Il business del caffè sta attraversando un momento di forte espansione, soprattuto nel mercato del caffè fresco e istantaneo, con un fatturato di 80.000 milioni di euro in tutto il mondo, cifra che è l’espressione di una crescita pari al 25% negli ultimi 5 anni.
Ma le previsioni, secondo la società di ricerche di mercato Euromonitor International, mostrano una tendenza all’incremento nel prossimo quinquennio di un +16%.
Ovviamente a fronte di questo boom, marchi famosi come Lavazza e Illy si sono improvvisamente trovati a competere con colossi come Nestlé e Starbucks, quest’ultimo un vero e proprio must a livello internazionale, con punti di ristoro sempre affollati e di forte attrattiva.
Alle Canarie il leader del caffè Tirma commercializza da diversi anni una propria gamma di capsule adattabili, mostrando un certo impegno nel tentare di mantenere un ruolo di competitor a fianco degli altri operatori.
In realtà gli osservatori dell’Unione Europea molto attenti ai movimenti societari che si sono attivati nel settore del caffè, hanno rilevato che una peculiare attività di protezione contro i competitor stranieri è stata adottata dall’Italia, paese grande consumatore e produttore di caffè grazie a una lunga tradizione basata sulla qualità e sul processo di vendita del prodotto, supportato nell’ultimo periodo dall’industria.
Lo slancio proveniente da grandi multinazionali come la Nestlé, con sede in Svizzera e rappresentante di quasi un quarto del mercato mondiale del caffè fresco e istantaneo (con esclusione del caffè venduto nelle caffetterie), ha cambiato significativamente le carte in tavola per l’Italia, che ha dovuto gioco forza adattarsi alle nuove esigenze per poter continuare a competere nel settore.
E se Nestlé risulta ben piazzata nel mercato, a marzo di quest’anno JAB, divisione di Jacobs Douwe Egberts, società europea che è entrata prepotentemente nel mercato delle piscine con i propri prodotti chimici, ha deciso di puntare sul caffè partendo dall’America, con l’acquisizione di importanti società statunitensi che operano nella produzione e commercializzazione del caffè in bottiglia o lattina, in quello venduto nelle grandi catene come Starbucks e infine in quello in capsule per le abitazioni.
JAB, attualmente, è al secondo posto del mercato del caffè mondiale, seguito da Lavazza e Starbucks Corporation; in realtà Lavazza e Illy non sono state certo a guardare.
Lavazza ha acquisito il business del caffè da Mars Inc. per 600 milioni di euro, compreso i debiti, mentre Illy ha annunciato recentemente che JAB e Krispy Kreme, oltre ad altri marchi statunitensi, cominceranno a vendere le capsule Illy che funzionano sulle Nespresso.
Quindi se qualcuno inizia a scommettere sul caffè adesso, molti stanno cercando di competere con innovazione e strategie particolari di marketing, consolidando formule di successo, come ad esempio Starbucks con la recente apertura del punto vendita di Milano.
I millennials del resto, i giovani nati tra la metà degli anni ’80 e i primi anni del 2000, sono tra i maggiori consumatori di caffè, pur con richieste ed esigenze particolari, come l’ormai celebre frappuccino di provenienza statunitense.
Differenziazione di prodotti, ricerca di nuove miscele e coinvolgimento di più nicchie di consumatori sono alcuni degli strumenti che oggi i grandi protagonisti del settore utilizzeranno per cavalcare il boom del caffè.
Ilaria Vitali