Dopo quanto detto nella prima, seconda e terza parte di questo articolo, qualche conclusione si può iniziare a trarre.
Scoperte, indizi, teorie e prove
Ci sono conoscenze scientifiche ottenute attraverso scoperte. In altri casi si tratta invece di teorie costruite a partire da elementi (indizi) ai quali viene data una certa interpretazione, e questa fase “induttiva” è solo il primo passo a cui dovranno seguire una fase “deduttiva” e una fase “di verifica”. La teoria deve cioè essere formulata in modo da poterne dedurre conseguenze suscettibili di verifica. Fin quanto non si ottengono prove, una teoria potrà comunque essere più o meno accettata in base alla congruità degli indizi sui quali è stata costruita: più indizi indipendenti, precisi, concordanti e che non siano ragionevolmente interpretabili in altro modo. Ma un indizio resta comunque un indizio, e mille indizi non fanno comunque una prova.
Il caso delle Piramidi di Güímar
Nel caso delle Piramidi di Güímar, tutti gli elementi emersi nei trent’anni successivi alla loro scoperta sono indizi e non prove.
Non esiste attualmente alcun dibattito di carattere scientifico su un possibile origine pre-ispanico in quanto non esistono elementi sui quali sia possibile costruire una teoria che ne faccia risalire la costruzione a prima della conquista europea. Al contrario esistono numerosi e solidi indizi che permettono di escludere una costruzione anteriore al secolo XIX.
Esiste invece un dibattito sulla intenzionalità o meno degli allineamenti astronomici riscontrati. In assenza finora di prove, cioè di teorie verificate, il dibattito riguarda quindi il valore e l’interpretazione da dare agli indizi disponibili.
Un primo indizio é il fatto che le due orientazioni riscontrate (verso all’alba del solstizio invernale e verso il tramonto di quello estivo) non sono banalmente simmetriche ma corrispondono alla particolare configurazione dell’orizzonte naturale locale. Il sole sorge sull’oceano senza ostacoli naturali sulla linea di vista e quindi nel giorno del solstizio d’inverno l’alba sarà esattamente nella direzione prevista dai calcoli astronomici. Il tramonto avviene invece dietro un orizzonte naturale locale costituito da montagne alte circa 2000 metri ad una distanza in linea d’aria di circa 6 km dalle piramidi. Nel giorno del solstizio d’estate il sole quindi tramonterà in una posizione diversa da quella prevista per un orizzonte sgombro da ostacoli visivi e che sarebbe diametralmente opposta a quella dell’alba al solstizio invernale.
Uno studio della conformazione del terreno su cui sorgono le piramidi potrebbe aiutare ad avallare o escludere una “causa di forza maggiore” nel loro orientamento. Si tratta cioè di rispondere alla domanda se, nel contesto di un riassetto con fini agricoli di quella proprietà nel secolo XIX, la disposizione delle piramidi avrebbe potuto anche essere differente o se, al contrario, quella che vediamo era l’unica consentita dall’orografia del terreno. Nel primo caso saremmo infatti di fronte ad un buon indizio di una realizzazione volontaria degli allineamenti solstiziali.
Il “doppio tramonto”
Un ulteriore indizio a favore di un vincolo deliberato con il solstizio è il fenomeno del “doppio tramonto” del sole, osservabile solo nei giorni del solstizio d’estate, e quasi esclusivamente dalla posizione delle piramidi. Il sole, a causa del particolare profilo delle montagne, dopo essere tramontato riemerge per un brevissimo tempo per poi ritramontare definitivamente.
Per quanto particolare, non siamo di fronte ad un caso unico. Sono infatti noti vari fenomeni astro-geografici di questo tipo. Il “doppio tramonto” che si osserva nei giorni del solstizio invernale a Kintraw, sulla costa sud-occidentale della Scozia, quando il sole scende dietro le montagne della vicina isola di Jura è famoso in quanto esempio di come la intenzionalità di un allineamento astronomico sia stata provata dopo essere stata ipotizzata in base a elementi indiziari.
