Germania, esperimento sociale: come potrebbe cambiare la vita se si dispone di una base economica fissa in più
La politica sociale, si sa, è sempre oggetto di dibattito tra opinionisti sociologi e politici, è oggetto anche di ricerche psicologiche e di istituti universitari che si dedicano a esperimenti comportamentali per capire il percorso che segue o intraprende un’intera collettività.
È così che l’istituto Max Planck di Colonia che si dedica alla ricerca sociologica comportamentale, prenderà parte attiva nell’esperimento tedesco volto a verificare in che modo il denaro influenza il comportamento delle persone. L’esperimento è condotto dall’istituto di ricerca economica tedesco DIW (Deutsche Institut fur Wirtschaftsforschung) coadiuvato nella gestione pratica dalla più esperta, in questione, associazione Mein Grundeinkommen, già nota per la lotteria da 1.000 euro al mese per un anno.
Il capitale economico dell’esperimento pilota ammonta a 5,2 milioni di euro con finanziamenti privati.
Si avvierà questo ottobre, in Germania, un processo selettivo per 1.400 partecipanti e si attiverà poi nella primavera del 2021 l’esperimento sociale vero e proprio con 120 selezionati che riceveranno mensilmente 1.200 euro per tre anni.
L’esperimento non potrebbe sembrar essere né innovativo né nuovo.
Infatti esperimenti simili che studino l’influenza della disponibilità economica nella vita quotidiana delle persone sono stati avviati in Canada nel 1970 e in Finlandia, più recentemente, nel 2017.
In realtà però, molte sono le differenze che rendono peculiare ed interessante tutto l’esperimento tedesco, che è infatti completo di quegli elementi sociali utili per dare un risultato attendibile: a differenza dei precedenti verranno monitorate anche le persone non ammesse, i 1.280 esclusi.
Anch’essi saranno seguiti nella loro vita quotidiana rispondendo a quesiti e test periodici, verificando così il cambiamento provocato da un incremento economico e quello subito dal mancato ricorso economico.
Specifichiamo meglio, le 1.400 persone condividono lo stesso profilo, hanno le stesse aspirazioni e le stesse condizioni sociali per cui si valuterà il cambiamento che avrà apportato nella vita delle 120 l’ingresso economico garantito.
A questo dato si paragonerà l’andamento della vita influenzata invece dal non poter contare e usufruire dell’ingresso economico garantito.
Il risultato è quindi più attendibile nel suo contesto e dato sociale.
Lo studio ha attirato l’attenzione della comunità internazionale per via dell’immediata associazione con il reddito di cittadinanza promosso ultimamente dai paesi europei sotto la spinta di alcuni partiti politici.
Il reddito di cittadinanza è per il momento legato ad una condizione di politiche sociali assistenziali.
Non si dovrebbe quindi paragonare le due cose o dedurre dall’esperimento la necessità di un assistenzialismo sociale come soluzione.
La Spagna lo approva come ammortizzatore sociale, ha recentemente approvato un ingresso minimo vital (IMV) nella logica di azione sociale diretta a fasce e categorie di persone.
Un sussidio a base minima per situazioni di basso reddito sovvenzionato da “tobin tax” su aziende digitali e transazioni di borsa.
Il progetto pilota tedesco vuole dimostrare un’indifferenza nel salario minimo.
Non è sussidio a categoria specifica ma disponibilità economica a carattere universale indipendentemente da dati e parametri fiscali.
Una cosa è la politica sociale un’altra è segnare un percorso nuovo valido per tutti.
Il governo canario ha in agenda parlamentare la discussione per la promozione di un reddito di cittadinanza canaria. Il dipartimento dei diritti sociali del Governo delle Canarie ha intanto promosso, accettando le richieste fino al 31 dicembre pv., una prestazione come reddito complementare, questo sì, dietro la congruenza a determinati requisiti.
Quello che i governi però stanno operando non affronta il tema vero che è l’obiettivo dell’esperimento sociale.
I governi si preoccupano di non avere tassi di povertà sopra la media e di garantire un livello di spesa sociale sostenibile.
