Il Dottor Vespignani è uno di quegli italiani che hanno dovuto passare l’oceano perché qualcuno desse loro “fondi illimitati e carta bianca“ per esprimere il proprio talento.
Vanitoso e primadonna come tutti i ricercatori di fama, non si esime dal raccontarci quanto è bravo, vincente, ricco e famoso, e dallo sminuire i virologi che di fronte all’emergenza di un virus hanno SOLO il compito di trovare una cura.
Tuttavia, è interessante il suo punto di vista.
E’ un fisico, passato allo studio dei virus informatici, esperto nel fare calcoli matematici che consentono di prevenire il COME e il QUANTO un virus si diffonde.
Il funzionamento dei virus informatici e di quelli animali è uguale.
In sostanza ci dice che un’epidemia è un elevamento a potenza con un fattore di moltiplicazione ben determinato e che ci sono due modi di non morire e soprattutto di non mettere in ginocchio l’economia mondiale: uno è curare i sopravvissuti appena possibile con un farmaco, l’altro, impedire il contagio.
Il suo lavoro è studiare strategie per evitare il contagio e in sintesi questa la sua opinione.
“Non c’era il tempo per la pedagogia sociale e l’isolamento era l’unica strategia possibile”.
Vero.
Discuto però: quale isolamento? Quanto isolamento? Distribuito come?
Robert De Niro, villa di 24 stanze, un ettaro di giardino, due piscine e campo da tennis può avere la manica più larga del barista del centro di Roma in lacrime che gira sui social in questi giorni, infatti, è dell’opinione che ci debbano congelare ancora per qualche mese.
Il Dottor Vespignani ha a mio avviso un visione del mondo e della società grande quanto il suo posacenere.
Gli anelli concentrici del diagramma della diffusione del virus hanno qualità squisitamente geometriche: sono identici, equilibrati, giusti.
La società umana cui i diagrammi degli epidemiologi si applicano invece è basata sulla diseguaglianza, squilibrata nella distribuzione di diritti e doveri, ingiusta.
Il Dottor Vespignani dimentica che non tutti hanno fondi illimitati e carta bianca, non tutti hanno un ettaro di giardino e non tutti possono permettersi di non lavorare per un paio di mesi.
Se è pur vero che i primi giorni di FASE 2 offrono il consueto spettacolo di imbecillità cui non sappiamo rinunciare e la conseguenza potrebbe essere una seconda e più violenta esplosione del virus, è anche vero che questa non è una buona scusa per non adottare provvedimenti differenti per chi ha la testa e la sa usare e per chi invece non ce l’ha.
Livellarci tutti agli arresti domiciliari è come punire tutti gli alunni di una scuola casomai qualcuno un giorno o l’altro mancasse di rispetto al maestro.
Si faceva negli orfanotrofi dell’orrore: luoghi in cui il merito non è ciò che si cerca né si coltiva.
Luoghi in cui tutto ciò che si chiede è la minima fatica e la minima interazione e il metodo per ottenerla è appiattire l’utenza per non confessare l’assenza di un interesse umano e della benché minima strategia positiva.
Claudia Maria Sini