Il movimento ambientalista #pasasinhuella denuncia il degrado subito dalla costa di Adeje, la presenza di nuovi insediamenti e rifiuti.
Non è la prima volta e purtroppo non sarà l’ultima.
Il movimento #pasasinhuella, della Fondazione Telesforo Bravo Juan Coello, ha denunciato ancora una volta i campeggi illegali sulla costa di Adeje e più precisamente nei dintorni di La Caleta.
Si dicono stanchi di denunciare alle amministrazioni da cui ricevono risposte tardive.
Intendono continuare sui social network e sulla stampa la campagna per denunciare il degrado che la zona sta subendo.
Grazie a un drone, gli attivisti hanno registrato un video dove si nota la presenza di capanne, baracche, oggetti personali e rifiuti lungo tutta la costa, oltre a sentieri e cumuli di pietre proprio accanto al mare.
L’occupazione della costa delle Isole sta interessando non solo il paesaggio, ma anche alcuni ecosistemi che, non essendo visibili ad occhio nudo, soffrono a causa della negligenza delle amministrazioni.
Un noto attivista ambientale denuncia che il problema non è recente, ma al momento sta oltrepassando ogni limite perché nessuno interviene per porre fine a queste pratiche incivili.
Nelle immagini del video della Fondazione è chiaramente dimostrato l’enorme degrado di questi luoghi di fronte alla passività delle autorità preposte a vigilare sulla loro conservazione.
La Fondazione sottolinea che il patrimonio comune, il bene più prezioso, è stato distrutto, senza che sia stato fatto nulla per evitarlo.
Ricordano poi che quando non si autorizzata la costruzione di alberghi, viene consentita un’occupazione illegale che distrugge l’ambiente.
A La Caleta e alla spiaggia Diego Hernández, il Seprona ha spesso agito, con la collaborazione del Comune di Adeje, per ripulire la zona.
E’ chiaro, però, che manca il controllo, perché pochi giorni dopo la distruzione degli insediamenti, questi vengono ricostruiti, proprio come sta accadendo in questi giorni.
A volte chi campeggia sulla spiaggia utilizza piccole rocce come piattaforme per montare capanne e baracche o prende le pietre per dipingerle e venderle.
Non bisogna poi ignorare la spazzatura di ogni tipo gettata nell’ambiente.
La zona è segnalata come sito di interesse scientifico a cui pochi, però, prestano attenzione.
Claudia Di Tomassi