veder posata la sua prima pietra, sicché…


    Il presidente del Cabildo Alonso ogni volta che visita Puerto sciorina promesse, che puntualmente disattende.

    Il Consorzio per la riabilitazione della città, che vede la compartecipazione di Ayuntamiento, Cabildo e Gobierno, è accusato di mancanza di dinamismo.

    E quanto ai lavori, già iniziati, della nuova stazione di guaguas, del centro commerciale e di un nuovo parcheggio, non sembrano avanzare con grande lena.

    Poi ci sono le opere in eterna esecuzione, come l’estensione del Jardín Botánico de Aclimatación, struttura nata dal marchese di Villanueva del Prado, che è da anni paralizzata; il progetto di ampliamento del nuovo edificio per i turisti, bello, originale, a firma degli architetti Pastrana, Artengo e Menis, è letteralmente finito sotto all’uscio.

    Perfino l’Istituto Canario di Ricerche Agrarie, di proprietà del Gobierno, si chiede se quel progetto esista ancora; l’istituto è proprietario del giardino nonché responsabile della sua espansione e le opere, costate diversi milioni di euro, sono congelate.

    Gli stessi tecnici, ormai privi di entusiasmo, sono restii a parlarne.

    di Ilaria Vitali

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