Cose che non rispondono proprio all’obiettivo dell’esperimento.
Non si tratta cioè di una sovvenzione o aiuto ma di arrivare a dichiarare come socialmente migliore una vita non schiava di spese fisse.
Se la realizzazione e il benessere sociale viene garantito con spese fisse pagate ciò significa che o gli stipendi devono contemplare la voce spesa fissa e quindi essere superiori o queste dovrebbero essere elargite e pagate dallo stato.
Che politica si vuole realizzare?
E perché la Germania si fa pioniera di un esperimento del genere?
A ben vedere non è così strano che siano istituti tedeschi a promuovere il test.
La Germania ha uno scarso 20% di spesa in prestazione sociale assistenzialista che la pone al settimo posto in Europa mentre l’Italia è un po’ più su in questa classifica; non è uno stato che contempla l’assistenzialismo ma è uno stato che studia i fenomeni sociali; non è gli USA dove un self made men intrinseco nel tessuto sociale rende lontane dall’emergenza certe politiche ed è uno stato dove gli istituti di ricerca suddetti sono universalmente riconosciuti come autorevoli nel settore psicologico comportamentale.
Si tratta di un esperimento che supera totalmente la logica dell’assistenzialismo.
Non vengono messi sotto la lente gli effetti prodotti da un aiuto economico in casi di ristrettezze economiche, non cosa decide di fare una persona quindi ma cosa la garanzia economica produce nella società.
Non è un esperimento particolare ma universale in scala per un campione di 1.400 persone.
Non è necessario dimostrare o essere in condizione di disagio economico o sociale.
L’esperimento non valuta l’esigenza di un lavoro ma la capacità decisionale dell’uomo e la sua dignità espressa nella vita quotidiana condizionata da una base economica minima garantita.
E se il test dovesse dimostrare che con una maggiore disponibilità economica i vantaggi ricoprono una intera società?
Se il benessere garantito e prodotto produce e favorisce ulteriore benessere?
E se l’esito fosse in termini sociali vantaggioso?
Se cioè la sicurezza di avere con i soldi le tasse e le spese fisse già coperte stimolasse ad una vita più felice tranquilla senza disagi incluso più soddisfacente dal punto di vista lavorativo che scelta farebbero i governi?
Qual è il vero obiettivo di questi esperimenti sociali?
Un Obiettivo sociologico, politico di ridurre la povertà, di incentivare lo spirito imprenditoriale, controllare l’economia delle persone, rendere l’uomo libero dalle tasse?
La sicurezza di avere le tasse già pagate permette la libertà di concentrazione sul lavoro con esito.
Gli esperimenti precedenti, seppure limitati, dimostravano che non avendo la preoccupazione di risparmiare per far fronte alle spese fisse molti hanno avviato attività imprenditoriali, hanno realizzato le aspettative, frequentato corsi e si sono formati.
Non sarebbe proprio immediato che ricevere soldi significa mantenere alto il tasso di disoccupazione.
Molti hanno preferito migliorare la propria condizione economica non dovendo più scegliere tra risparmio e investimento.
Eliminate ansia e incertezza i soggetti sono più motivati ed inclini a migliorare la loro situazione economica cercando lavoro o migliorando il lavoro.
Investono di più nella propria competenza.
L’osservazione empirica e il controllo anche sugli esclusi dovrebbe fornire quel dato certo che permette di liberarsi dal clichè che solitamente emerge in un dibattito del genere e arrivare alla questione ultima che interessa davvero le politiche economiche dei governi: come interpretare il lavoro.
Un esperimento del genere potrebbe condizionare l’idea che abbiamo del lavoro.
Questo sarebbe ancora inteso come attività umana necessaria al sostentamento o passerà ad essere un impegno umano di realizzazione privo di valore economico?
Dovremmo aspettare la primavera di quest’anno per l’avvio del progetto e quella del 2024 per i risultati raccolti. Nel frattempo speriamo che la pandemia non ci disintegri come umani.
Giovanna Lenti