Nella prima metà del XVIII secolo, due eventi alterarono la vita del villaggio di Arafo, sia materialmente che spiritualmente: l’eruzione vulcanica del 1705 e la frana che ostruì la sorgente di Añavingo intorno al 1745, con il prodigio della sua ricomparsa nel 1751, uno degli eventi più strani e più belli della storia locale.
Verso il 1745 o il 1746, una rupe crollò sopra le sorgenti del barranco di Añavingo, seppellendo sotto tonnellate di pietre, ghiaia e sabbia la sorgente d’acqua, così come il letto di questo burrone in un tratto discendente di più di 800 passi.
Gli abitanti cercarono di riscoprire la sorgente, per cui furono divisi in squadre che lavorarono a lungo, un po’ al di sotto del punto originale.
Purtroppo non venne scoperta acqua, né c’era alcuna speranza di recuperarla con i mezzi dell’epoca.
Poiché non si trovava acqua da nessun’altra parte, per cinque o sei anni il villaggio visse senza e per l’approvvigionamento bisognava recarsi nel vicino villaggio di Güímar.
Per questo motivo, nel 1751 don Juan Hernández Santiago, a nome di diversi abitanti, propose al cappellano responsabile dell’eremo di San Juan Degollado di portare in preghiera, fino alla sorgente, l’immagine di Sant’Agostino, lì venerata.
Don Pedro de Castro y Ledesma, il cappellano, chiarì che era necessario fare una novena al Santo.
Il primo giorno della novena, il 12 settembre, fu organizzata una processione con l’immagine sacra verso il luogo della sorgente di Añavingo.
In questo modo, il 21 di quel mese, tutto il villaggio partì in preghiera verso quella gola dall’eremo di San Juan Degollado, pregando la terza e cantando litanie, con l’immagine di Sant’Agostino e l’antico quadro dello stesso Santo, trasportato dal suddetto cappellano dell’eremo, Don Pedro de Castro.
Era una giornata serena, chiara e calda.
Lasciarono l’immagine in una grotta dove Don Juan Hernandez riteneva che fosse al sicuro e tornarono tutti al villaggio.
In quel momento il tempo cominciò a cambiare, salì la nebbia e ben presto caddero le prime gocce.
Quella stessa notte, la tempesta fu così forte che il responsabile della cura dell’immagine sacra, Don Juan Hernández Santiago, non riusciva a dormire e all’alba corse alla gola.
Continuò la salita fino al luogo dove aveva depositato l’immagine di Sant’Agostino, che era intatta e con la luce accesa, e un po’ più in alto trovò l’acqua che rifluiva da una grotta più profonda.
Aveva piovuto a tal punto che le acque avevano trascinato il pietrame lungo la gola e lasciato scoperte le sorgenti, creando una sorta di cavità, molto più profonda nel punto in cui appariva l’acqua.
Don Juan il giorno dopo tornò alla gola per confermare quanto era successo, dopodiché andò al villaggio a dare la buona notizia agli abitanti.
Per completare l’evento, a pochi passi dall’eremo trovò una moneta d’argento, che era proprio quello che gli mancava per pagare la novena offerta al santo, dal momento che non aveva avuto la collaborazione economica di nessuno degli abitanti.
La gente di Arafo considerò quello che era accaduto un prodigio, perché erano convinti che le forze umane non erano state in grado di riaprire il barranco.
Tennero l’immagine sacra nel burrone per 19 giorni e poi, il 9 ottobre andarono a prenderla e pregando la riportarono all’eremo.
Si svolse così il primo pellegrinaggio di Sant’Agostino, da Añavingo al villaggio.
Per celebrare il miracolo e in ringraziamento, la domenica seguente venne celebrata una messa cantata.
Sicuramente non sapremo mai cosa fosse reale e cosa fosse leggenda in questa storia.
La verità è che gli Agostiniani, che avevano proprietà in Arafo fin dal 1509, usarono questo evento per rafforzare la loro posizione nel panorama religioso delle Canarie del XVIII secolo.
Non c’è dubbio che, anni dopo la frana di Añavingo, l’acqua scorreva di nuovo nella gola per la gioia e il benessere degli abitanti e che il miracolo di Sant’Agostino si conserva nella loro memoria come pure il documento che lo testimonia.
Questo evento fece sì che l’immagine di Sant’Agostino diventasse la più venerata della località e che la sua festa si radicasse nel villaggio.
All’inizio del XX secolo il prodigio era ancora presente nella coscienza collettiva, come riportato nella Gazzetta di Tenerife del 5 settembre 1910.
Nel 1930, secondo il programma pubblicato a tale scopo, questa festa si celebrava il 28 agosto, vigilia di San Juan Degollado, con messa al mattino e processione la sera, come è continuato nel 1973.
Dagli anni ’70 ai giorni nostri la tradizione si è mantenuta seppur con modifiche e il pellegrinaggio di Sant’Agostino continua ad essere celebrato ogni anno l’ultimo sabato di agosto ed è senza dubbio l’attrazione principale delle feste patronali di Arafo.
Per ricordare il prodigio del 1751, gli abitanti collocarono un quadro di Sant’Agostino nella stessa grotta del miracolo, accanto alle sorgenti, dove si trovava l’immagine del Santo.
Ma la tradizione ci ricorda che un pastorello cominciò a rompere pezzi di questo quadro e ne gettava i pezzi nell’acqua della fontana.
Dopo aver saputo della distruzione, Don Felipe Marrero acquistò alla fine del XIX secolo la piccola immagine di Sant’Agostino che si conserva attualmente in quella grotta.
Un’altra versione dice che questa piccola scultura è stata donata da Encarnación Díaz Hernández, moglie di Anselmo Mesa Rivero, per mantenere una promessa.
Quello che è certo è che oggi, questa piccola immagine di Sant’Agostino, detta “Sant’Agostino delle Madri”, è collocata in una nicchia o cappella, allestita nella stessa grotta, come ricordo ed ex-voto delle prodigiose effemeridi.
Purtroppo, qualche tempo fa questa immagine ha dovuto essere trasferita nella chiesa parrocchiale di San Juan Degollado, poiché la cappella di Añavingo è stata distrutta.
A parte la festa che si celebra in onore dell’immagine principale di Sant’Agostino nelle feste patronali, nel XIX secolo si teneva il pellegrinaggio di San Agustín o “Fiesta de la Rama” da Añavingo alla chiesa parrocchiale con il piccolo “Sant’Agostino delle Madri” per commemorare il famoso prodigio.
In passato la celebrazione si teneva per eventi straordinari come nel 1871, dopo l’epidemia di vaiolo.
Nel 1945 il pellegrinaggio da Añavingo fu accompagnato per un lungo tratto dalla banda musicale “Nivaria”, pagata da Don Juan Pérez.
Si ricorda anche quando i pellegrini passavano davanti al vecchio mulino ad acqua della Cuesta del Tanque, e il “Molinero” si affacciava sul balcone dello stesso per raccontare come grazie a questo Santo si fosse verificato il prodigio del recupero dell’acqua.
Alla fine del secolo scorso la celebrazione è stata fissata ogni quattro anni.
Da allora, la discesa si svolge all’inizio di agosto, mentre la salita si svolge all’inizio di settembre successivo; l’immagine sacra è accompagnata da bande musicali, gruppi folcloristici, fanfare e tanta gente.
Si attende quindi il 2021 per una cerimonia che riunirà gran parte degli abitanti di Arafo per ricordare, in un’atmosfera festosa e fraterna, un evento che occupa un posto d’onore nella storia di questo comune.
Claudia Di Tomassi