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    Cittaslow, opportunità per il turismo

    In Italia ci sono città dove è possibile vivere senza fretta !

    Vi prego di leggere questa rubrica con l’anima, per capire con il cuore questo meraviglioso concetto della Cittaslow, una fantastica creazione nata in Italia nel secolo scorso.

    Sarò felice se riesco a far germogliare in voi il seme della Cittaslow.

    Però prima di cominciare un’avvertenza: la lettura di questo articolo può provocare la volontà di trasformare una città di Tenerife in una Cittaslow, ma questo sarebbe meraviglioso per la salute dei cittadini e anche per lo sviluppo del turismo.

    Un’imprenditrice ha detto: in Italia siamo abituati a correre correre…

    Nelle Isole Canarie non è così, la vita può trascorrere più lenta.

    Lontano dalla fretta di oggi, la Cittaslow (dall’inglese: città lenta), ci propone un nuovo modo di vivere in una cittadina senza stress, godendo del tempo lentamente; da cui il logo della lumaca.


    Un po’ di storia, il sociologo Carlo Petrini ha dato vita nel 1986 nella piccola città di Bra, in Piemonte, a un movimento che ha chiamato Slow Food in contrapposizione al Fast Food, il cibo spazzatura.

    Dopo, Bra è diventata la prima Cittaslow; come gesto simbolico per avere una città più gentile e meno agitata, il Sindaco ha riportato indietro di mezz’ora l’orologio della chiesa e ha bandito le auto dal centro.

    Queste e altre misure hanno cambiato il volto della città e, il modo di essere dei suoi abitanti.

    Però la prima idea della rete Cittaslow è nata a Greve in Chianti, così nel 1999 il suo Sindaco ha invitato Bra, Orvieto e Positano e con Carlo Petrini ha fondato questa rete, dunque queste piccole città si sono riunite per stabilire la propria organizzazione e chiamarsi Cittaslow.

    La Cittaslow nasce anche in risposta all’istallazione di un Mc Donald in Piazza di Spagna a Roma, come reazione al “non luogo” delle nostre città moderne, dove quando viaggiamo vediamo gli stessi edifici, gli stessi fast food, le stesse marche commerciali.

    Nel 2005 nasce la International Cittaslow, con 262 città in paesi come Spagna, certamente Italia e anche Turchia e Stati Uniti.

    Pier Giorgio Oliveti Segretario Generale di Cittaslow International, racconta che le Cittaslow sono “un pezzo di antidoto alla globalizzazione negativa.

    La lentezza nella modernità non è un concetto congelato nel tempo, anzi per una città significa guardare al proprio sociale, al proprio passato, guardare insieme il meglio del passato con il meglio della tecnologia odierna con gli strumenti per la sostenibilità.

    È un ricco concetto, di fronte alla globalizzazione negativa la Cittaslow propone lentezza positiva”.

    La Cittaslow è un meraviglioso progetto di qualità su queste macroaree: politiche ambientali, infrastruttura, agricoltura a chilometro zero, mettendo al centro lo Slow Food, i prodotti e le tradizioni locali, la cultura dell’ospitalità e il turismo.

    Le città passano un esame basato su 52 parametri, chi supera il 50% di questi, ha il diritto di usare il logo della lumaca arancione, come vediamo nel sito di Greve in Chianti.

    Possiamo dire che la Cittaslow è una certificazione, è la rete internazionale delle città del buon vivere.

    La sede mondiale della Cittaslow si trova a Orvieto nel Palazzo dei Sette, nel cosiddetto Palazzo del Gusto.

    Però la lentezza non significa che siano cittadine pacate, la lentezza non è necessariamente un disvalore, anzi sono città piene di vita culturale e ecogastronomica, con festival di musica, che hanno lo scopo della protezione dei prodotti, artigianati e tradizioni locali.

    Bellissimo !

    Ma allora abbiamo una domanda cruciale, questa lentezza delle Cittaslow può diventare anche improduttiva, cioè rallentare l’economia? 

    Nella prossima puntata parleremo di questo.

    Arch. Roberto Steneri

     

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