Il numero crescente di immigrati giunti a Tenerife è troppo per il CIE, il Centro de Internamiento di Hoya Fría, Santa Cruz, che, da alcuni mesi, ha lasciato letteralmente in strada almeno un centinaio di senzatetto arrivati via mare.
L’Ayuntamiento della capitale dell’isola ha richiesto espressamente al Gobierno la creazione della figura del Commissario per l’Accoglienza degli Immigrati, così come l’apertura di nuovi centri specializzati.
Fino ad ora l’IMAS, Instituto Municipal de Atención Social, ha registrato circa 100 immigrati che, dopo aver osservato il periodo obbligatorio di internamento pari a 40 giorni, si sono riversati a Santa Cruz senza alcun appoggio o direttiva; i dati dell’IMAS sono stati raccolti, insieme a quelli del CEAR (Comisión de Ayuda al Refugiado), in una relazione presentata al Gobierno nel corso di una riunione sul tema, al fine di dimostrare l’effettiva necessità di risorse che Tenerife e tutte le isole hanno in questo particolare momento.
Secondo i dati, sarebbero 30 le persone che si sono rifugiate in una pensione di Santa Cruz e 60 quelle che si sono presentate per mangiare senza richiedere un posto dove dormire.
L’evidente situazione di disagio e di confusione in cui versano gli immigrati che arrivano a Tenerife, ha precisato il responsabile degli Affari Sociali Oscar García, è unica in Spagna, dove i centri per accoglienza, come quelli ad esempio in Andalusia, non solo forniscono alloggio, ma anche informazioni e consigli per poter trovare alloggi e cibo.
A segnalare per prima l’emergenza sociale è stata la Caritas, sottolineando che il CIE di Hoya Fría da solo non può rispondere all’aumento di immigrati sull’isola; alcuni di essi, nell’ultimo periodo, avrebbero trovato rifugio al centro Café y Calor per evitare di dormire in strada.
Queste persone, oltre a non possedere documenti e denaro, non conoscono nemmeno la lingua spagnola.
Ma per tutti coloro che non rimediano un alloggio, è il Parque La Granja e il Pancho Camurria che diventano dormitori di fortuna, e con una media compresa tra gli 8 e i 10 immigrati a settimana che arrivano a Tenerife, la situazione rischia di diventare seriamente drammatica.
Secondo la Cáritas il problema di Santa Cruz deve essere risolto sia dal Cabildo che dal Gobierno dell’Arcipelago, con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni e l’inserimento di un ente che controlli il via e vai continuo delle persone.
Hoya Fría è l’unico centro di tutte le isole Canarie che rimane aperto, dopo la chiusura di quello di Fuerteventura e i lavori in corso in quello di Gran Canaria; al momento sono circa 200 le persone alloggiate, un numero nettamente inferiore a quello relativo al totale degli immigrati presenti nell’Arcipelago.
Michele Zanin