L’ Italia è un paese molto vecchio, ma io non la regalo a nessuno.
La sua storia dura da almeno tremila anni.
La sua identità culturale è quindi molto precisa e bando alle chiacchiere: non prescinde da una religione che si chiama religione cristiana e da una chiesa che si chiama Chiesa Cattolica.
La gente come me ha un bel dire: io-con-la-chiesa-cattolica-non-c’entro.
C’entro, ahimé c’entro.
Che mi piaccia o no, c’entro.
E come farei a non entrarci?
Sono nata in un paesaggio di chiese, conventi, Cristi, Madonne, Santi.
La prima musica che ho udito venendo al mondo è stata la musica della campane.
Le campane di Santa Maria del Fiore che all’epoca della Tenda la vociaccia sguaiata del muezzin soffocava.
È in quella musica, in quel paesaggio, che sono cresciuta.
È attraverso quella musica e quel paesaggio che ho imparato cos’è l’architettura, cos’è la scultura, cos’è la pittura,
cos’è l’arte.
È attraverso quella chiesa (poi rifiutata) che ho incominciato a chiedermi cos’è il Bene, cos’è il Male, e perdio… Ecco: vedi?
Ho scritto un’altra volta «perdio».
Con tutto il mio laicismo, tutto il mio ateismo, son così intrisa di cultura cattolica che essa fa addirittura parte del mio modo d’esprimermi.
Oddio, mioddio, graziaddio, perdio, Gesù mio, Dio mio, Madonna mia, Cristo qui, Cristo là.
Mi vengon così spontanee, queste parole, che non m’accorgo nemmeno di pronunciarle o di scriverle.
E vuoi che te la dica tutta?
Sebbene al cattolicesimo non abbia mai perdonato le infamie che m’ha imposto per secoli incominciando dall’Inquisizione che m’ha pure bruciato la nonna, povera nonna, sebbene coi preti io non ci vada proprio d’accordo e delle loro preghiere non sappia proprio che farne, la musica delle campane mi piace tanto.
Mi accarezza il cuore.
Mi piacciono pure quei Cristi e quelle Madonne e quei Santi dipinti o scolpiti.
Infatti ho la mania delle icone.
Mi piacciono pure i monasteri e i conventi.
Mi danno un senso di pace, a volte invidio chi ci sta.
E poi ammettiamolo: le nostre cattedrali son più belle delle moschee e delle sinagoghe.
Sì o no?
Sono più belle anche delle chiese protestanti.
Guarda, il cimitero della mia famiglia è un cimitero protestante.
Accoglie i morti di tutte le religioni ma è protestante.
E una mia bisnonna era valdese.
Una mia prozia, evangelica.
La bisnonna valdese non l’ho conosciuta.
La prozia evangelica, invece, sì.
Quand’ero bambina mi portava sempre alle funzioni della sua chiesa in via de’ Benci a Firenze, e… Dio, quanto m’annoiavo!
Mi sentivo talmente sola con quei fedeli che cantavano i salmi e basta, quel prete che non era un prete e leggeva la Bibbia e basta, quella chiesa che non mi sembrava una chiesa e che a parte un piccolo pulpito aveva un gran crocifisso e basta.
Niente angeli, niente Madonne, niente incenso…
Mi mancava perfino il puzzo dell’incenso, e avrei voluto trovarmi nella vicina basilica di Santa Croce dove queste cose c’erano.
Le cose cui ero abituata.
E aggiungo: nella mia casa di campagna, in Toscana, v’è una minuscola cappella.
Sta sempre chiusa.
Dacché la mamma è morta non ci va nessuno.
Però a volte ci vado, a spolverare, a controllare che i topi non ci abbiano fatto il nido, e nonostante la mia educazione laica mi ci trovo a mio agio.
Nonostante il mio mangiapretismo, mi ci muovo con disinvoltura.
E credo che la stragrande maggioranza degli italiani ti confesserebbe la medesima cosa.
(A me la confessò Berlinguer).
Santiddio!
(Ci risiamo).
Sto dicendoti che noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla.
Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita.
I nostri valori.
Sto dicendoti che da noi non c’è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador.
E se ci fosse, non glielo darei.
Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria.
Significherebbe regalargli l’ Italia.
E io l’Italia non gliela regalo.
(Oriana Fallaci, La rabbia e l’orgoglio, Rizzoli, 2014, 161 pagine)