7 mesi consecutivi con una maggior presenza di banane rispetto al platano
Il mercato peninsulare ha registrato già 7 mesi consecutivi con una maggior presenza di banane rispetto al platano canario che, con un range tra il 42 e il 59%, ha raggiunti i minimi storici.
I produttori locali hanno ridotto, da maggio a novembre 2018, le spedizioni del 7,6%, pari a 27 milioni di chili in meno rispetto ad analogo periodo del 2017, e di contro la frutta importata è cresciuta del 18%, con 51 milioni di chili in più.
Insomma: il platano perde in casa propria, lasciando spazio alla banana originaria di paesi al di fuori dell’Unione Europea.
Secondo dati più precisi dell’Agenzia delle Dogane e delle Imposte Speciali dello Stato, nel 2018 le Canarie hanno immesso sul mercato 30.021 tonnellate di platano, ma sono state 33.374 quelle di banane importate.
Poiché per le ri-esportazioni, ovvero la frutta che entra in Spagna e poi viene inviata in altri paesi comunitari, nello stesso periodo si sono raggiunte le 10mila tonnellate, l’offerta disponibile apparente si è attestata alle 53.400 tonnellate, come spiega l’economista Juan S.Nuez nel suo blog Hojas Bananeras.
Dal confronto dei registri di novembre e dicembre 2018, risulta che i volumi arrivati alle Canarie sono aumentati dell’1,75% e che le importazioni sono diminuite del 3,98%; poiché i rendimenti hanno indicato un aumento del 34,28%, l’offerta disponibile apparente è stata del 6,02% inferiore a novembre 2018 rispetto allo stesso mese del 2017.
Se si analizza quello che è accaduto nel mercato spagnolo delle banane negli 11 mesi del 2018, si scopre che i consumatori hanno avuto a disposizione 18.974 tonnellate in più rispetto allo scorso anno, questo perché 27.078 tonnellate di platano in meno sono state inviate dall’Arcipelago a causa di problemi meteorologici che hanno causato un calo di produzione.
Il settore canario del platano è ovviamente in allarme, considerando che quello che era uno dei motori trainanti dell’economia prima dell’avvento del turismo, ora, sebbene in ambito europeo, è stato schiacciato dalle politiche comunitarie che sembrano operare a sfavore dei produttori del territorio.
Redazione