La casa dei Lercaro è un museo che si situa a La Laguna, dove si dice sia stato visto il fantasma della figlia Caterina.
L’età della casa risale alla fine del XVI secolo, originariamente fu costruita come residenza per i Lercaro, importante famiglia di mercanti genovesi, in seguito furono diversi gli usi che furono dati a quest’immobile.
Fu dapprima una caserma, poi sede della facoltà di lettere e filosofia, una falegnameria, e così via…fino a quando non fu acquisita dal governo canario per la conversione in un museo, rimasto tale a tutt’oggi. L’origine della famiglia italiana è evidente in molti elementi dell’edificio, nella facciata, con chiara influenza del manierismo genovese, e negli affreschi decorativi all’interno di ispirazione rinascimentale.
Per chi visita l’isola il Palazzo Lercaro è una tappa da non perdere per capirne l’evoluzione politica e sociale tra il XV e XX secolo. All’interno possiamo incontrare numerose vetrine contenenti parte del tesoro patrimoniale dell’isola; ma gli oggetti di gran valore non sono l’unica cosa che si incontra nell’edificio…
Caterina, presunta figlia di Antonio Lercaro, fu obbligata a sposare un uomo molto più vecchio di lei, un uomo che godeva di una buona posizione e di una grande ricchezza; questo matrimonio di convenienza non fu gradito dalla giovane figlia, che nello stesso giorno in cui si sposò decise di suicidarsi gettandosi nel pozzo che si trovava nel cortile della casa
Attualmente nel giardino si trova una ricostruzione del pozzo pur essendo solo un elemento decorativo, mentre i dati storici fanno pensare più a un deposito di acqua presente nella casa e a tutt’oggi presente pur essendo chiuso con un coperchio di cemento.
Secondo la leggenda il suo corpo fu sotterrato in una delle sale del museo, visto che la chiesa negò alla famiglia la sepoltura nel camposanto visto che si trattava di suicidio.
La famiglia Lercaro, dopo la tragedia, si trasferì nel municipio della Orotava…alcuni dissero per fuggire dalla vergogna…altri dall’anima tormentata di Caterina.
Ci sono molte testimonianze che parlano di rumori strani, vetri che si frantumano, oggetti che si spostano da soli, cambi repentini di temperatura, punti dove viene riscontrata una forte carica elettromagnetica ed anche voci ed urla rilevate con tecniche di psicofonia, alcuni affermano addirittura di aver visto l’anima errante della fanciulla vagare per il museo.
Ma Catalina non sembra essere l’unica anima tormentata in quel museo…
Fu contattata una medium, tenuta all’oscuro della storia della giovane; nel momento di entrare si diresse nel fienile e disse che in quella stanza sentiva molto dolore e notava la presenza di tre persone, successivamente entrò nella stanza della cucina dove ebbe un malore, faceva fatica a respirare e dovette uscire all’esterno…
Fuori dall’edificio la donna disse che in quella stanza fu torturata una ragazza e che le furono bruciate le braccia.
Non fu trovato nessun documento in cui ci fossero riferimenti su questa storia ma, quando si realizzarono le opere di restaurazione dell’edificio, uno degli operai confessò che durante i lavori si trovarono i resti di tre persone sepolte vicino all’entrata principale.
Erano quelle le tre persone di cui la medium sentiva la presenza?
Ma il museo non è l’unico edificio ove esistono testimonianze di strani fenomeni… vi sono molti altri casi in edifici storici dell’isola.
Un chiaro esempio è la casa adiacente al museo che ospita il consiglio consultivo, dove 36 dipendenti chiesero le dimissioni in meno di due anni, ossessionati dai fantasmi di due anziani che li “invitavano” a lasciare il posto.
Anche l’università della Laguna il luglio scorso ha proceduto a fare una investigazione ufficiale nel museo in cerca di fantasmi e cercando spiegazioni.
Secondo i partecipanti all’investigazione tutti i fenomeni che sono stati riscontrati sono spiegabili in modo razionale e naturale, come correnti d’aria che abbassano le temperatura, legno del parquet in cattive condizioni e che al passo della gente provoca rumori strani.
Anche il fantasma visto spesso nel museo sembrerebbe essere secondo loro un fenomeno di rifrazione tra le vetrine del museo.
Però va anche detto che questa investigazione partiva dal presupposto che non si sarebbe trovato nulla di strano e che il periodo di analisi è stato piuttosto ridotto.
Quindi se vogliamo essere fiscali e utilizzare il rigore scientifico, l’investigazione dell’università è inconcludente e frettolosa.
Non dimostra la presenza di fantasmi ma neppure è una chiara prova della mancanza di essi.
Tra l’altro vorrei far presente che molti vigilanti, (persone preparate a vivere le esperienze più svariate) in vari casi hanno chiesto di essere spostati di servizio dopo aver passato alcune notti nel museo.
Loris Scroffernecher