Registrato come il più forte degli ultimi 30 anni, il terremoto che si è verificato nei giorni scorsi nella faglia tra Tenerife e Gran Canaria ha spinto il Gobierno a convocare un comitato scientifico, Comité Científico del Plan Special de Protección Civil y Atención de Emergencias por Riesco Volcánico (Pevolca), per stabilire fin da subito un protocollo di evacuazione in caso di ulteriore scossa o di eruzione vulcanica.
Il terremoto di magnitudo 4.4 scala Richter secondo i rilievi della Red Sísmica Canaria, (4.2 secondo l’Instituto Geográfico Nacional), è stato avvertito da buona parte della popolazione di La Matanza, Tacoronte, La Laguna, Güímar, Santa Cruz de Tenerife, Candelaria, Fasnia, Arico e Granadilla, ma fortunatamente non ha provocato incidenti o danni a cose e persone; gli scienziati hanno ammesso che la scossa rientra nel normale movimento sismico della faglia esistente tra le isole di Tenerife e di Gran Canaria, dove si trova un enorme vulcano, l’Enmedio, che seppur attivo risulta al momento quiescente.
Le autorità hanno precisato alla popolazione che la scossa di terremoto è stata di 80 volte inferiore rispetto a quella considerata per la costruzione di immobili antisismici alle Canarie, ma la percezione generale ha destato non poco allarme nei cittadini che hanno tempestato di telefonate i centralini dell’IGN.
La zona di origine del terremoto è ben nota ai sismologi, visto che già nel 1989 una scossa di magnitudo 5.2 scala Richter spaventò la popolazione e un anno fa i ricercatori Isabel Blanco dell’Università di Burgos, Fuensanta G. Montesinos e José Arnoso della Complutense di Madrid, pubblicarono sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, i risultati di uno studio eseguito sui dati reperiti nell’Arcipelago dall’IGN negli anni 90.
Gli studiosi nella ricerca hanno dimostrato l’esistenza di un grande corpo roccioso nella parte sommersa del nord ovest di Gran Canaria, caratterizzato da polarità inversa rispetto all’orientamento magnetico attuale della Terra e da una dimensione pari a un quinto della dimensione dell’isola.
L’enorme montagna che si trova nelle acque di Gran Canaria ha un volume tra i 35mila e i 40mila km cubi, quando l’isola che emerge per 2.000 metri sopra il livello del mare rappresenta solo il 2% della sua massa totale.
Il tipo di forma geometrica allungata e stretta, che si estende dal fondo del mare fino a 6.000 o 13.000 metri in profondità, ne suggerisce un’origine vulcanica, quando il magma fuoriuscì durante la formazione dell’isola di Gran Canaria in un’era dove la Terra aveva una polarizzazione inversa rispetto a quella attuale.
L’articolo suscitò un lungo dibattito circa il meccanismo geologico alla base dell’origine dell’Arcipelago, da alcuni vista come il risultato dell’affioramento di magma dalla crosta terrestre e da altri come la conseguenza di movimenti tettonici di quest’ultima.
Benché la prima spiegazione sia la più accreditata, l’esistenza di questa grande faglia alimenta il dibattito sulla seconda spiegazione, in quanto strettamente legata in qualche modo alla cordigliera di Atlas o Medio Atlante, fatto che spiegherebbe la rapida crescita di alcune delle isole dell’Arcipelago per effetto dei movimenti tettonici.
Già nel 1971 i britannici Bosshard e MacFarlane intuirono l’esistenza di questa faglia dopo uno studio gravimetrico, mentre per quanto riguardo il vulcano Enmedio, esso è situato nella zona conosciuta come Canal Anaga-Agaete, a 25,47 km da Tenerife e 36,2 da Gran Canaria.
La sua base è enorme, corrispondente a 539 campi da calcio, la sua profondità è di 1.630 metri alla sua sommità e di 2.100 metri alla base, con un’altezza massima di 470 metri.
Il Pevolca non sembra tuttavia particolarmente turbato e ha affermato che un terremoto come quello verificatosi nell’ultimo periodo, e preceduto da scosse di lieve entità, non solo è considerato normale, ma è destinato a ripetersi ancora nel futuro.
Al fine di garantire la sicurezza della popolazione, seguiranno incontri tra il Pevolca e il vice Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Blanca Pérez, per stabilire misure da adottare in caso di emergenza.
Franco Leonardi