Sono già fissate le date in cui i vaccini avranno il passaporto per passare la frontiera da necessari a obbligatori e dovremo mostrarli sul passaporto per viaggiare… come i cani.
Avete voglia di capire da dove arriva questo brutto sogno e perché?
Punto primo: CHI
Chi opera la pressione continua che ci spinge a rinunciare al diritto costituzionale di non sottoporci a cure mediche cui non desideriamo sottoporci?
- 1. LA COMMISSIONE EUROPEA: un gruppo di nove membri nominati da persone mai elette democraticamente che non fanno parte di un governo federale ma si comportano come se lo fossero.
- 2. LE CASE FARMACEUTICHE che non solo finanziano la ricerca “pubblica” ma mettono i propri dirigenti all’interno delle “commissioni governative” che debbono decidere se i vaccini che intendono vendere, debbono essere considerati utili e/o necessari.
In sintesi: nessuno degli agenti coinvolti è titolato per prendere decisioni di natura politica e meno che meno per imporle.
Punto secondo: COME
Il metodo utilizzato ha un nome e un inventore: il metodo si chiama funzionalismo e lo ha inventato un francese negli anni ’50, Jean Monnet, non a caso, primo Presidente della prima Commissione Europea .
Il funzionalismo è un sistema micidiale e infallibile per far accettare involontariamente ciò che volontariamente non verrebbe accettato.
Immaginiamo si tratti di un auto.
Un funzionalista costruisce i pezzi dell’auto in tanti paesi diversi senza grande pubblicità ma vara nel contempo una legge che rende prima possibile, poi necessario, poi obbligatorio, l’uso di un’auto che ancora non esiste in modo che a nessuno interessi in fondo capire cosa succede.
Un giorno all’improvviso, esce il primo prototipo di un’auto al cui nome ci siamo abituati e la discussione sulla sua utilità o necessità non può avere luogo perché da tempo ormai è obbligatorio comprarla.
Il funzionalismo si basa sul concetto che quando capiamo che ci hanno fregato, è tardi.
Punto terzo: QUANDO
La storia del passaporto europeo integrato da un “innocuo” certificato di vaccinazione inizia subito dopo la seconda guerra mondiale.
I funzionalisti la prendono alla lontana e creano la CECA, nata per evitare che i francesi e i tedeschi scatenino un’altra guerra per non dividersi carbone e acciaio.
A ridosso della CECA sono nate in sordina molte organizzazioni affini, dedite alla soluzione di aspetti diversi delle relazioni fra Stati.
Cosa avevano in comune quelle organizzazioni?
Erano imbottite di industriali che finanziarono il nazismo, di ex agenti del KGB della Germania Est, di nobili rimasugli di monarchie naufragate, di fabbricanti d’armi e speculatori, di banchieri esperti nel lavaggio del denaro.
Un bel giorno, presentarono al mondo il prototipo finito: LA COMUNITA’ EUROPEA, che era la stazione di scambio o la club house se preferite, in cui si incontravano e si coordinavano tutte quelle belle persone niente affatto diverse fra loro perché tutte avevano un fastidioso sasso nella scarpa di cui volevano liberarsi: la democrazia.
Punto quarto: COSA
Tanto sforzo e tanta strada, direte voi, ma per arrivare a cosa?
La trasformazione della COMUNITÁ EUROPEA in UNIONE EUROPEA, nasce sotto il più carino dei segni zodiacali: la libera circolazione di merci, idee, persone, capitali.
Nei progetti dei funzionalisti, abbiamo detto, i primi step sono fumo negli occhi e la star arriva per ultima.
La sola cosa che doveva da sempre muoversi senza seccature erano i capitali.
La globalizzazione è la magica pozione di Asterix e Obelix per trasformare i lupi delle multinazionali in tirannosauri.
Il resto sono coriandoli per tenerci occupati con qualcos’altro.
Analizziamo in breve cosa resta oggi della libera circolazione delle idee: la stampa ormai addomesticata, imbavagliata, la censura e il controllo su Facebook, l’accusa di reato d’odio se dissentiamo dalle opinioni obbligatorie sulle politiche di immigrazione, la stigmatizzazione del dissenso a qualsiasi livello.
La libera circolazione del nostro genio e del nostro lavoro, come se la passa?
La produzione dei beni essenziali cibo, abiti, tecnologia, mobili, non è più alla portata delle persone comuni, aprire una bottega ovunque sia, è fuori dalla nostra portata.
Vestiamo Zara, mangiamo Lidl, abitiamo IKEA, comunichiamo con Microsoft e Telecom.
E lo scambio fertile fra culture diverse?
La diversità che nutre, stimola, provoca, arricchisce, è tramontata in un modello unico di subcultura: masterchef, xfactor, il grande fratello, la cui finale ci segnalano i telegiornali, caso mai saltiamo una seduta di ipnosi collettiva.
Gli stessi identici format addormentano le intelligenze di tutto il mondo con un intrattenimento crasso e di facile digestione.
Punto quinto: PERCHE’
Perché lasciare per ultimo la limitazione della mobilità fisica?
Perché è quella che si percepisce di più.
Perché farsi scappare un virus da un laboratorio?
Perché la gente stava iniziando a svegliarsi, l’Inghilterra ha dimostrato che l’Europa non è una necessità, solo un ristorante in cui si mangia male e si paga caro e a un passo dal mettere nel sacco un continente e trasformarlo in un allevamento di polli in batteria, stava scivolando fra le mani il risultato.
Serviva qualcosa di molto morale e molto urgente: una parola bella come salute pubblica e un principio bello come la protezione del cittadino, serviva una bella paura collettiva e un nome ad effetto per il dissenso: NEGAZIONISMO.
E’ una parola pensata così bene che opporsi al peso che comporta passare per negazionisti è difficile.
COSA NEGA UN NEGAZIONISTA?
Uno vero, un incosciente incivile, nega che esista un virus che può, in circostanze date, arrivare a uccidere soggetti fragili o curati male.
Ma nessuno nega che esista in realtà.
I negazionisti, negano che distruggere ciò che resta della libera impresa, dei diritti civil e della sovranità nazionale sia una conseguenza logica o necessaria di una pandemia.
Negano che si debba dare la caccia agli ammalati veri o presunti e non a chi aveva un vaccino quasi pronto prima che il virus andasse in giro e vuole sperimentarlo sulle persone, se serve, contro la loro volontà.
Negano, che una epidemia dai numeri gonfiati, le terapie errate e tardive, sorretta da politiche di contenimento demenziali, debba vedere puniti i cittadini e premiate le categorie responsabili di questo disastro, che affamano i cittadini e decuplicano i propri patrimoni mentre cristallizzano posizioni di potere fino ad ora usate male.
Negano soprattutto, che sia legale, decente, accettabile, che la prevenzione di cui maggiormente ci si occupa, è la prevenzione di qualsiasi forma di organizzazione del dissenso.
Negano che si debba stare zitti ad aspettare l’inevitabile.
Negano che tutto questo sia inevitabile.
Basta dare un quarto di giro per cambiare il colore di una parola.
Un negazionista è una persona bellissima o bruttissima.
Tutto dipende da cosa nega.
Pertanto, quando leggete la tabella di marcia dell’UE, vedete le facce, ascoltate le voci, leggete fra le righe le intenzioni, di industriali e banchieri, che hanno contratto ai minimi termini le nostre libertà mentre estendevano oltre il limite della decenza, le loro.
Claudia Maria Sini