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    Spigolature di gennaio, Cherofobia

    “Sopra la città” – Marc Chagall

    La Cherofobia è l’avversione alla felicità, un atteggiamento per cui gli individui evitano deliberatamente le esperienze che danno emozioni positive o di gioia.

    I motivi che costoro adottano sono molteplici: credere, ad esempio, che essere felici provoca eventi negativi, credere che la felicità renda cattive le persone, credere che esprimere felicità provochi l’invidia degli altri, ecc. Quello che spaventa di più i cherofobici è la loro luce, preferiscono la loro ombra.

    Ipotizziamo che le Canarie siano “il paradiso” che alcuni idealizzano, luogo di gioie e felicità.

    Quasi certamente uno dei motivi per non attivarsi ad andare a vivere nelle isole è la paura della propria incompetenza che potrebbero avere nell’affrontare un posto nuovo, vivere positivamente altre abitudini, interagire con persone di una cultura diversa.

    Queste persone fanno loro il “Principio di Peter” che recita: “In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza”.

    Cioè una persona è competente quando ha un compito che da anni è capace di svolgere, ma se viene spostata in una situazione diversa diventa incompetente in rapporto al nuovo compito.

    Oppure, un altro motivo, è che hanno paura di apparire felici temendo di dover subire delle ritorsioni da parte da chi non lo è.


    Dovrebbero comunque valutare, se proprio gli serve, che mettersi in testa di essere felici non significa non avere problemi (magari!), ci sarà sempre qualche imprevisto, qualche muro da superare; la totale felicità non esiste.

    Il mondo intorno a noi è talmente negativo che “ammettere” di essere felici può sembrare quasi offensivo verso chi soffre o, al contrario, temere che la gente possa essere, come dicevamo, invidiosa e rovinare il loro stato di gioia.

    In questo caso la felicità che conquistano devono sfruttarla come una forza, e farla rimanere salda e positiva. Piuttosto, con la positività, con la loro gioia, contagiare gli altri.

    La felicità non è “un’ubriacatura”, non devono quindi viverla come una tempesta emotiva che li sommerge passivi. La felicità è una scelta ragionata e creata con sicura determinazione.

    Da ricordare ciò che scrisse Khalil Gibran, “Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno”.

    Andrea Maino

     

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