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    Si riaccende la corsa allo spazio

    Cari amici, dopo un mese di interruzione per motivi di forza maggiore riprendo i miei contributi al giornale augurandovi un 2020 adeguato ai vostri desideri e invitandovi, se ancora non l’avete fatto e ne avete il tempo, a leggere l’articolo sempre attuale di gennaio 2019, in cui all’inizio di un nuovo anno tralasciavo i miei abituali argomenti economici e raccontavo la sorprendente origine dei nomi dei mesi e dei giorni della settimana… un passato lontano, ma ancora vivo nei nostri calendari.

    Yang Liwei – 2003 – da news.cgtn.com

    Ciò premesso, questa volta parleremo della ripresa in grande stile della corsa allo spazio annunciata dal presidente Trump, che prevede il ritorno di uno statunitense sulla luna già nel 2024 e il successivo sbarco su Marte.

    Ma prima di parlare del futuro diamo un breve sguardo al passato per capire com’è cominciata e cosa significa la corsa allo spazio:

    * Tutto iniziò il 4 ottobre 1957, quando dal cosmodromo sovietico di Baikonur fu messo in orbita intorno alla Terra lo Sputnik 1, una sfera di alluminio, magnesio e titanio di appena 83 kg di peso, i cui segnali radio scatenarono la competizione spaziale tra Unione Sovietica e USA nel contesto della cosiddetta guerra fredda e della più ampia lotta (anche propagandistica) per la supremazia mondiale tra le due superpotenze di allora.

    * Un mese dopo, il 3 novembre, i sovietici raddoppiarono con lo Sputnik 2, questa volta con a bordo il primo essere vivente lanciato nello spazio: la cagnetta Laika.

    * Gli USA risposero il 1° febbraio 1958 mettendo in orbita il satellite Explorer 1.

    * Il 12 aprile 1961 i sovietici stabilirono un altro record mandando nello spazio a bordo della navicella Vostok 1, pesante 4,70 tonnellate, il primo essere umano, Yuri Gagarin (ironicamente morto 7 anni dopo a 34 anni in un incidente aereo ai comandi di un caccia MIG).


    • Il 20 luglio 1969 gli USA inviarono sulla luna la missione Apollo 11, coronata dalla storica passeggiata lunare di Neil Armstrong. Il 14 novembre l’Apollo 12 ripeté lo sbarco lunare, ma il terzo tentativo dell’Apollo 13 incontrò gravi difficoltà e a stento gli astronauti riuscirono a tornare vivi sulla Terra. Da allora gli USA abbandonarono l’ambizioso programma lunare, un po’ sotto l’impressione del fallimento dell’Apollo 13 e un po’ per difficoltà di finanziamento, causate forse anche (mia opinione personale) dall’ingentissimo costo delle guerre combattute dagli Stati Uniti in vari scacchieri per difendere (non sempre con successo) la loro supremazia mondiale.

    * Il 15 ottobre 2003 anche la Cina entrò ufficialmente in lizza diventando il terzo paese a mandare un uomo nello spazio, l’astronauta Yang Liwei a bordo della Shenzhou 5.

    * Il 7 dicembre 2018 i cinesi spedirono verso la luna la sonda Chang’e 4, che stabilì un altro record atterrando sulla faccia nascosta del nostro satellite, da dove era impossibile comunicare con la Terra; per ovviare al problema, e a dimostrazione della capacità tecnologica raggiunta dalla Cina, fu lanciato il satellite per comunicazioni Queqiao, che funge da ponte radio tra la sonda e la base terrestre. Alla successiva missione Chang’e 5 è affidato il compito di estrarre dei campioni di sottosuolo lunare da riportare sulla Terra, e già nel 2022 (fra meno di 3 anni!) è prevista la costruzione di una stazione spaziale cinese nell’orbita lunare!

    Buzz Aldrin 1969

    Fatte queste premesse si comprende perché Trump abbia deciso di riesumare il programma spaziale statunitense: gli USA rischiano non solo di essere superati dai progressi dei cinesi, ma anche di subire un distacco tecnologico e operativo che potrebbe diventare incolmabile.

    Ricordiamo per inciso, per sottolineare l’importanza che i satelliti hanno assunto nelle nostre vite quotidiane, che anche se non ci badiamo già oggi abbiamo migliaia di satelliti orbitanti sopra le nostre teste, di cui circa 1.500 attivamente operanti, e che circa ogni 5 minuti ognuno di noi ne fa uso per consultare orari di mezzi di trasporto, previsioni meteorologiche e percorsi stradali, o per telefonare, o per scrivere e leggere post nelle onnipresenti reti sociali.

    Ma perché questa rinnovata concorrenza per la conquista della luna?

    Infatti difficilmente si troveranno sul nostro satellite, coperto da uno spesso strato di polvere, materie prime da sfruttare: il suo interesse consiste piuttosto nella possibilità di stabilirvi un avamposto di telecomunicazioni e di svolgervi sia esperimenti scientifici in condizioni diverse da quelle terrestri sia attività militari: a titolo di cronaca, ricordiamo che già nel 2007 la Cina effettuò con successo un test di distruzione di un satellite orbitante a 800 km d’altezza.

