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    Cristoforo Colombo testimone di un’eruzione vulcanica alle Canarie

    Quando si recò nel Nuovo Mondo, Cristoforo Colombo mentre si trovava nei pressi dell’isola di Tenerife assistette ad un’eruzione vulcanica nelle Isole Canarie.

    Era l’agosto del 1492 quando egli vide un’imponente colonna di fumo uscire non dal Teide, come sarebbe logico pensare, bensì dal Boca Cangrejo.

    I professori Carmen Romero-Ruiz, Esther Beltran-Yanes, Javier Doniz-Paez e Rafael Becerra-Ramirez, rispettivamente del Dipartimento di Geografia e Storia, Università di La Laguna, Istituto Volcanológico Isole Canarie, e del Dipartimento di Geografia e del Territorio dell’Università di Castilla-La Mancha, hanno presentato alcune conclusioni circa la conoscenza all’epoca del fenomeno, durante una conferenza sul tema tenutasi a Napoli.

    Cristoforo Colombo potrebbe avere avuto modo di riconoscere il fenomeno poiché nel periodo tra il 1439 e il 1444 si registrò una grande eruzione vulcanica nelle Azzorre e nel 1460 una, non scientificamente accertata, a San Miguel.

    Il fatto che vennero annotate poi le fiamme dell’Etna in Sicilia nei suoi diari di bordo, ha portato gli studiosi a supporre che tutto l’equipaggio fosse a conoscenza dell’esistenza di tali manifestazioni naturali.

    Colombo nel 1492, mentre attraversava l’Arcipelago, si trovò a Tenerife quando avvenne una grande esplosione che provocò incendi diffusi dei boschi, così come testimoniato dal diario di Frate Bartolomé de las Casas, che riporta che l’ammiraglio ebbe modo di vedere con i propri occhi la potenza e insieme la meraviglia dell’eruzione.

    Più precise le annotazioni di Hernando Colón nelle sue Historias del Almirante, della primavera del 1571, dove riprende lo stesso fenomeno aggiungendo che l’ammiraglio decise di tornare il 23 di agosto a Gran Canaria con due imbarcazioni.


    Il giorno seguente egli navigò nelle acque dell’Arcipelago, trascorrendo la notte vicino a Tenerife, dalla cui sommità i grandi lampi provocarono stupore e meraviglia nell’equipaggio.

    E così gli scienziati canari ricordano che le prime notizie scritte sull’attività vulcanica dell’isola di Tenerife sono anteriori alla sua conquista, ovvero nel 1497 da parte di Alonso di Plasencia, tra il 1490 e il 1491 da Cristoforo Colombo e nel 1495 da parte di Andrés de Bernáldez.

    Il cono di cenere di Boca Cangrejo è dove ebbe origine la prima eruzione di Tenerife ed è situato all’interno dei 4 km quadrati dove si registrarono diverse eruzioni tra il 1706 e il 1909.

    Ma ancora il professor Juan Carlos Carracedo in uno studio pubblicato nel 2007, indica che il 24 agosto del 1492, lo stesso giorno in cui Colombo affermò di avere visto le fiamme sprigionarsi dalla sommità di Tenerife, l’ammiraglio tornò a Gran Canaria dopo avere inviato un messaggio a Pinzón che lasciò giorni prima La Gomera, anch’esso alla volta di Gran Canaria.

    Durante la traversata incontrò il messaggero che non riuscì ad approdare sull’isola a causa di improvvisi e inaspettati venti contrari.

    Secondo Carracedo quindi durante le settimane che precedettero l’arrivo di Colombo alle Canarie e fino a quelle successive alla sua partenza, i venti o furono contrari o non furono affatto presenti, ostacolando così la navigazione.

    Egli sostiene che è logico pensare che l’eruzione abbia causato grandi incendi boschivi per le colate di lava scese sulle pendici del vulcano, modificando così il clima.

    Franco Leonardi

     

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