Uno studio prende in considerazione l’istruzione formale, la capacità di trattenere nell’Arcipelago coloro che mostrano una maggiore capacità di innovare e la scarsità di risorse umane con accentuate attitudini tecniche.
“La mappa del talento in Spagna”, questo è il nome del lavoro elaborato da I.V.I.E. e Fondazione Cotec, utilizza un indice di competitività costruito a partire da 52 indicatori che è stato sviluppato dall’Istituto Europeo di Amministrazione di Impresa, un istituto di business con sede a Parigi.
I risultati sono suddivisi in 6 categorie.
In cinque di esse l’Arcipelago appare tra i peggiori a livello regionale; si colloca al quarto posto, superato da Madrid, Catalogna e Baleari per quanto riguarda la capacità di attrarre talenti da altri paesi.
Questa categoria a sua volta è suddivisa in due: apertura esterna e apertura interna.
La prima include aspetti come la capacità di attrarre capitale straniero, inteso sia come capitale umano che fisico, e la partecipazione all’azionariato di impresa.
L’apertura interna annovera l’accettazione delle minoranze e degli immigrati o la figura della donna nel mercato del lavoro.
Prende in considerazione la differenza salariale e le opportunità di arrivare al vertice, sia nel settore pubblico che in quello privato.
Secondo Lopez è comunque choccante che le questioni socio-lavorative vengano utilizzate per trarre conclusioni nell’ambito della professionalità.
Lo studio attesta anche che le isole avrebbero un’alta capacità di attrazione di talenti, ma poche capacità di trattenerli.
Sono passati già dieci anni da quando l’allora presidente delle Canarie Paulino Rivero diede inizio ad un piano per la valorizzazione delle professionalità che si acquisiscono nelle università dell’isola.
Secondo lo schema che aveva elaborato, l’introduzione del sapere nel sistema produttivo avrebbe creato terreno fertile all’incremento della domanda di manodopera specializzata e, in generale, un aumento della ricchezza nelle Canarie.
Un viaggio verso un futuro più prospero attraverso la costruzione di una società della professionalità.
L’attuale Governo di Fernando Clavijo per alcuni aspetti segue la stessa idea, soprattutto per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro in settori diversi dall’alberghiero e dal commercio.
Generare un tessuto industriale innovativo e di altro profilo tecnologico potrebbe essere il modo per le Canarie di risalire la classifica quando si analizzano i salari medi che percepiscono i cittadini spagnoli.
E’ opinione del Direttore di ACIISI che questo sia il solo modo di andare avanti per il raggiungimento degli obiettivi.
Sostiene l’affermazione di statistiche che riflettano lo sforzo che si realizza in ambito politico per generare un ecosistema che tenga conto delle professionalità.
Se durante l’ultima crisi i governi hanno cercato di mantenere i servizi essenziali quali sanità, educazione e politiche sociali, mentre il il settore ricerca, sviluppo e innovazione è rimasto in disparte dimenticato, la situazione sta finalmente cambiando negli ultimi anni.
Nel 2016, la somma degli investimenti pubblici e privati ha rappresentato lo 0,47% del prodotto interno lordo dell’Arcipelago.
L’ultimo esercizio chiuso è quello del 2017 nel quale tale percentuale è cresciuta di due centesimi.
Secondo Lopez non si è smesso di crescere e chiarisce che questa piccolissima percentuale positiva, nella realtà si trasforma in milioni di investimenti.
Le Canarie presentano però una particolarità che rende difficile il rilancio.
Mentre in tutta la Spagna il settore privato è quello con il maggiore apporto in ricerca, sviluppo e innovazione, nell’Arcipelago è il settore pubblico ad avere un ruolo predominante.
Una tendenza che secondo Lopez va cambiata e non sarà facile farlo perché esistono vari problemi, tra cui la ridotta dimensione delle imprese canarie.
La gran parte del tessuto produttivo è composto da piccole e medie imprese e tra queste prevalgono quelle che non si possono permettere un dipartimento di sviluppo, innovazione e ricerca.
Il settore dei servizi è prevalente quando si calcola l’apporto di ciascuna realtà al prodotto interno lordo delle isole. Nelle realtà con maggiore presenza di industria, l’innovazione e la ricerca sono più sviluppate, ma non per questo bisogna smettere di puntare alla creazione di posti di lavoro di qualità.
Hannan Carmeli, Amministratore delegato e fondatore di The Dock Innovation, un programma di micro-investimenti in Israele, ha segnalato in una recente visita alle Canarie che il miglior modo di iniziare a realizzare progetti è concentrarsi in quegli ambiti dove le isole primeggiano, come il turismo e il settore legato al mare.
Claudia Di Tomassi