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    L’UE contro i passaporti e i visti “d’oro” (AISE)

    programmi di soggiorno e di cittadinanza che alcuni stati membri dell’Unione Europea attuano per attrarre investitori sono “rischiosi” sia per la sicurezza che perché possono favorire reati quali il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale e la corruzione all’interno di tutta l’Unione.

    Questo, in estrema sintesi quanto emerge dalla relazione con cui la Commissione Europea fa il punto sui cosiddetti “passaporti d’oro”, cioè i programmi di cittadinanza per investitori attuati da Bulgaria, Cipro e Malta, e sui “visti d’oro”, cioè i programmi di soggiorno che 20 stati membri – tra cui l’Italia – destinano agli investitori. 

    Secondo la relazione, i rischi sono aggravati da una mancanza di trasparenza nella gestione dei programmi e dalla mancanza di cooperazione tra gli Stati membri.

    “Il soggiorno legale nel territorio dell’UE e nello spazio Schengen dà diritti e privilegi che non dovrebbero essere oggetto di abuso”, sostiene Dimitris Avramopoulos, Commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza.

    “Gli Stati membri sono tenuti a rispettare e applicare costantemente e integralmente i meccanismi di controllo obbligatori – e i programmi nazionali di soggiorno per gli investitori non dovrebbero costituire un’eccezione.

    Il lavoro fatto insieme negli ultimi dieci anni per aumentare la sicurezza, rafforzare le nostre frontiere e colmare le lacune in materia di informazione non dovrebbe essere messo in pericolo.

    Monitoreremo la piena conformità con il diritto dell’UE”.


    Divenire cittadini di uno Stato membro, ricorda Vera Jourová, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, “significa anche divenire cittadini dell’UE con tutti i diritti che ne derivano, tra cui la libertà di circolazione e l’accesso al mercato interno.

    Le persone che ottengono una cittadinanza dell’UE devono avere un legame effettivo con lo Stato membro che la rilascia.

    Vogliamo una maggiore trasparenza sul modo in cui la cittadinanza degli Stati membri è concessa e una maggiore cooperazione tra gli Stati membri.

    Non dovrebbero esservi punti deboli nell’UE di cui approfittare per scegliere il programma più favorevole”.

    Programmi di cittadinanza per investitori (i “passaporti d’oro”)

    Tre Stati membri dell’UE (Bulgaria, Cipro e Malta) attuano programmi che concedono la cittadinanza del paese agli investitori a condizioni meno stringenti dei normali programmi di naturalizzazione.

    In questi tre Stati membri non vige l’obbligo per gli investitori di risiedere fisicamente nel paese, né quello di avere legami effettivi prima dell’ottenimento della cittadinanza.

    Questi programmi sono spesso pubblicizzati come un mezzo per acquisire la cittadinanza dell’Unione insieme ai diritti e ai privilegi ad essa associati.

    Nella sua relazione, la Commissione ha individuato quattro punti critici.

    Sicurezza: le verifiche cui sono sottoposti i richiedenti non sono sufficientemente rigorose e i sistemi d’informazione centralizzati dell’UE, come il sistema d’informazione Schengen (SIS), non sono utilizzati sistematicamente, come è invece previsto;

    Riciclaggio di denaro: sono necessari migliori controlli per garantire che le norme in materia di antiriciclaggio non vengano eluse;

    Evasione fiscale: sono necessari monitoraggio e comunicazione per far sì che singole persone non approfittino di questi programmi per beneficiare di norme fiscali vantaggiose;

    Programmi di soggiorno per investitori (i “visti d’oro”)

    Pur differendo dai programmi di cittadinanza per quanto riguarda i diritti concessi, anche i programmi di soggiorno presentano seri rischi per la sicurezza a livello sia degli Stati membri che dell’UE nel suo insieme.

    Un permesso di soggiorno valido dà ai cittadini di paesi terzi il diritto di soggiornare nello Stato membro in questione, ma anche di circolare liberamente nello spazio Schengen.

    Mentre il diritto dell’UE disciplina le condizioni di ingresso per determinate categorie di cittadini di paesi terzi, il rilascio dei permessi di soggiorno per investitori non è attualmente disciplinato a livello dell’UE e resta di competenza nazionale.

    Attualmente 20 Stati membri dispongono di tali programmi, ovvero: Bulgaria, Cechia, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Regno Unito.

    Nella sua relazione, la Commissione ha individuato tre punti critici.
    Verifiche di sicurezza: il diritto dell’UE impone alcune misure di sicurezza che devono essere eseguite prima del rilascio di un visto o di un permesso di soggiorno a investitori stranieri.

    Non sono tuttavia disponibili informazioni sull’attuazione pratica di tali misure né sulle modalità con cui gli Stati membri affrontano in maniera discrezionale i relativi problemi di sicurezza;
    Requisito del soggiorno fisico: i permessi di soggiorno ottenuti in virtù degli investimenti, che prevedono soltanto un obbligo di soggiorno limitato o che addirittura non prevedono alcun obbligo di soggiorno per l’investitore nello Stato membro in questione, potrebbero avere un impatto sull’applicazione dei diritti associati allo status di soggiornante UE di lungo periodo e rappresentare una procedura accelerata per ottenere la cittadinanza dello Stato membro in questione e quindi quella dell’UE;
    Mancanza di trasparenza: la relazione sottolinea una mancanza di trasparenza e di controllo dei programmi, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio, e l’assenza di statistiche sul numero di persone che ottengono un permesso di soggiorno nell’ambito dei programmi.
    (aise) 

     

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