    Dunque non facciamoci illusioni: gli obiettivi delle ricerca scientifica sia dei cinesi che degli statunitensi, già oggi in aspra concorrenza per il predominio mondiale, saranno essenzialmente economici e bellici.

    Penosamente dobbiamo constatare che anche in questo campo l’Europa è rimasta molto indietro per la sua farraginosa burocrazia e per la sua perniciosa tendenza a perdersi in chiacchiere pseudofilosofiche, e notiamo che anche la Russia, erede di quell’Unione Sovietica che avviò la corsa spaziale e seppe a lungo contrastare gli Stati Uniti, è praticamente uscita di scena… oggi più che mai quindi appare chiaro che anche nella conquista dello spazio la partita sarà fra Stati Uniti e Cina.

    Ora qualche notazione giuridica, per quello che possono valere: il 27 gennaio 1967 fu stipulato a Washington un trattato sull’esplorazione e l’utilizzo dello spazio, che sanciva il principio della non appropriazione dei corpi celesti da parte di chi vi arrivasse per primo; infatti il trattato prevedeva la possibilità di costruire stazioni spaziali, che però non conferirebbero diritti di proprietà sui luoghi dove fossero stabilite.

    Ciononostante alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti e perfino il Lussemburgo, hanno già previsto nelle loro legislazioni interne la possibilità di autorizzare lo sfruttamento dello spazio anche da parte di privati; si creerebbero così situazioni di conflitto con il trattato, che invece non prevedeva (e ancora oggi non prevede) né l’istituzione di tribunali per giudicare eventuali controversie, né sanzioni per i trasgressori.

    Per inciso, nemmeno esiste una normativa per lo smaltimento dell’alto numero di vecchi satelliti, fuori servizio per avaria o per scelta ma tuttora orbitanti sulle nostre teste, che già formano una vera e propria spazzatura spaziale di cui nessuno si interessa.

    Per il futuro, come dicevo, non ho nessun dubbio che il trattato del 1967 sarà considerato meno della carta straccia dai protagonisti della nuova corsa allo spazio, che sicuramente metteranno al primo posto i loro interessi economici e soprattutto militari.

    Infine qualche parola su Marte, che sarà l’obiettivo di esplorazione umana immediatamente successivo alla luna. Marte è il pianeta del sistema solare più simile alla Terra, ma “più simile” non significa “uguale”, perché esistono importanti differenze, a cominciare dall’atmosfera molto rarefatta e composta al 95% da monossido di carbonio (a cui oggi molti attribuiscono la responsabilità del riscaldamento terrestre), al 3% da azoto e all’1,60% da argon, con tracce di ossigeno, acqua e metano: una mistura letale per gli esseri umani, nonostante le fantasticherie sulla possibilità di un trasferimento in massa dell’umanità sul pianeta rosso se un giorno la Terra diventasse inabitabile. Inoltre bisogna tenere presente che Marte è notevolmente più piccolo della Terra e che quindi la sua gravità è molto minore.

    Poiché forse non tutti hanno chiaro il concetto di “gravità” e quello strettamente correlato di “peso”, sarà bene spenderci due parole: il nostro “peso” (supponiamo 70 kg) in pratica non è altro che la forza d’attrazione che la massa terrestre esercita sul nostro corpo; ad esempio la stessa persona su Giove, pianeta molto più grande della Terra e quindi con una massa maggiore, che per questo eserciterebbe sui corpi un’attrazione molto più forte, peserebbe circa 180 kg, ma il suo sistema muscolare e scheletrico ne rimarrebbe schiacciato; invece sempre la stessa persona peserebbe sulla Luna (molto più piccola della Terra) circa 12 kg, e per questo i suoi muscoli, abituati a un “peso” di 70 kg, gli permetterebbero di spostarsi con grandi balzi e di muovere molto facilmente oggetti “pesanti” sulla Terra ma diventati più “leggeri” sulla Luna.

    Invece su Marte il suo “peso” sarebbe appena di circa 26 kg, con tutto quello che ne consegue.

    Il problema sarebbe che dopo lunghe permanenze sulla Luna o su Marte i muscoli (e il cuore che deve alimentarli pompandovi il sangue) tenderebbero ad “abituarsi” alle nuove condizioni ambientali e il ritorno al “peso” terrestre potrebbe rivelarsi difficile o addirittura insostenibile.

    Ora entriamo veramente nella fantascienza, ma eventuali neonati umani nati in corpi celesti più piccoli o in astronavi svilupperebbero fin dalla nascita muscolature e sistemi circolatori che potrebbero renderli inadatti a vivere sulla Terra… insomma, l’esplorazione in un ambiente ostile come lo spazio presenterà difficoltà notevoli. Ciononostante la corsa ormai è lanciata e inarrestabile ed entro pochi anni assisteremo a sviluppi stupefacenti, anche se forse non tutti gradevoli.

    Francesco D’Alessandro

     

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