A cavallo tra gli anni ’50 e ’60, l’ingegnere scozzese Alexander Thom, studioso di architettura megalitica, ipotizzò l’intenzionalità di un allineamento tra tre elementi archeologici e geografici di quel luogo: un tumulo sepolcrale, un monolito alto 4 metri conosciuto come la “Kintraw standing stone” e il punto dell’orizzonte, distante alcune decine di chilometri sull’isola di Jura, in cui il sole riappare brevemente durante il doppio tramonto del solstizio invernale. L’ipotesi era quella di una “linea di osservazione” creata deliberatamente per individuare con precisione adeguata il giorno del solstizio di inverno. Dagli indizi all’ipotesi dunque. E la prova?
La teoria di Thom prevedeva necessariamente l’esistenza di un qualche punto di osservazione lungo la linea di vista, situato dietro la “standing stone” e in posizione più elevata di questa. Ebbene tra il 1970 e il 1971 l’archeologo londinese Euan MacKie stimò il luogo dove avrebbe dovuto trovarsi il punto di osservazione previsto da Thom. Effettuò degli scavi e portò alla luce una piattaforma megalitica oggi conosciuta come “watch stone”.
Purtroppo non vi è stato finora nessun processo di questo tipo che abbia condotto a elementi che possano essere considerati prove, e non solo semplici indizi, della intenzionalità delle orientazioni riscontrate nelle piramidi di Güímar. La forza del “doppio tramonto” come indizio per ipotizzare la realizzazione intenzionale di un vincolo solstiziale sta nella vicinanza (appena 6 chilometri) della linea delle montagne dietro la quale tramonta il sole. Ciò rende il fenomeno osservabile solo per due, massimo tre, giorni prima e dopo il solstizio, e solo da una piccola zona intorno alle piramidi, escludendo quindi altre posizioni della Valle di Güímar.
Il “doppio tramonto” fornisce però, nel caso sia vera l’ipotesi di un vincolo astronomico intenzionale, un ultimo ulteriore possibile indizio riguardo l’epoca della costruzione delle piramidi.
Variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre
L’asse terrestre non solo non è perpendicolare al piano dell’orbita della Terra intorno al Sole, ma la direzione verso cui punta cambia lentamente con il passar degli anni. Si tratta di una variazione periodica complessa che però può essere pensata come la somma di due effetti: una rotazione intorno alla verticale e una variazione del valore dell’angolo di inclinazione rispetto a questa.
La rotazione dell’asse intorno alla verticale, con un periodo di circa 36.000 anni, ha come effetto principale lo spostamento, anno dopo anno, della posizione del Polo Nord celeste e dei punti dell’orbita terrestre in cui iniziano le stagioni.
Invece la distanza dei punti di alba e tramonto del Sole rispetto all’est e all’ovest geografici, che raggiunge il massimo valore nei due solstizi, dipende esclusivamente dalla latitudine del luogo di osservazione e da valore dall’angolo di inclinazione. Quest’ultimo oscilla, con una periodicità di circa 41.000 anni, tra un minimo di 21,1 e un massimo di 24.5 gradi.
Il valore attuale è di 27,437 gradi e sta diminuendo al ritmo di circa 0,013 gradi al secolo. Questo significa che nei secoli scorsi il tramonto all’equinozio di estate visto dalle piramidi di Güímar avveniva in un punto diverso da quello attuale, un punto leggermente più verso nord. Uno spostamento piccolo, in 200 anni circa la metà della dimensione apparente del disco solare, ma l’astrofisico Juan Antonio Belmonte pubblicò nel 2001 un articolo sulla rivista “Tribuna de Astronomía” nel quale dimostrava come questa variazione fosse comunque sufficiente affinché il “doppio tramonto” iniziasse ad essere visibile solo verso la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, il che escluderebbe ulteriormente una epoca di costruzione anteriore a questo periodo nell’ipotesi di una orientazione astronomica intenzionale.
In ogni caso i “majanos” o “morras” di Chacona, come sarebbe più corretto chiamare queste strutture, restano un importante patrimonio etnografico dell’isola di Tenerife.
Gianni Mainella