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    Prostituzione: alle Canarie oltre 3.000 donne esercitano la professione

    Sarebbero oltre 3.000 le donne che alle Canarie esercitano la prostituzione, per lo più straniere provenienti da America Latina, Africa ed Europa orientale, ma anche spagnole.

    I dati forniti dal primo rapporto realizzato sulla prostituzione, a cura dell’Università di La Laguna e concluso nel 2016, sono stati presentati alla commissione di Gobierno del Parlamento delle Canarie dalla professoressa di Sociologia e Antropologia Esther Torrado.

    La prosecuzione di questo lavoro, resa possibile con il coordinamento della Torrado, ha approfondito la percezione sociale riguardo al fenomeno e ha incluso un’analisi della domanda di prostituzione nell’Arcipelago, focalizzando l’attenzione su un altro fenomeno piuttosto ricorrente e relativo al ritenere normale la violenza sessuale a cui le donne che si prostituiscono sono sottoposte.

    La Torrado ha precisato che la maggior parte delle prostitute delle isole sono o sono state vittime di violenza sessuale da parte di ex partner o protettori e molte hanno subìto abusi durante l’infanzia; ragazze e giovani donne a rischio di vulnerabilità sociale sono quelle che hanno la maggiore probabilità di essere reclutate dal racket della prostituzione, alla continua ricerca di diversificazione nell’offerta da proporre sia nei club che negli appartamenti e su internet.

    Il profilo più comune della donna che si prostituisce nell’Arcipelago, dove prostituzione e tratta di esseri umani sono strettamente connessi, è quello di un soggetto in precaria situazione economica e lavorativa, con figli o un familiare a carico e carente di istruzione di base.

    Nel caso delle donne straniere, esse vengono ricattate con la minaccia di sottrarre loro i figli in caso denuncino i protettori o gli abusi, o semplicemente qualora dovessero decidere di abbandonare il settore.

    Le violenze infatti, precisa la Torrado, non sono solo fisiche o sessuali, ma spesso si accompagnano a quelle psicologiche; la maggior parte delle donne che si prostituiscono desiderano abbandonare il mestiere ma non lo fanno sia per mancanza di alternative economiche, sia perché costrette a restare.


    La prostituzione attualmente è dominata da reti di traffico internazionale che controllano il secondo business più redditizio al mondo; il turn over è elevato perché diversificate sono le richieste di mercato.

    Ad esempio per isole come La Palma, La Gomera e El Hierro, si organizzano vere e proprie spedizioni di prostitute nei fine settimana, quando la domanda è più elevata.

    La Torrado ha affrontato inoltre il fenomeno della pornografia, che vede sempre più giovani donne e uomini accedere a quello che di fatto è l’anticamera della prostituzione.

    In questo caso il profilo è più ampio: i soggetti, di varie fasce di età, provengono da classi sociali differenti e sono spinti da motivazioni altrettanto diverse.

    Quel che è grave, precisa la Torrado, è che ormai la violenza sessuale delle donne è stata normalizzata come un servizio necessario, come se la prostituzione di fatto fosse giustificata dalla sua domanda.

    E al riguardo la ricercatrice individua due profili: il misogino, ovvero colui che ha un’immagine negativa della donna e che, vivendola come tale, ha la maggior probabilità di diventare aggressivo e violento durante il sesso, e il dominante, colui che considera l’andare a prostitute come un’attività ludica, paragonabile allo shopping.

    E la percezione?

    La Torrado ha sottolineato che 3 su 4 persone intervistate e residenti alle Canarie, sono convinte che la prostituzione non debba essere in alcun modo proibita.

    Occorre, conclude la professoressa, una radicale rieducazione affettiva e sessuale tra i giovani affinché un’attività amorale come la prostituzione sia stigmatizzata e percepita come derivante da una mentalità machista, quale essa è.

    Bina Bianchini

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