Quota 41 è già una realtà per alcune categorie di lavoratori: chi sono gli attuali beneficiari e a chi verrebbe estesa con la riforma pensioni.
Una delle proposte per la prossima riforma pensioni per consentire ai lavoratori di andare in pensione in modo più flessibile e anticipato rispetto ai requisiti Fornero, che torneranno in vigore dal 2022 con l’addio a Quota 100, è di garantire a tutti la pensione anticipata con Quota 41, indipendentemente dall’età anagrafica.
In sostanza si tratterebbe di estendere a tutti la misura oggi già prevista per alcune categorie di lavoratori, quali i lavoratori precoci, ovvero che risultano in possesso di almeno 12 mesi di contributi per periodi di lavoro effettivo prestato prima dei 19 anni d’età.
Chi sono oggi i beneficiari di Quota 41?
Il prepensionamento agevolato per i lavoratori precoci è stato introdotto il 1° maggio 2017 dalla Legge Bilancio 2017.
Ma questa misura agevolata non riguarda tutti i lavoratori precoci.
Oggi possono beneficiare di Quota 41 i cosiddetti lavoratori precoci che, contemporaneamente, versino in determinate condizioni (fondamentalmente si tratta delle stesse categorie che danno accesso all’APe social):
Dipendenti in stato di disoccupazione, a causa di un licenziamento individuale o collettivo, per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano terminato da almeno 3 mesi, la fruizione della NASPI o altra indennità spettante;
Caregiver, ovvero lavoratori dipendenti ed autonomi che al momento della domanda, assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi della legge 194;
lavoratori dipendenti ed autonomi che hanno una riduzione della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
Lavoratori che svolgono attività usuranti o particolarmente gravose (elencate qui).
Le mansioni faticose che permettono questo specifico pre-pensionamento devono essere state svolte per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa e sono specificate dalla legge 67/2011.
Ad esse si aggiungono ulteriori professioni indicate nella Legge di Bilancio 2017.
I lavoratori precoci in possesso di questi requisiti possono andare i pensione con 41 anni di contributi, senza incremento legato alle speranze di vita, almeno fino al 31 dicembre 2026.
Non ci sono penalizzazioni sull’assegno pensionistico, ma per l’accesso alla pensione vera e propria si applica una finestra mobile di tre mesi.
Il requisito contributivo di 41 anni può essere perfezionato, su domanda dell’interessato, anche con cumulo dei periodi assicurativi ai sensi della legge 24 dicembre 2012, n. 228.
Ma ci sono differenze in termini di decorrenza del trattamento:
i lavoratori che perfezionano i requisiti dal 1° gennaio conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico decorsi tre mesi dalla maturazione degli stessi, secondo le disposizioni previste dai rispettivi ordinamenti;
i lavoratori che maturano requisiti dal 1° gennaio conseguono il diritto alla decorrenza pensione dal primo giorno del mese successivo all’apertura della relativa finestra.
Con la prossima Riforma pensioni la misura verrebbe estesa non solo a tutti i precoci, ma anche alla totalità dei lavoratori, che potrebbero andare in pensione fino a un anno prima rispetto all’attuale requisito per la pensione anticipata: 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne (requisiti che resteranno in vigore fino al 2026 per via del congelamento degli adeguamenti alle aspettative di vita).
(da PMI.it)