Circa 300.000 canari hanno il diabete, e di questi, quasi 70.000 casi non sono ancora stati diagnosticati.
Il 92% dei pazienti nelle Isole Canarie ha il diabete mellito di tipo 2 (DM2), caratterizzato da insulino-resistenza e conseguente alterazione del metabolismo del glucosio, a differenza del diabete di tipo 1 (DM1), in cui l’organismo non produce insulina.
Nelle Isole si verifica una concomitanza di fattori ad alto rischio, come la povertà, l’obesità e il diabete, che sono interconnessi e per i quali l’arcipelago è leader a livello nazionale.
Sia i fattori genetici che ambientali hanno un ruolo nell’insorgenza del diabete e, nel caso delle Isole Canarie, la comparsa di questa malattia continua ad aumentare con rischi elevati, soprattutto nelle famiglie più povere.
L’aumento dei livelli di sovrappeso e obesità, entrambi fattori di rischio legati al diabete, è dovuto ad abitudini di vita non sane, come una dieta inadeguata, uno stile di vita sedentario, un elevato consumo di cibi ricchi di grassi, zuccheri e sale.
La scelta di uno stile di vita sano e il miglioramento delle abitudini alimentari potrebbero prevenire la metà di tutti i casi di diabete.
Bisogna ampliare le conoscenze sul diabete, promuovendo al contempo stili di vita sani.
C’è ancora molta ignoranza sulla patologia, soprattutto nella diagnosi precoce del diabete di tipo 2.
L’identificazione tardiva e gli scarsi controlli determinano che i canari soffrano da 3 a 5 volte di più per le complicazioni del diabete.
Il Governo delle Canarie spende il 25% del bilancio sanitario -3.000 milioni – per il diabete e le sue complicazioni, una cifra superiore a quella utilizzata per il cancro, l’HIV e il morbo di Alzheimer insieme.
Il tipo 2 è una malattia complessa ed è legata a sovrappeso, obesità e stili di vita sedentari, fattori di rischio che sono modificabili, quindi devono essere rilevati nelle cure primarie.
Tutti questi fattori sono molto diffusi nel nostro ambiente e fanno sì che si inizi a registrare la comparsa del tipo 2 nei bambini, mentre prima era presente solo negli adulti.
Il diabete di tipo 1, prevalente nei bambini e nei giovani, è in aumento anche perché non c’è una buona individuazione precoce, che potrebbe ridurre i danni.
Per ridurre l’impatto della malattia, oltre a garantire un’adeguata assistenza sanitaria, sono necessarie azioni di prevenzione, promozione della salute e l’educazione dei pazienti.
La Fiera di Santa Cruz de Tenerife, infatti, ha ospitato nei giorni scorsi la mostra DiabetesLAB, un’iniziativa volta a promuovere la formazione e il controllo del diabete, nonché la prevenzione, l’individuazione e la sensibilizzazione della società sui suoi effetti nocivi.
Nelle Isole Canarie si registra una mortalità per diabete tre volte superiore alla media nazionale, e vi è una relazione diretta tra gli alti tassi di persone affette da diabete e l’alto tasso di povertà e il rischio di esclusione sociale.
E’ difficile mangiare sano quando il 36 % della popolazione è a rischio di povertà.
Le famiglie non hanno i soldi per comprare prodotti più sani.
La dieta si basa, quindi, su alimenti trasformati, più economici, ma con grandi quantità di zucchero, sale e grassi che causano un aumento dell’obesità, diabete, ipertensione, i tre principali fattori che portano ad attacchi di cuore, ictus, insufficienza renale e malattie cardiovascolari.
Il diabete colpisce il cuore, i reni, gli occhi, la bocca, gli organi riproduttivi e provoca amputazioni.
In sintesi, circa 6 milioni di persone soffrono di diabete in Spagna, circa 230.000 nelle Isole Canarie.
Di questi, tra il 90 e il 95% ha il diabete mellito di tipo 2, che tende a passare inosservato.
Il diabete è una delle principali ragioni di morte in Spagna a causa del grande rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Più di 25.000 spagnoli muoiono ogni anno.
Il 20% dei diabetici soffre di malattie cardiovascolari, quasi il 45% di retinopatie (cecità), il 17% di danni ai reni, amputazioni o impotenza.
I costi diretti ammontano a 6.000 milioni di euro all’anno, metà dei quali sono dovuti a complicazioni. I costi indiretti sono stimati a 3,2 miliardi di euro.
Un paziente costa 1.800 euro, il costo più caro è il trattamento delle complicanze: il 39% dell’importo è utilizzato per i farmaci e il 61% per le cure primarie e ospedaliere.
Franco Leonardi