Mi sembra che Gigi sia stato inviato sulla terra non soltanto per farci sorridere, ma anche per darci lezioni di vita!
Certamente lui sarà in cielo insieme a Vittorio Gassman, forse facendo una recita con il suo amico.
Quest’ultimo, che aveva un discreto concetto di sé, ha detto che dopo di lui c’era soltanto un mattatore, Gigi Proietti.
In questo mondo di dilettanti, che pubblicano anche sui social, Gigi ci dà una lezione di umiltà, soltanto un uomo che dubita può essere umile e quindi ascoltare i suoi collaboratori.
Sa però consigliare gli attori esordienti, di lavorare molto per riuscire in questo mestiere; e per coloro che sognano il mondo dello spettacolo, dice che lo show business non esiste, sì esistono i mestieri, c’è bisogno di una total immersion nello studio per fare l’attore, il cantante, il ballerino.
Altrimenti avremmo “mezzo” attore, mezzo cantante, mezzo ballerino.
Lui stesso ha studiato presso il Centro Teatro Ateneo, con Arnoldo Foà, Giulietta Masina, Giancarlo Sbragia!
In un livello più elevato Gigi è capace di parlarci con “mezze” frasi e anche di suggerirci cose, si tratta di un dicente, capace di non dire parole!
Un meraviglioso mimo, come vediamo nella telefonata con la mamma, dallo show “Cavalli di battaglia”.
Mi sembra che da tempo esista una tendenza al minimo sforzo, le persone sono preoccupate di fare le cose senza cercare l’eccellenza e soltanto per guadagnare soldi, credo che faccia parte della decadenza culturale e morale del mondo.
Però Gigi nel 2006 già ci parlava della ripetizione in tv, di come si facesse l’ennesimo maresciallo, dopo il successo del primo maresciallo, insomma della mancanza di creatività; oggi parliamo della pigrizia di lasciare la zona di comfort.
Il mattatore del sorriso, che ci fa ridere anche nelle interviste, ci racconta anche con sincerità come il suo mestiere l’ha fatto penare, perché non si arriva mai: “Se hai successo una volta puoi credere che lo avrai sempre.
Però si è comprovato che non è così”.
Eduardo De Filippo ha scritto “Gli esami non finiscono mai”.
Insomma è un mestiere fatto di ansia e di sfide!
Forse sarà questo che l’ha spinto a essere così umile.
Anche se Gigi non leggeva le recensioni teatrali, e si domandava se i critici teatrali scrivessero per il pubblico o per se stessi.
Vi va di fare una carrellata di alcuni momenti della sua lunga carriera?
Il Nostro è stato un uomo poliedrico come attore, doppiatore, cantante, musicista, regista di teatro, scrittore, insegnante.
Nel 2019 anche Professore Emerito allʼUniversità di Roma Tor Vergata.
Veniva dal teatro sperimentale, del quale Gigi Magni ha detto “ci vuole un astrologo e dei capi che coordinino”, cioè un teatro non facile da capire, pochi posti e pochi soldi.
Però nel 1970 è stato invitato a fare del teatro convenzionale, partecipando alla commedia musicale “Alleluja brava gente” al Teatro Sistina, questo è stato il suo primo grande successo di pubblico e anche uno spartiacque nella sua carriera.
Gigi dopo ha confessato come sia stato difficile, per lui, accettare il passaggio dal poco pubblico del teatro sperimentale al pubblico numeroso del Sistina, con parole sue “il successo grosso mi fece pure male”.
La sua popolarità nata a teatro, dopo sarà anche cinematografica e televisiva.
Del 1976 è il suo successo “A me gli occhi, please” al Teatro Tenda di Roma, dove il Genio riesce a rielaborare il teatro italiano in una forma più brillante, con 300 repliche fino agli anni duemila.
Dello stesso anno è “Febbre da cavallo” con l’indimenticabile Mandrake, un film di Steno, maltrattato della critica nella sua premiere, dopo diventato un film cult, tanto che il popolo ha coniato il termine mandrakata.
Gigi, figlio prediletto di Roma, così come Alberto Sordi, è stato pianto da tutta l’Italia; il suo Maresciallo Rocca trasmesso dalla Rai dal 1996 fino al 2005, è diventato il Maresciallo del popolo, un’icona nel cuore degli italiani. Inoltre è stato anche ricordato con affetto dall’Arma dei Carabinieri.
Roma deve ringraziare il Nostro per la costruzione, nel 2016, del Silvano Toti Globe Theatre a Villa Borghese, una replica del Globe Theatre di Londra.
In questo affascinante teatro di legno, con la direzione artistica di Gigi, si recita soltanto Shakespeare, è stato costruito con il supporto del Comune di Roma, ed è stato eretto in soltanto 4 mesi “perché la burocrazia non se n’è accorta” ha detto Gigi con umorismo.
Qui, nello stesso anno, nell’ultimo spettacolo di Gigi, il pubblico l’ha ringraziato con un applauso di 13 minuti!
Del 2017 è il suo spettacolo, a teatro e dopo in Rai, “Cavalli di battaglia”, un enorme successo di pubblico che, in quel momento della sua vita artistica, lunga più di 50 anni, era un esito prevedibile; c’era una speranzella, ha detto, perché aveva inserito tutta la sua carriera nello show.
Soltanto un meraviglioso showman può creare una gag canticchiando una sola battuta “Nu’me rompe er ca”.
Il suo amico Gianpaolo Sodano ci parla della sua sorprendente familiarità con il pubblico, tutti noi lo consideriamo come uno di famiglia; dunque io ti ringrazio Gigi per aver portato la gioia e l’emozione nella mia vita.
Sono felice di cominciare il secondo anno di collaborazione con Leggotenerife.
In quest’anno è stato necessario molto coraggio per andare in porto, perciò un ringraziamento all’equipaggio: la Dott.ssa Bina Bianchini, l’Editore Franco Leonardi, il webdesigner Cristiano Collina.
Anche alla Prof.ssa Desirée Conti, curatrice del mio italiano.
Un saluto a tutti i collaboratori.
Buon 2021, speriamo senza l’innominabile!
Arch. Roberto Steneri